Omicidio Tisi, "il brasiliano" e gli anni duri della sua infanzia
Il ventottenne Bruno Macchi, fermato per l'omicidio avvenuto nella galleria dell'ex cinema Capitol, è stato per 11 anni in affido a Livorno. Le parole delle persone che lo accolsero: "Non lo abbandoneremo"
Bruno Macchi, 28enne nato a Paulina (Brasile), conosciuto tra bar e locali di Udine come "il brasiliano", infanzia difficile fino all'arrivo a Livorno, a dieci anni, dove aveva trovato accoglienza in una casa famiglia e dove aveva vissuto serenamente fino agli anni delle superiori, trasferendosi poi dopo le scuole nel nord Italia. Ex studente dell'istituto Nautico Cappellini, diversi amici lasciati in città e mantenuti poi via social, Macchi aveva lavorato a Udine facendo il cameriere in diversi locali.
Le persone che lo hanno accolto
"Pagherà il prezzo che dovrà pagare, ma non me la sento di abbandonarlo". Così si legge in un lungo post su Facebook l'associazione Amici della Zizzi di Livorno che da oltre 30 anni si occupa di bambini con disagi familiari, parla di Bruno Macchi, il ventottenne accusato di aver ucciso a coltellate lo scorso 15 aprile Luca Tisi. La procura nei giorni scorsi ha spiegato che Macchi ha confessato l'omicidio, mostrandosi "particolarmente collaborativo". Il movente che avrebbe condotto al delitto da parte di quello che in città è conosciuto in bar e locali come "il brasiliano", tuttavia non è chiaro.
Macchi ha vissuto a Livorno per 11 anni, e a raccontare una parte della sua vita, come riporta LivornoToday, è proprio la Onlus fondata e presieduta da Riccardo Ripoli, che lo accolse quando aveva poco più di 10 anni. "Bruno, un figlio, uno dei più bravi di 58 che il Signore ci ha inviato - si legge nel post -. Stravagante, scavezzacollo, la fisicità prima dello studio. Restato con noi fino a 21 anni, andato via perché senza il suo amico/fratello Liyone non poteva stare, e lui aveva scelto la sua strada pochi mesi prima per raggiungere la madre a Udine e lì imbastire la sua vita di uomo, oggi bravissimo".
"Bruno - prosegue ancora il post -, ci dicono, non è cresciuto, è rimasto anche a 28 anni l'eterno ragazzino che vive alla giornata, che ama divertirsi, che non sa fare un passo verso la maturità perché è più facile restare Bambino che crescere, guardarsi dentro, prendere delle responsabilità. Il suo passato è costellato di abbandoni e violenze, ma poi ha trovato noi. Undici anni di amore, di dialogo, di insegnamenti, con un percorso psicologico, amici a iosa, gente che gli ha voluto bene, che lo ha sempre accolto ed aiutato, ed è rimasto in contatto con tanti dei nostri volontari sparsi in tutta Italia".
"Tutto si può dire - si legge -, ma seppur serve a capire, non può servire a scusare un gesto tanto efferato. Decine di coltellate. Ad un senzatetto inerme. Senza un motivo, forse solo per fare una bravata. Senza, pare dai giornali, il minimo pentimento. Pagherà il prezzo che dovrà pagare, ma non me la sento di abbandonarlo, anche se in tutti questi anni mai una telefonata o un messaggio, ma è mio figlio pur non essendolo, e come il buon Dio non mi ha mai abbandonato, anche io non posso e non voglio abbandonarlo. Non tanto per tirarlo fuori di prigione - si chiude il post di Amici della Zizzi -, cosa ovviamente impossibile, ma per fargli capire l'errore del suo gesto e che l'amore va oltre i chilometri che ci separano ed è l'unica arma vincente. Pregate per lui".