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Inchiesta Covid

Indagato anche Silvio Brusaferro nell'inchiesta Covid sulle morti di Bergamo

Tra i 19 indagati spunta il nome dell'udinese, già presidente dell'Istituto Superiore della Sanità. I reati contestati sono epidemia colposa aggravata, omicidio colposo plurimo, rifiuto di atti di ufficio

Sono 19 gli indagati nell'inchiesta sulla gestione della prima ondata di Covid nella Bergamasca. La Procura ha chiuso l'inchiesta per epidemia colposa e ha notificato l'avviso di chiusura. Si è cercato di individuare eventuali responsabilità su quanto accaduto tra febbraio e aprile 2020 nell'area più colpita dalla pandemia. Tra politici e tecnici a finire sotto accusa ci sono Giuseppe Conte, all'epoca presidente del Consiglio, l'ex ministro della Salute Roberto Speranza, il presidente di Regione Lombardia Attilio Fontana e l'ex assessore regionale al Welfare Giulio Gallera. Ma anche l'allora capo della Protezione Civile Angelo Borrelli, il presidente del Consiglio superiore della sanità Franco Locatelli, il presidente dell'Istituto superiore di Sanità Silvio Brusaferro e l'allora coordinatore del Comitato tecnico scientifico Agostino Miozzo, oltre a diversi dirigenti e funzionari del Ministero della Sanità. Al lavoro il procuratore aggiunto di Bergamo Cristina Rota con i pubblici ministeri Silvia Marchina e Paolo Mandurino, sotto la super visione del procuratore Antonio Chiappani.

Le indagini

Tre i filoni su cui si è mossa l'indagine: le presunte anomalie nella gestione dei pazienti all'ospedale di Alzano Lombardo, dopo la scoperta dei primi casi positivi al Coronavirus; la mancata istituzione della zona rossa in Val Seriana sia stato uno dei fattori che ha contribuito alla diffusione del virus e l'assenza di un piano pandemico aggiornato per contrastare il rischio pandemia lanciato dall'Oms. La Guardia di finanza ha avviato le notifiche per i reati di epidemia colposa aggravata, omicidio colposo plurimo, rifiuto di atti di ufficio. Per l'ex premier Conte e l'ex ministro Speranza si prepara la trasmissione degli atti al Tribunale dei ministri.

In sostanza, si presume che ci siano state gravi omissioni da parte delle autorità sanitarie, nella valutazione dei rischi epidemici e nella gestione della prima fase della pandemia. La diffusione del virus fu sottovalutata soprattutto in Val Seriana nonostante i dati disponibili facessero intendere che la situazione stesse rapidamente precipitando. 

Le note della procura di Bergamo

Dopo aver chiuso le indagini la procura di Bergamo ha comunicato in una nota che "la conclusione delle indagini, com'è noto, non è un atto d'accusa". L'attività svolta, sottolineano i magistrati, è stata "oltremodo complessa sotto molteplici aspetti e ha comportato altresì valutazioni delicate in tema di configurabilità dei reati ipotizzati, di competenza territoriale, di sussistenza del nesso di causalità ai fini dell'attribuzione delle singole responsabilità e ha consentito di ricostruire i fatti così come si sono svolti a partire dal 5 gennaio 2020". Si tratta solo del primo passo verso un possibile processo.

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