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In Fvg sono 60 i beni confiscati alle mafie

Durante un incontro con il prefetto Corda, l'idea di due studentesse di Uniud e Units: creare struttura di supporto tecnico a livello regionale per elaborare progetti solidi e intercettare i finanziamenti necessari per riutilizzare i beni

Sono sessanta i beni confiscati alle mafie in Friuli Venezia Giulia, di cui una quarantina già destinati al riutilizzo. Più tre aziende da far ripartire. “Sono numeri ancora relativamente piccoli rispetto al panorama nazionale ma sarebbe un grave errore non impegnarsi a fondo in questo campo” ha affermato oggi il prefetto Bruno Corda - direttore dell'Agenzia italiana per l'amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati. Una vera e propria sfida alla criminalità organizzata quella che Corda ha lanciato durante l’incontro da remoto organizzato dall'Osservatorio regionale antimafia nella sede regionale di via Prefettura a Udine. Durante l'incotro è stata lanciata l'idea da due studentesse che stanno svolgendo uno stage presso l'osservatorio per creare struttura di supporto tecnico a livello regionale per elaborare progetti solidi e intercettare i finanziamenti necessari per riutilizzare il bene.

La situazione

Il prefetto ha riassunto cosìlo stato delle cose: "Da sempre le mafie operano al di fuori dalle regole e vogliono mostrarsi più efficienti dello Stato. E allora noi dobbiamo dimostrare di avere la forza di gestire questi beni rispettando tutte le leggi. Perché confiscare e riutilizzare un bene significa dare scacco alle bande criminali". "È una specie di rivoluzione simbolica - ha osservato Piero Mauro Zanin, presidente del Consiglio regionale, che ha partecipato all'incontro di approfondimento - trasformare in occasione di sviluppo sociale qualcosa che era frutto di attività illecite. Dobbiamo impegnarci per far diventare gli immobili sequestrati in Fvg una opportunità per le nostre comunità. E nessuna regione - ha ammonito il presidente - può considerarsi estranea al pericolo delle infiltrazioni criminali: qui nel Nordest ricco e produttivo le mafie coltivano forti interessi finanziari, e io sono orgoglioso del lavoro di monitoraggio svolto dall'Osservatorio antimafia, uno degli organismi di garanzia del Consiglio regionale".

L'incontro

L'incontro è stato introdotto e moderato da Michele Penta, presidente dell'Osservatorio regionale antimafia, e ha visto l'attiva partecipazione delle studentesse delle Università di Udine e Trieste Eleonora Carpenè e Luisa Pizzol, che svolgono uno stage formativo promosso dall'organismo in collaborazione con gli atenei, rappresentati da remoto dai docenti Alessia Ottavia Cozzi e Angelo Venchiarutti. Nella sua lunga relazione, Corda ha toccato senza reticenze tutti i temi sul tappeto. Elencando i risultati che più lo inorgogliscono - come la riconversione dell'azienda La Balzana in uno dei paesi dominati dai Casalesi e la nuova destinazione di Palazzo Fienga a Torre Annunziata, già sede del clan Gionta che ordinò l'omicidio del giornalista Giancarlo Siani - ma anche le tante difficoltà.

L'idea

"Non è facile - ha sottolineato il prefetto Corda - favorire la ripresa di aziende che erano abituate a servirsi di denaro sporco e a impiegare lavoratori in nero, e che si trovano di fronte al cosiddetto choc di legalità. A volte, poi, il territorio locale mostra disinteresse per il bene confiscato, anche a causa dell'intimidazione da parte delle mafie". Un altro ostacolo è più tecnico e riguarda la difficoltà, soprattutto per i piccoli enti locali, di elaborare progetti solidi e intercettare i finanziamenti necessari per riutilizzare il bene. Ed è proprio su questo aspetto che le Regioni potrebbero giocare un ruolo importante, come suggerito anche dalle due stagiste dell'Osservatorio.L'idea - accolta con favore da Corda - è quella di creare una struttura di supporto tecnico a livello regionale: "Servirebbe ad aiutare i Comuni fornendo consigli preziosi in vista dell'utilizzo dei beni confiscati. È un'idea pilota già accarezzata dalle norme di Toscana ed Emilia Romagna, mentre con la Lombardia è stato firmato un accordo specifico".

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