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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Incidenti stradali

Mattarella “investe” del caso Rizzetto il Csm

Nota- Questo comunicato è stato pubblicato integralmente come contributo esterno. Questo contenuto non è pertanto un articolo prodotto dalla redazione di UdineToday

Il Presidente della Repubblica interessa il Consiglio Superiore della Magistratura del caso di Marco Rizzetto rispondendo a una richiesta di intervento da parte del papà del 23enne di Portogruaro deceduto la sera del 2 maggio del 2014 in seguito all'incidente successo nella zona industriale East Park della vicina Fossalta, su cui gravano ancora molte ombre, oltre alle discutibili decisioni dei magistrati e alle lacune delle indagini.

Giorgio Rizzetto, infatti, è rimasto del tutto insoddisfatto della risposta data in sede penale dalla magistratura alle sue legittime istanze. Di fatto, l'unica condanna ottenuta dalla famiglia sono i 21 mesi per omicidio colposo comminati a Rosanna Tabino, la 45enne di Ronchis che ha speronato con la sua Passat la Ford Fiesta del giovane.

La famiglia di Marco si è vista chiudere tutte le porte in faccia rispetto al reato di omissione di soccorso, in particolare quello contestato a Daniele Colautto, il 55enne di Ronchis, all'epoca anche consigliere comunale, che quella sera si trovava in auto con Rasanna Tabino.

Era stata la stessa Procura di Pordenone ad aprire un procedimento a suo carico per omissione di soccorso, ma l'unica condanna che il 55enne ha ricevuto è stata quella a quattro mesi per il reato commesso nei confronti dell'amante, che ha riportato soltanto la frattura di una caviglia. Il procedimento per omissione di soccorso nei confronti del 23enne deceduto, nonostante le ben due opposizioni presentate dai legali della famiglia contro le richieste di archiviazione da parte del Pubblico Ministero, Monica Carraturo, alla fine è stato archiviato dal Giudice Piera Binotto, perché il reato non sussisterebbe in ragione della morte sul colpo del ragazzo.

La decisione del giudice di archiviare ha profondamente amareggiato la famiglia di Marco. Di qui la decisione di Giorgio Rizzetto di appellarsi direttamente a Sergio Mattarella scrivendogli una lettera in collaborazione con Studio 3A, la società specializzata a livello nazionale nella valutazione delle responsabilità civili e penali, a tutela dei diritti dei cittadini, a cui i familiari del giovane, attraverso il consulente personale Diego Tiso, si sono rivolti per fare piena luce sul sinistro e per ottenere giustizia. Nella missiva, il papà del ragazzo ha raccontato la vicenda esponendo tutte le sue perplessità e amarezze per "come la giustizia italiana ci ha bistrattati" e invocando un intervento del Presidente in qualità di capo del Consiglio Superiore della Magistratura.

Sergio Mattarella, per il tramite della direzione del Segretariato Generale della Presidenza della Repubblica, ha risposto con inattesa celerità, dopo neanche una settimana. Nella sua lettera, il Presidente della Repubblica esprime a Rizzetto "la più sincera e umana vicinanza per il dolore dovuto al tragico decesso di suo figlio"; chiarisce che, "in base al dettato costituzionale, il Capo dello Stato non è titolare di iniziativa o di intervento sulla vicenda lamentata, riguardando essa situazioni sulle quali spetta esclusivamente alla magistratura assumere provvedimenti nell'autonomo e indipendente esercizio delle relative funzioni", ma aggiunge anche che "non di meno, le questioni rappresentate sono state sottoposte alla valutazione del Consiglio superiore della magistratura, sede propria per le determinazioni sulla condotta dei magistrati. Al Csm potrà perciò rivolgersi per conoscere l'esito della trattazione".

Una risposta che ha ridato fiato e coraggio alle speranze del papà di Marco di ottenere giustizia per suo figlio, anche in vista dell'udienza fissata per martedì 29 novembre, in Tribunale a Pordenone, nella quale il giudice dovrà decidere sulla richiesta di archiviazione del Pm per l'accusa di omissione di soccorso mossa da Rizzetto, attraverso una querela, alla terza protagonista della vicenda: il medico di base della Tabino, la 49enne Angela Scibetta, anche lei residente a Ronchis.

Secondo Rizzetto nche la dott.ssa Scibetta ha contribuito in pieno a quella "serie di omissioni e depistaggi" in seguito ai quali la prima ambulanza è arrivata sul posto solo alle 23.18, almeno un'ora e mezzo dopo il fatto, e a quel punto per il ragazzo non c'era più nulla da fare. Con l'assillante dubbio che continua e tormentare i genitori: "Se fosse stato soccorso prima si sarebbe potuto salvare? Quanto ha agonizzato, solo come un cane, nell'abitacolo della sua macchina?". "Troviamo a maggior ragione assurdo il fatto che lo stesso giudice che ha archiviato il procedimento nei confronti del Colautto, nella sua ordinanza, abbia scambiato gli orari di arrivo delle ambulanze con quello della Scibetta, come se fosse un medico del 118 - conclude Giorgio Rizzetto - A mio avviso il comportamento della dottoressa è stato ancora più colpevole perché, come medico, ha fatto anche un giuramento, dovrebbe rispondere a delle regole professionali e deontologiche precise, oltre che alla propria coscienza, e invece ha abbandonato anche lei Marco. Ma purtroppo in tutta questa terribile vicenda le parole coscienza, assunzione di responsabilità e giustizia sembra se la siano dimenticate tutti. Compresi i giudici".

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