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Cronaca Rizzi / Via Fagagna

Caso "latte tossico": la vicenda si è chiusa con 16 patteggiamenti

L'ex presidente del consorzio Renato Zampa:«Non è mai stato messo in commercio un solo litro di latte che superasse il limite di legge per le aflatossine. Prova ne è l'archiviazione dell'accusa di produzione di latte nocivo»

Si è chiusa con sedici patteggiamenti l'inchiesta Cospalat, avviata per far luce su alcune irregolarità nel commercio di latte da parte del consorzio di allevatori friulano. Il gip del tribunale di Udine ha accolto i 16 patteggiamenti, per un totale complessivo di 6 anni e mezzo di pene detentive e quasi 30 mila euro di pene pecuniarie. Il gip ha concesso a tutti gli indagati la sospensione condizionale della pena.

LE PENE. La pena più elevata - un anno, 5 mesi e 10 giorni - è quella inflitta all'allora presidente del consorzio, Renato Zampa. Chiamato in causa per le norme sulla responsabilità amministrativa degli enti, mentre il consorzio ha trovato un accordo per  una pena pecuniaria di 22.660 euro. Secondo quanto si è appreso, i reati contestati sono quelli di associazione a delinquere, frode in commercio e commercio di sostanze alimentari nocive. È invece caduta l'accusa di adulterazione o contraffazione di sostanze alimentari.

LA VERSIONE DI ZAMPA. Secondo quanto dichiarato da Renato Zampa all'Ansa (che nel giugno 2013, quando scoppiò il caso,finì in custodia cautelare in carcere) “non è mai stato messo in commercio un solo litro di latte che superasse il limite di legge per le aflatossine. Prova ne è l'archiviazione dell'accusa di produzione di latte nocivo. La scelta del patteggiamento è stata dettata dall'intento di salvaguardare l'azienda da un lungo periodo di dibattito processuale sotto i riflettori, per non pregiudicare l'esistenza dell'azienda stessa, che conta più di cinquanta aziende socie e 60 dipendenti. Sono sicuro che avremmo dimostrato le nostre ragioni ma al prezzo della chiusura dell'azienda. A ogni esposizione mediatica registravamo una sofferenza economica negli spacci". L'azienda, che conta 15 spacci sul territorio e nel punto vendita di Remanzacco, ha aggiunto anche l'attività di macelleria. "Ora ha recuperato le vendite, praticamente ai valori pre-inchiesta", ha concluso l’ex numero uno del consorzio.

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