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Giovedì, 25 Aprile 2024
Cronaca

“Il frate egiziano lo paragonò a Cristo”: ricordi udinesi a due anni dal funerale di Giulio

Il presidente del Fogolâr Civic, prof. Travain, parla della necessità ora di inculturare positivamente la vicenda Regeni nella memoria e nell'identità collettive affinché resti “icona viva di coscienza umana e civile locale e cosmopolita”. “Passare Giulio alla storia ed al mito non significa, comunque, cedere sulle rivendicazioni di giustizia!”

Nota- Questo comunicato è stato pubblicato integralmente come contributo esterno. Questo contenuto non è pertanto un articolo prodotto dalla redazione di UdineToday

Il 12 febbraio 2018, a due anni dal funerale di Giulio Regeni a Fiumicello, il presidente del Movimento Civico Culturale Alpino-Adriatico "Fogolâr Civic" e del Circolo Universitario Friulano “Academie dal Friûl”, prof. Alberto Travain, ricorda ancora il toccante intervento del frate egiziano “che disse di essere venuto apposta per vedere in quale terra fosse nato quel ragazzo che portava il nome di Giulio Cesare e del settimo mese ovvero del numero della perfezione, sino ad inoltrarsi a paragonare, per certi aspetti, la figura del giovane friulano a quella di Gesù Cristo”. “Il legittimo processo di 'canonizzazione' laica di Regeni era stato avviato già, però, all'annuncio della scomparsa. Fu nel prosieguo paragonato variamente a Jan Palach e a Pietro Savorgnan di Brazzà, a Marcantonio Bragadin e a Che Guevara, ai martiri di una fede, agli eroi di una Resistenza, tra cui gli studenti della Rosa Bianca. Processo legittimo, anzi doveroso come necessario è, per un popolo e per un consorzio internazionale, storicizzare ma anche inculturare il dramma Regeni nelle proprie vicenda e identità comunitarie” prosegue Travain: “Regeni, 'orgoi dal Friûl', deve permanere come icona viva di coscienza umana e civile locale e cosmopolita, sottratta a faziosità delle forze politiche ed incarnata positivamente tra le più varie sensibilità sociali. Libertà di opinione, di ricerca, di espressione; solidarietà umana, patriottica e transnazionale: altroché la vergogna triestina del ritiro dello striscione giallo dal balcone del municipio in Piazza Unità o la mediocrità di certo friulanismo che in occasione della Festa del Friuli a Gradisca d'Isonzo aveva rimpiazzato lo stesso striscione con la bandiera della Patria friulana, quasi non si trattasse del medesimo orgoglio di civiltà da affermare di fronte al mondo! 'Passare Giulio alla storia ed al mito non significa cedere sulle rivendicazioni di giustizia anche se è evidente che, anche e soprattutto qualora l'efferato delitto fosse stato commesso in quei termini al fine di rompere le relazioni d'interesse tra Italia ed Egitto, queste ultime si confermerebbero comunque, vergognosamente, al di là dell'evidenza della natura tirannica e sanguinaria del regime egiziano. Italia e italiani sono in affari, dunque, felicemente con Stati tanto 'impresentabili', che sequestrano, torturano e uccidono notoriamente i propri figli – e ora ai nostri – con la scusa della repressione del terrorismo e dell'estremismo? Che insegneremo di tutto questo nelle scuole? Preferiremo tacere, come sovente ignominiosamente avviene?”

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