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Venerdì, 29 Marzo 2024
Da Treviso

Super bonus: maxi frode da 24 milioni di euro, coinvolta anche Udine

Scoperto un consorzio trevigiano che aveva siglato quasi 500 commesse di cui una ventina nella ex provincia di Udine. In più della metà dei casi senza eseguire alcun lavoro

Al centro di un'indagine della Guardia di Finanza di Treviso per una presunta frode riguardante il Superbonus 110%, c'è un consorzio di Nervesa della Battaglia, Casa Zero. Nata nel periodo più acuto della pandemia del Covid-19, questa realtà avrebbe incassato crediti per 24 milioni di euro stipulando quasi 500 contratti per lavori mai avviati. Degli immobili oggetto delle commesse, circa una ventina si trovano nel territorio dell'ex provincia di Udine. Gli altri sono sparsi tra Lombardia, Veneto e altre province del Friuli Venezia Giulia. 

La notizia su Treviso Today

Alla luce degli accertamenti svolti dalle fiamme gialle il Gip del Tribunale di Treviso ha provveduto a firmare un decreto di sequestro di crediti d’imposta per circa 7 milioni di euro, nonché disponibilità finanziarie e immobili per circa 1,2 milioni di euro. Nel registro degli indagati figurano attualmente il rappresentante legale del consorzio, il presidente e amministratore dello stesso e un ingegnere trevigiano di 55 anni.

L'indagine 

Il Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Treviso, valorizzando le informazioni presenti nelle banche dati e avvalendosi della collaborazione dell’Agenzia delle Entrate, ha approfondito la posizione del consorzio "Casa Zero" che si trova all'interno del parco tecnologico Archimede di Nervesa della Battaglia. Una realtà che, tra il 2022 e il 2021, ha dimostrato un grande successo in termini di fatturato e numero di dipendenti.

Le indagini hanno permesso di acquisire indizi sulla natura fittizia di crediti correlati al Superbonus 110% per oltre 24 milioni di euro, monetizzati dal consorzio attraverso istituti di credito e intermediari finanziari. Il consorzio, nel primo anno di attività, aveva stipulato quasi 500 contratti. Si era impegnato a realizzare, senza alcun onere in capo al committente, interventi su immobili situati principalmente in Veneto, Lombardia e Friuli Venezia Giulia. I clienti venivano procacciati attraverso una rete di

Il fulcro dell'operazione

Grazie alla compiacenza di un ingegnere, con funzione di attestatore, il consorzio ha potuto trasmettere all’Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo sostenibile la documentazione che certificava l’avvenuta esecuzione di lavori oggetto dell’agevolazione. Documentazione che è risultata falsa. Secondo i riscontri dei finanzieri, per circa 230 contratti, nulla è stato concretamente realizzato. Dei lavori edili oggetto di agevolazione, infatti, a distanza di mesi dalla stipula del contratto,
non è stata rinvenuta alcuna traccia. Contrariamente a quanto riportato negli stati avanzamento lavori.

I clienti raggirati e i sequestri

Alcuni clienti, dopo aver receduto dal contratto a causa del mancato rispetto dei termini stabiliti, hanno scoperto di aver maturato e ceduto al consorzio, “a loro insaputa”, i crediti correlati ai lavori edili mai avviati. Il sequestro disposto dall’Autorità Giudiziaria trevigiana ha dunque colpito beni mobili e immobili per un totale di 8,2 milioni di euro. Si tratta, in particolare, di crediti d’imposta ancora presenti nei cassetti fiscali, di disponibilità finanziarie e di un immobile, tutti riconducibili al consorzio e a tre responsabili della frode, indagati dalla Procura della Repubblica di Treviso per il reato di truffa aggravata ai danni dello Stato.

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