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Cronaca

Documento al ristorante e prestiti di Green Pass, il parere di uno studio legale di Udine: ecco cosa si rischia

Un vero e proprio guazzabuglio legale che ancora una volta impatta sui ristoratori. Abbiamo provato a fare un po' di chiarezza grazie alla preziosa collaborazione dello studio legale Tutino di Udine. A correre rischi non è solo chi esibisce il Green Pass altrui, ma anche chi lo presta.

Al ristorante con il Green Pass, ma senza possibilità per il gestore dell'attività di verificarne l'effettiva corrispondenza con il relativo documento d'identità.

Sono diversi gli interrogativi che le attività sul territorio si pongono sul come poter gestire in maniera efficiente e sicura gli ingressi all'interno deli locali.

Green Pass o non Green Pass, fattore centrale della questione resta la sicurezza: diversi gli episodi riportati di scambi illeciti di certificazioni vaccinali o prestiti ad amici e conoscenti per concerdere anche a chi rifiuta il vaccino o ne è in attesa, una cena fuori.

Un guazzabuglio legislativo che per il momento porta con sé tante domande e poche risposte. Abbiamo provato a fare un po' di chiarezza grazie alla collaborazione dello Studio legale Tutino di Udine, nella persona di Simone Tutino, Consulente del lavoro e dell'Avv. Santo Tutino a supporto di aspetti tecnici e giuridici.

L'intervista

Green Pass, un aiuto per i gestori e proprietari di locali in FVG. Ad oggi, ufficialmente, c'è o non c'è la facoltà di richiedere l'esibizione di un documento a comprova della validità del Green Pass?

Al momento la facoltà di chiedere il documento di identità ad un avventore non è in capo al ristoratore. Abbiamo delle norme imperative quelle sancite dal codice di procedura civile e penale, che riconoscono solo in capo ai pubblici ufficiali tale autorità (cioè di identificare un soggetto nel territorio). Rifiutarsi di consegnarlo non costituisce quindi reato.

In altre situazioni invece (per esempio la stipula di un contratto di utenza telefonica) anche chi non è pubblico ufficiale può pretendere l'esibizione del documento (pena la mancata stipula del contratto stesso). Perché in questo caso non esiste una deroga similare trattandosi di temi sanitari? 

Nel caso specifico in esempio vige una questione contrattuale. In caso del green Pass è una questione vaccinale e quindi completamente diversa. A parer mio, avrei consigliato al legislatore di mettere il ristoratore nella condizione di poter accedere, tramite scansione del green Pass (che ricordiamo contiene già dei dati personali), ad una fotografia del titolare della certificazione verde. In tal modo si sarebbe aggirata una problematica spinosa, che va poi a scomodare il grande tema della Privacy.

Se ci si pensa, si tratta infondo di un piccolo adeguamento, al pari del recente "Cassetto fiscale". Una miglioria sull'organizzazione. Non comprendo perché se cambia una norma sanitaria, legata a una questione di vite umane, tutto diventi così complesso quando dovrebbe essere nettamente più semplice.

Il tutto diventa più importante considerando che ci sono diversi casi, anche in FVG, di persone che hanno "prestato" il proprio Green Pass ad altri ed il vero problema, oltre alla legge, è l'assoluta mancanza di buon senso in questo gesto che può, potenzialmente, mettere in pericolo delle persone.

Quindi, ricapitolando: potrei farmi prestare il Green Pass da un amico e il ristoratore ne resterebbe completamente ignaro. In caso di controllo da parte delle forze dell'ordine quale sarebbe il risultato?

Credo si possano ravvisare diverse ipotesi di reato: esercizio arbitrario delle proprie ragioni, sostituzione di persona ad esempio... Tutto ciò ammesso che la persona che ha esibito il Green Pass sia comunque vaccinata (anche se senza la carta verde). Perché in caso contrario la questione si aggrava.

Che rischi quindi per chi lo presta e chi ne usufruisce illecitamente? 

La pena per tali reati è comunque prevista e descritta all'interno del nostro codice penale (poi ovvialemente sarà un Pubblico Ministero a gestire la cosa). In generale quindi chi esibisce il Green Pass altrui rischia i reati di cui sopra, ma chi lo presta rischia comunque un'accusa per concorso in reato.

E non solo. Anche sedere allo stesso tavolo, con la medesima situazione, comporta un rischio per tutta la comitiva se risulta a conoscenza di ciò che si stava verificando. 

Quindi ancora una volta non è questione di "discriminazione", ma di tutela della salute.

Un'ultima domanda. I locali quindi per prevenire tali situazioni, possono chiedere ai clienti di accomodarsi a consumare all'esterno in caso di rifiuto alla richiesta di esibizione del documento d'identità?

E' una questione estremamente delicata. Il gestore può chiedere a chi non esibisce documento di accomodarsi all'esterno a consumare, ma è comunque rischioso trattandosi di un esercizio a libero accesso. Quindi se dovessimo immaginare la peggiore delle ipotesi, se il cliente volesse chiamare le forze dell'ordine sarebbe comunque una situazione spinosa su tanti fronti anche per il ristoratore.

C'è da dire che per quanto il ragionamento alla base sia corretto, questo atteggiamento esporrebbe comunque i ristoratori a recensioni negative. E' chiaro che il cavillo poi è sempre dietro l'angolo. Se poi si fa leva sull'onestà intellettuale la soluzione più intelligente risulta quella di presentare Green Pass e documento in abbinata senza bisogno della richiesta. Del resto perchè tanto chiasso se la certificazione è effettivamente valida sulla persona che la presenta?...

Un consiglio che mi sento di dare è quello di suggerire ai gestori la realizzazione di un registro delle presenze dove tenere traccia delle persone che hanno consumato all'interno del locale e che hanno esibito il Green Pass: in questo modo il ristoratore si può tutelare garantendo di aver effettuato correttamente i controlli.

Purtroppo siamo in una fase complicata della legislazione. I decreti sono stati varati con urgenza, frettolosamente e con la fretta si sono portati chiaramente una serie di vuoti normativi e falle che fanno il "paio" anche con la totale assenza di casistica precedente.

Ancora una volta, il mio consiglio, oltre a questioni squisitamente legali è quello di fare appello al buon senso che regola e parametrizza la nostra società: solo con una buona dose di buon senso e la collaborazione della legge riusciremo a uscire dalla pandemia.

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