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Giovedì, 25 Aprile 2024
Cronaca

Giulio Regeni: l'Egitto non ci sta e respinge le accuse dell'occidente

Con un comunicato pubblicato dal ministero dell'Interno, il paese nordafricano smentisce che il ricercatore friulano sarebbe stato arrestato dai servizi di sicurezza prima della sua morte. Ma è giallo sulle telecamere di videosorveglianza

Sono ancora tanti i dubbi sulla morte di Giulio Regeni, il 28enne ricercatore di Fiumicello barbaramente ucciso in Egitto. La verità sulla vicenda appare lontanissima, e le condizioni in cui si stanno svolgendo le indagini non alimentano di certo speranze di risolvere molti enigmi a breve. Con un comunicato ufficiale pubblicato dal ministero dell'Interno, una fonte del Dipartimento dell'informazione smentisce categoricamente le informazioni pubblicate dai media occidentali secondo le quali il giovane italiano Giulio Regeni sarebbe stato arrestato da elementi appartenenti ai servizi di sicurezza prima della sua morte. È quanto riportano molti media del paese nordafricano, tra cui l'agenzia ufficiale Mena.

Proprio in queste ore, al vaglio degli inquirenti ci sono tutte registrazioni delle telecamere di videosorveglianza di negozi e appartamenti della zona in cui è scomparso Regeni. Il New York Times scrive a sua volta che il fermo dell'italiano da parte di due agenti in borghese sarebbe stato «ripreso da quattro telecamere di sicurezza di altrettanti negozi del quartiere».

E poi c'è il giallo dell'ultima telefonata durata 20 minuti prima di essere sequestrato e torturato a morte. Regeni avrebbe parlato per 20 minuti con un amico italiano: «La procura generale ha ricevuto i tabulati telefonici» scrivono alcuni media egiziani riferendosi a questo episodio. 
 

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