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La vita al parco Brun, tra la maleducazione di alcuni e la volontà di far bene dei più

Sono numerose le segnalazioni che ci arrivano rispetto a un gioco ormai inagibile da più di un mese all'interno del parco di viale Vat, dove numerose persone lamentano anche bagni molto sporchi. Abbiamo parlato con il gestore del Giangio Garden, Gianluca Fachechi, che ci ha raccontato di quanto bello - e a volte difficile - sia gestire il parco

Da diverse settimane giungono alla nostra redazione segnalazioni relative allo stato dei giochi e dei servizi igienici del parco Brun, in viale Vat. Abbiamo così deciso di fare un sopralluogo sul posto, per vedere con i nostri occhi com'è la situazione scoprendo che, se da un lato c'è una responsabilità pubblica sulla manutenzione dei giochi, dall'altro ce n'è una collettiva sul rispetto di un luogo pubblico che è, per sua natura, di tutte e di tutti.

Il parco

La prima cosa che salta agli occhi è il giallo quasi accecante dell'erba, un vero colpo al cuore al quale non è possibile, al momento, porre rimedio. Prati, giardini privati e parchi pubblici soffrono tutti in egual misura. I bambini e le bambine di Udine possono però godere di alcune aree a loro dedicate anche in momenti di emergenza meteorologica come questa, purché non venga mai a mancare la sicurezza. La maggior parte delle segnalazioni giunte alla redazione rispetto al bel parco di viale Vat riguardano un gioco non più accessibile da diverse settimane: si tratta della struttura al centro dell'area dedicata ai bimbi, tra il chiosco e le altalene. «L'unico castello che c'è è rotto e non messo in sicurezza: se cade un bambino da quella altezza sarebbero guai. Per di più sia gli scivoli sia le altalene erano molto sporche», ci segnalava tempo fa una mamma. La parte centrale del "castello" con gli scivoli è, in effetti, chiusa da una rete di plastica arancione e un cartello del Comune di Udine istituisce il divieto di utilizzarla. Ci avviciniamo per capire e scopriamo che il problema è la corda della passerella sospesa tra le due parti di gioco: si è rotta nell'attacco rendendo impraticabile il passaggio. Una nonna che sta facendo giocare la nipotina sullo scivolo ci dice che la rete è stata messa ormai da più di un mese. «Non capisco perché non abbiano tolto direttamente le corde o perché non le abbiano ancora sostituite: i bimbi più piccoli non ci salgono, perché sono controllati, ma quelli più grandi ci vanno lo stesso rischiando di farsi male», racconta. In effetti salire sul castello anche nella parte che dovrebbe chiusa, è proprio "un gioco da ragazzi". 

La funzione aggregativa e di presidio sociale dei parchi pubblici

Il racconto

«L'ultimo giorno di scuola, era il 10 giugno, alcuni ragazzi delle medie sono saliti sul gioco per fare una foto e l'hanno spaccato. Gli insegnanti sono immediatamente venuti a dirmelo e io ho segnalato al Comune e a chi deve fare le manutenzioni. Il Comune è lento di suo ma in più ora mancano i pezzi: è una questione di tempistiche perché in questo momento i materiali scarseggiano in qualunque settore, anche perché l'amministrazione è informata dei fatti, ogni cosa che succede nel parco loro la sanno». A parlare è Gianluca Fachechi, gestore del chiosco che sorge in mezzo al parco e che, da contratto, deve provvedere allo sfalcio dell'erba in base alla stagionalità, all'apertura e chiusura del parco, alla pulizia dei cestini (che avviene quattro volte al giorno) e alla pulizia dei bagni. «Il resto è a carico del Comune», dichiara. «Il punto è che c'è anche un discorso di maleducazione genitoriale, perché i bambini vanno sul gioco lo stesso: appena rotto erano state messi i nastri gialli e neri, ma son durati dieci minuti perché i ragazzini li hanno stracciati. I canestri del campetto da basket, ad esempio, vengono spaccati per gioco, così come le altalene. Se poi i bambini non vedono il pericolo, credo che dovrebbero essere gli adulti ad assumersene la responsabilità», chiosa Fachechi. In fondo, è abbastanza semplice pensare al concetto di "bene pubblico", ovvero qualcosa che può essere condiviso da tutti i membri di una comunità senza esclusione. In certi casi, però, e sempre più spesso, ad essere condiviso è solo l'utilizzo ma non la sua buona gestione, che fa rima con educazione. 

Nel momento in cui passiamo noi, il parco e gli altri giochi sono comunque puliti, così come il prato. «Adesso c'è poca gente (siamo passati intorno alle 11 del mattino, n.d.r.) ma il pomeriggio il parco si anima e non è raro vedere cartacce, sacchetti di patatine o altro per terra. A mio avviso non è così grave», ci dice la nonna. C'è anche un quadrato di legno con un tappeto di gomma nera per saltare: l'unica controindicazione, in questi giorni, è la temperatura bollente della gomma. Stessa cosa si può dire per le piastrelle che delimitano l'area giochi: non c'è sporcizia ma sono bollenti e disconnesse. Con un po' di attenzione non succede nulla, ma in effetti la stessa nonna ci racconta che la nipotina si è appena inciampata. «La pavimentazione dell'area giochi costa moltissimo, così come la sua manutenzione: si tratta di piastrelle antitrauma che devono essere posizionate intorno a tutte le strutture. Anche in questo caso la gestione spetta al Comune», ci spiega Fachechi che ci racconta di come ha preso a cuore la vita non solo del chiosco ma dell'intero parco. «Da quando ci siamo noi, la frequentazione del parco è aumentata molto, anche grazie ai tanti eventi che organizziamo. Sappiamo bene che più lavoriamo, più il parco vive e meno cose brutte succedono all'interno. Certo, questo significa sperare anche nella buona educazione delle persone, anche quelle che frequentano il parco senza consumare al chiosco».

  • Giochi chiusi al Parco Brun

Servizi igienici e tavolini

Chi non ha bambini si ritrova al parco per trovare un po' di fresco sotto le fronde degli alberi o per bere e mangiare qualcosa al chiosco. Il parco la sera è dunque molto frequentato ed è un vero e proprio punto di ritrovo sociale, che spesso viene anche animato da eventi di varia natura. Una lettrice, nelle ultime ore, ci ha scritto per segnalarci la sua esperienza. «Ieri sera ho incontrato degli amici al parco di viale Vat a Udine. Abbiamo preso delle bibite al chiosco e delle fritture di pesce nello spazio dedicato. Purtroppo lo stato dei tavolini accanto al chiosco del bar era assolutamente pietoso: alla richiesta presso lo stesso chiosco di un panno umido per pulire il nostro tavolo nessuno del personale si è premurato di farlo, considerando tra l’altro che i prezzi applicati non sono certamente economici, anzi. Quindi abbiamo tolto bicchieri e pulito noi. In altra occasione avevo già notato trascuratezza e mancanza di pulizia. Niente da segnalare invece per i fornitori del pesce che hanno poi puntualmente gestito lo smaltimento delle vaschette mono uso vuote», commenta la donna. «Situazione assolutamente peggiore nei bagni: odore penetrante e residui visibili in entrambe le toelette, sicuramente presenti da molte ore se non addirittura da giorni. Mi chiedo se, in un contesto frequentato in particolare da bambini, l’aspetto igiene non meriti maggior attenzione». Puntuale la risposta di Fachechi. «C'è una persona che si occupa giornalmente della pulizia del bagno, che è sottodimensionato per quella che è l'utenza. Inoltre mi rubano carta igienica, sapone, gel disinfettante e persino la candeggina, allora io non li metto più. Nonostante la pulizia venga effettuata due o tre volte al giorno, al mattino, dopo l'apertura del chiosco alle 16.30 e in caso di necessità in serata, vedo delle cose in bagno che neanche i cavalli. I servizi igienici sono utilizzati da chiunque e spesso ci sono persone che ne fanno un uso vergognoso, nonostante la nostra attenzione. Ho provato a tenerli aperti anche prima dell'apertura del chiosco ma vi assicuro che è stato un disastro. Anche la gestione delle immondizie è molto complicata: ho dovuto mettere i lucchetti ai bidoni perché veniva la gente a scaricare le immondizie di casa. Trattandosi di un parco pubblico dobbiamo affidarci, ripeto, all'educazione delle persone». Di pochi giorni fa è la notizia che l'Udinese Calcio ha deciso di donare tre wc chimici (e la loro manutenzione) al Parco Moretti. «Ho chiesto all'Udinese se poteva aiutare anche noi, magari con qualche gioco in più, ma non mi hanno mai risposto. Vorrei dire comunque alle persone che fanno queste segnalazioni, che noi facciamo il possibile per tenere pulito l'intero parco e che il Comune è evidente che in questo momento ha altre priorità. Capisco che dia fastidio che non ci sia manutenzione di un'area usufruita dai bambini, ma secondo me in questo momento così difficile c'è altro a cui pensare», conclude. 

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