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Furti

Fine corsa per la banda da un milione di euro, aveva colpito anche a San Daniele

Nove persone sono finite in manette. In tre mesi avevano messo a segno almeno undici colpi: nel mirino sempre i depositi che custodivano accessori delle più prestigiose griffe

Organizzati, rapidi, paramilitari, quasi infallibili nell’esecuzione dei loro colpi. Con la loro attività pianificata sempre nei minimi dettagli: dal furto dei mezzi per i raid fino alle tecniche per coprirsi la fuga, passando per i passi da seguire una volta all'interno delle attività prese di mira. Metodici, schematici, seriali con i blitz messi a segno sempre e soltanto nei depositi delle fabbriche che custodivano gli accessori delle più prestigiose griffe della moda italiana. I carabinieri del comando provinciale di Monza – come riporta MonzaToday.it – hanno arrestato venerdì mattina nove uomini, tutti cittadini romeni, accusati di far parte di una banda specializzata in furti di capi di abbigliamento e prodotti di marca.

San Daniele

I fari dei militari sui nove – a cui viene contesta l'accusa di associazione per delinquere finalizzata al furto – si sono accesi a novembre scorso, quando i banditi avrebbero razziato il capannone della "Ma.Bi" di San Daniele, portando via merce per 352mila euro. I nove avevano fatto accesso nel deposito dell'azienda – che effettua il "controllo qualità" per conto di un noto marchio della moda – sfondando i cancelli, usando un camion come ariete per poi fuggire con il bottino.

La base

Analizzando le immagini riprese dai sistemi di videosorveglianza della zona, gli investigatori – coordinati dal pubblico ministero Manuela Massenz della procura della Repubblica di Monza – hanno ricostruito che i mezzi utilizzati per il colpo erano stati rubati nelle ore precedenti tra Udine e Pordenone. Partendo dai veicoli, i militari sono riusciti a verificare che la banda aveva la propria base operativa nella provincia di Monza e Brianza e che, sotto la guida dello stesso capo, il titolare di un'officina di Paderno Dugnano, nel Milanese, si occupava invece di conservare la merce rubata in cambio di 2mila euro.

Tutti i colpi

Stando a quanto accertato dai carabinieri con attività tecniche e ambientali, i nove sarebbero responsabili di almeno undici colpi avvenuti in soli tre mesi in tutto il Nord Italia: raid che avrebbero fruttato un bottino di almeno un milione di euro. Sempre identico il modus operandi usato dal gruppo: l'arrivo sul posto con macchine rubate – 75 i furti d'auto di cui sono accusati –, l'ingresso nei depositi utilizzando le vetture come ariete, i colpi rapidissimi e poi gli incendi di copertoni sistemati sulle principali vie d'accesso ai magazzini svaligiati per impedire l'arrivo immediato delle forze dell'ordine.

Fine corsa

Ma alla fine la banda, al cui interno ognuno aveva un proprio compito preciso, è caduta nella rete degli investigatori. Giovedì, poche ore prima degli arresti, i carabinieri sono anche riusciti a recuperare all'interno dell'autofficina di Paderno Dugnano 345 borse di lusso in pelle, nuove, che erano state rubate la notte precedente in una pelletteria di Reggello, nel Fiorentino. In quello che è stato l'ultimo colpo della banda da un milione di euro. 

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