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Cronaca

Giovani e friulani conquistano la California con il vino dei Colli orientali

Alex Corazza e Patrick Fantini Corazza sono friulani e hanno conosciuto la californiana Emily a Milano: insieme hanno deciso di esportare vini friulani in California

Sono giovani, intraprendenti e non hanno paura di osare. Con questi presupposti Patrick Fantini Corazza, Alex Corazza e sua moglie Emily, hanno fondato Friuli Italian Wines, un'azienda che sta facendo innamorare la California del Friuli, attraverso la scoperta dei nostri vini.

«Io e Alex siamo friulani, rispettivamente di Codroipo e Faedis e anche se abbiamo lo stesso cognome non siamo imparentati. Con Emily ci siamo conosciuti a Milano, 10 anni fa, dove lavoravamo in settori completamente diversi: automobili, arredamento e occhialeria. Abbiamo deciso nel 2016 di aprire un 'azienda con base in California che si occupasse di importazione e di distribuzione di soli vini friulani. Non c'è nessun altro che importi vini monoregionali, e questa forse è stata la nostra carta vincente». A raccontarci la storia di questa scommessa è Patrick, 32 anni, che ora vive a San Francisco e si occupa principalmente di tenere i contatti con le aziende friulane.

Alex ed Emily hanno base a Los Angeles, garantendo una copertura totale della California«Viviamo tra San Francisco e Los Angeles per promuovere e vendere nel miglior modo possibile i vini della nostra cara terra».

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L'inizio

«Abbiamo deciso di intraprendere un'attività di esportazione di vini friulani in California, per rappresentare il nostro territorio al di fuori dei nostri confini. Un progetto pazzo, ce ne rendiamo conto, perché chiunque sia nel ramo dell'esportazione copre almeno tutta Italia se non anche i paesi confinanti. Noi - continua Patrick - vogliamo essere proprio fieri di rappresentare solo il Friuli, consapevoli che il nostro prodotto merita perché è di qualità». Una volta presa la decisione, è stata individuata la California perché stato d'origine di Emily, laureatasi alla Bocconi di Milano. 

«I primi due anni li abbiamo impiegati a completare le licenze e l'iter burocratico. Quello trascorso è stato il secondo anno completo di attività. La prima spedizione, però, con vini quasi selezionati a caso, è stata di sole 320 bottiglie. Da quella volta di passi ne abbiamo fatti, visto che ora gli ordini si aggirano intorno alle 20mila bottiglie al mese».

Il successo

Quattro anni dall'apertura della società, due dall'avvio concreto dell'attività e i numeri parlano chiaro. «Da quel primo invio con i cartoni bianchi, in modo anonimo, in cui non conoscevamo nulla dei gusti dei californiani e incontravamo anche la diffidenza delle aziende friulane, nel 2019 abbiamo incrementato le vendite del 70% rispetto all'anno precedente, e solo a gennaio 2020 siamo cresciuti ancora di un 40%».

Con le prime bottiglie i tre hanno cercato di capire i gusti degli americani, scegliendo dove puntare. «I californiani bevono vitigni internazionali. Tra i bianchi amano Sauvignon e Chardonnay anche se il più venduto è il pinot grigio. Tra i rossi amano il Merlot e Cabernet Franc e Sauvignon. Il Friuli Venezia Giulia è fortunato per avere questa base di vitigni internazionali. Non dimentichiamo però i vitigni autoctoni, facendo bere Friulano, Terrano, Refosco, Schioppettino, Pignolo». 

La clientela della Friuli Italian Wines è composta da ristoranti e negozi per un totale di 250 clienti. In regione, invece, le aziende che hanno creduto in loro sono 16, concentrate soprattutto nel Collio e nel Collio orientale. Alcune vengono anche dal Friuli Grave e dal Carso. 

Le motivazioni

Soprattutto far conoscere la qualità dei vini friulani, ma anche una promozione della loro terra di origine. Ma non solo. «Conoscendo le abitudini dei californiani abbiamo capito che avremmo avuto un buon margine di successo. Non ci sono competitor monoregionali e questo ci ha subito messi in luce. Quello californiano è un mercato molto competitivo, e oltretutto hanno delle zone notevoli per la viticultura. Negli ultimi anni si sono fatti una bella esperienza nel bere il vino anche se arrivano da una cultura anglosassone che predilige bourbon e whiskey. C'è tanta Francia, ma anche tanta Italia nei loro calici che, mediamente, costano 4 o 5 volte almeno più che a noi e a volte proponendo una qualità scarsa». Far conoscere il Friuli ma anche promuovere la cultura del buon bere, insomma, visto che loro si occupano di prodotti della grande distribuzione ma anche di prodotti di nicchia.

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