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Friuli Doc e i tutti i suoi difetti: "Non vedo l'ora che sia lunedì"

Le perplessità attorno alla festa, Non è possibile spillare birra fuori dai pubblici esercizi né fuori dagli stand, per fare musica dal vivo serve l'attestato di alto rischio incendio, l'allietamento musicale dura al massimo fino a poco dopo la mezzanotte, non si possono vendere bottiglie di vetro e lattine

C'era una volta Friuli Doc, quello nato nelle osterie di Udine. Quello dove si bevevano i tajs al bancone, facendosi raccontare le storie dei luoghi e delle persone dagli osti e dai "soliti avventori". C'era una volta Friuli Doc, quello diventato quasi eccessivo, con le birre spillate nei bicchieri di plastica fino alle 6 del mattino. C'era una volta Friuli Doc, quello che ogni anno aveva un tema diverso, dal Tiepolo al Trattato di Campoformido, dalla terra di passaggio e ospitalità (nel 2000) alle edizioni dedicate ai singoli territori. C'era una volta Friuli Doc, che taluni aspettavano come Natale, perché era il momento in cui rivedevi tutti, ma proprio tutti quelli di cui durante l'anno perdevi le tracce ma sapevi avresti ritrovato a metà settembre o giù di lì. E poi è arrivato il turismo, sono arrivati i "grandi eventi", le crisi economiche si sono rincorse una dopo l'altra e sulle feste piccole e grandi che fossero è piombato pure il Covid. E anche Friuli Doc è cambiato, come siamo cambiati tutti noi. Dal 1995 ad oggi questa nostra amata festa ha mutato il suo volto e la sua natura e oggi è decisamente un'altra cosa, rispetto all'inizio e rispetto a quello che è stata finora. Che sia un male o che sia un bene spetta ad ognuno di noi dirlo, anche se la paternità di Friuli Doc spetta all'ex primo cittadino udinese Claudio Mussato, scomparso ormai dieci anni fa, che cedette poi il testimone a Enzo Barazza, diventato sindaco proprio nel 1995. Il senso era quello di creare una vetrina di ciò che il Friuli sapeva offrire, ma anche quello di mettersi a confronto con i nostri vicini oltre confine. Ci siamo riusciti? Sì, probabilmente sì. La formula proposta adesso è la migliore possibile? Non è una domanda semplice a cui rispondere, perché se una volta i protagonisti erano gli esercenti cittadini e i prodotti del territorio, proposti dalle Pro loco e dalle realtà locali, oggi non è proprio così.

I nodi di piazza San Giacomo

Dimentichiamoci del Covid e lasciamo tra parentesi gli ultimi due difficilissimi anni. Passiamo direttamente ad oggi, quando verrà inaugurata la 27esima edizione. Nei giorni scorsi, passeggiando per il centro, si è assistito all'allestimento del centro cittadino in vista della quattro giorni di festa. Oltre alle certezze di sempre (cfr. i "tarvisiani" in Largo Ospedale vecchio, ad esempio), salta all'occhio quel che succede in piazza San Giacomo. Alcune casette di legno, quelle usate anche per il mercatino di Natale per capirsi, occupano la parte di plateatico non assegnata ai tavolini dei bar. Nel "salotto buono" della città ci sarà quindi spazio per un mercatino che porterà la firma del marchio "Io sono Fvg". E poi? E poi niente. I locali che si affacciano su Mercato Nuovo, a ieri, non sapevano nemmeno se la loro attività rientrasse nel regolamento di Udine Sotto le Stelle o Friuli Doc (la risposta, stando ai documenti comunali è che no, piazza San Giacomo non rientra tra i luoghi di Friuli Doc).

Estratto dal documento di modalità di partecipazione a Friuli Doc

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La reazione è stata più o meno univoca, cioè una bella alzata di spalle e via: "Faremo come sempre". Qualcuno ha provato a fare di più ("Ma è una festa o un mortorio", è stato il pensiero di un esercente) organizzando un po' di musica dal vivo ma, a quanto pare, il regolamento per chi vuole organizzare qualcosa che non sia musica in filodiffusione è diventato più ostico del solito, con autorizzazioni parificate a quelle dei locali da ballo (come l'attestato di alto rischio antincendio). 

La consegna dell'ordinanza nei pubblici esercizi

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"È passata la polizia a distribuire l'ordinanza comunale con le regole per la festa – ci racconta Adriano Pez dell'Elite american bar –. A parte che è illeggibile (l'ordinanza è stata stampata in carattere piuttosto piccolo in un foglio A4 piegato su quattro facciate, ndr), ma a quanto pare l'unica cosa che gli interessa è che non ci mettiamo a spillare birra fuori dal locale: è scritto in grassetto e sottolineato. Noi faremo servizio normale, sperando che non piova e che venga qualcuno più del solito, per il resto non vedo l'ora che arrivi lunedì". Grazia Plozzer, la sua socia, sfocia in una fragorosa risata: nonostante sappia che questi giorni sono sempre faticosi, sa che possono essere una possibilità per i locali. "Questi sono i momenti in cui si spera non piova troppo, così le persone escono per farsi un giro e noi lavoriamo di più. Alla fine Friuli Doc, anche se non è più la stessa festa dove una volta si ballava fino al mattino, è pur sempre un'occasione per la città".

Estratto dell'ordinanza per Friuli Doc

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Quel che è certo è che a cambiare non è stato solo Friuli Doc, ma la città intera. Se è vero che una volta si ballava fino al mattino durante i quattro giorni di manifestazione, ora per fare quattro salti a suon di musica ci si deve arrangiare praticamente in casa propria: il divertimento, tra restrizioni, nuove regole e costi, è diventato merce rara. E le eccellenze da valorizzare rappresentano sì il nostro territorio, ma forse le "vetrine" che si scelgono non rappresentano più tutte le persone che questo territorio lo abitano. 

Ecco l'ordinanza completa

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