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Giovedì, 25 Aprile 2024
Cronaca

La storia di Flavio Frigè, sopravvissuto a una scarica da 20mila volt

Il racconto del socio dell'Anmil di Udine a una platea di studenti delle superiori

Mai più morti sul lavoro. Flavio Frigè, collaboratore dell’Anmil (Associazione nazionale mutilati ed invalidi del lavoro) di Udine, racconta da anni nei suoi interventi quanto sia importante la prevenzione in campo lavorativo. In questi giorni lo ha fatto alla sesta edizione dei "Tornei Anmil-Miur", all'auditorium Concordia di Pordenone.  «Sono membro dell’Anmil, e tentiamo in tutti i modi di far calare il numero dei soci. Racconto il mio dramma - come riporta Il Gazzettino - affinché non debba più accadere».

LA STORIA. La sua è una storia drammatica, ma la forza e la voglia di vivere e combattere non gli sono mai mancate: «Ero un apprendista diciassettenne: un giorno, con una sbarra metallica, ho urtato un cavo dell’alta tensione». In piedi su un tetto, stava sollevando delle lunghe barre in metallo e, inavvertitamente, ha sfiorato i cavi dell'alta tensione. Una scarica da 20mila volt l'ha tramortito, ma non lo ha ucciso.

«Dopo due mesi e mezzo di ospedale a Udine - spiega - dove l’equipe medica di chirurgia plastica ha tentato di salvare il salvabile, hanno dovuto amputarmi entrambe le gambe, partendo da sotto il ginocchio, ed il braccio sinistro. Non si direbbe vero?».

«Non sono riusciti a salvare i miei arti cotti, che erano ridotti a carne lessa. La destra, per fortuna, è stata salvata. Dopo due mesi e mezzo, dicevo, sono tornato a casa, in ambulanza, tornando in quel letto dal quale mi ero alzato, quel mattino, per andare a lavorare. Mi accorsi subito che, a diciassette anni e tre mesi dipendevo totalmente da mia madre».

«La mia vita di adolescente è stata cancellata completamente, in un secondo. Trentacinque anni fa non esistevano corsi o momenti formativi sulla sicurezza, valeva il motto "si è sempre fatto così", non se ne parlava».

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