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Cronaca

La "nuova era" finisce presto, stop alla produzione della birra friulana Dormisch

Lo storico marchio era stato rilanciato nel 2017 dalla Peroni: ora la stessa azienda, di proprietà giapponese, ha deciso di interrompere la produzione

Era il 2017, a dicembre, quando Udine si riscoprì nuovamente al centro del mondo della birra: dopo 28 anni, infatti, il marchio Dormisch riprendeva vita con l'acquisizione da parte del gruppo Peroni. L'entusiasmo, in quei giorni, era davvero tanto e giustificato: benché la storica birra non sarebbe più stata prodotta nel capoluogo friulano (ma nello stabilimento padovano della Peroni), tutto l'orzo utilizzato proveniva interamente dal Friuli. Non solo: Raffaele Sbuelz, il mastro birraio responsabile di produzione era un friulano doc, di Tricesimo, che solamente da poco è andato in pensione. Ora tutto è finito: la Peroni ha infatti deciso di stoppare la produzione, sancendo per la seconda volta la fine del marchio.

La rinascita di un marchio storico

Le ragioni

Numeri troppo piccoli per il colosso multinazionale. Sembra essere questa la motivazione che ha portato Peroni a rinunciare al piccolo grande marchio di origine friulana, benché dallo stabilimento di Padova i responsabili si siano trincerati dietro un «non siamo autorizzati a rilasciare dichiarazioni». La Dormisch, però, veniva venduta "solo" localmente: evidentemente troppo poco il giro d'affari del Friuli Venezia Giulia per giustificare il mantenimento della produzione. Quel che rimane, oltre ai fusti e alle bottiglie già vendute agli esercenti friulani, solo le rimanenze nei depositi dei distributori. 

Il progetto

Certo, non era più una produzione locale, ma a perderci sarà davvero principalmente il Friuli. E non solo perché, come detto, la birra era fatta interamente con orzo friulano, ma perché il suo rilancio era stato pianificato e seguito nei minimi dettagli dall'intera regione. Al tempo, infatti, sia il Comune di Udine (prima con l'amministrazione Honsell e poi con quella Fontanini) avevano seguito il rilancio del marchio, che aveva coinvolto soprattutto i vertici regionali. A fine 2017, infatti, gli emissari di Peroni avevano incontrato gli allora assessori regionali Sergio Bolzonello (Attività produttive) e Cristiano Shaurli (Agricoltura) per illustrare l'idea che prevedeva il rilancio di diversi marchi locali tra cui, appunto, Dormisch. Successivamente, nel luglio 2018, quindi con il cambio delle giunte sia comunale che regionale, la presentazione a Villa Ottelio-Savorgnan ad Ariis aveva visto la presenza – tra gli altri – di Pietro Fontanini, primo cittadino di Udine, ma anche di Stefano Zannier, assessore regionale alle risorse agricole e forestali della giunta Fedriga. Uno spiegamento di forze a tutto tondo, che testimoniò l'orgoglio di un'intera regione per l'operazione.

Un cartello pubblicitario storico

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La filiera

Il 3 luglio 2018 l'occasione fu utile per presentare la filiera a sostegno del progetto: più di 400 ettari coltivati, oltre 80 tonnellate di seme e un raccolto che avrebbe raggiunto circa 1.500 tonnellate di orzo distico da birra, rigorosamente 100% local.  In occasione dell’iniziativa, il presidente della Regione Friuli Venezia Giulia, Massimiliano Fedriga espresse – in un messaggio inviato ai promotori – «le più alte considerazioni di stima e ammirazione per i prodotti di altissima qualità di cui fa parte l’orzo friulano», di cui lo stesso Fedriga si dichiarò «molto orgoglioso». L’assessore regionale alle risorse agroalimentari e forestali, Stefano Zannier, espresse, dal canto suo, grande soddisfazione per questa attività perché consentiva di «valorizzare un prodotto al 100% friulano di qualità elevata, attraverso una filiera che si chiude all’interno di uno storico marchio di birra friulano».

Numeri bassi

In generale, però, i friulani – tra cui i distributori – erano stati coinvolti proprio per la creazione che potesse piacere a loro stessi e quindi era stata condotta una ricerca per capire quale fosse la birra più gradita e la Dormisch era diventata la candidata ideale, adeguata ai gusti del territorio. Ma, evidentemente, dall'alto dei numeri di una multinazionale, gli ettolitri di birra venduti nella nostra regione non sono nulla, nonostante il grande lavoro degli ultimi tre anni per reinserire il prodotto sui banconi degli esercizi commerciali locali. L'ultima "cotta", come si dice in gergo, risale a novembre e dunque la birra che c'è in giro è ancora fresca... per chi volesse approfittarne. 

Le reazioni

Ancora non tutti gli esercenti sono al corrente di questa decisione, anche se i responsabili marketing Peroni per il Nord Italia si sono premurati di avvisare i clienti più grossi, più che altro per proporre le alternative da immettere sul mercato appena finirà la disponibilità di Dormisch. Tra questi c'è Miran Krupic, del Love Street Food di piazza Primo Maggio

Il Love Street Food marchiato Dormisch

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«Tempo fa è venuto responsabile marketing Peroni di Nord Italia per dirci che sarebbe cessata la produzione e la notizia ci ha davvero spiazzati. Questa birra era di gradimento, con il bel tempo e il caldo, visto che è una birra "beverina" e leggera, perfetta per essere bevuta all'aperto, semplice ma di buona qualità». Per Krupic la scelta è stata evidentemente dettata dalla «loro politica interna. A Roma hanno deciso che non la producono più, senza pensare a chi la consumava volentieri. Ovviamente mi è stata già proposta un'alternativa, ma non è così facile come sembra, e il dispiacere per non avere più un marchio storico rimane».

La storia: Udine unica città italiana con due birre proprie

Nata nel 1881 nella storica ghiacciaia di Resiutta – ai piedi della Alpi Carniche – grazie all’intuito del fondatore, l’imprenditore Francesco Dormisch, il ritorno di Birra Dormisch del 2017 è stato fin da subito ispirato e segnato dal profondo legame con il proprio territorio e dal recupero dell’antico e tradizionale processo produttivo: oltre ad essere prodotta con orzo 100% friulano, fedele alla ricetta originale che in passato ha reso celebre la Dormisch, il mastro birraio, il friulano Raffaele Sbuelz, aveva infatti scelto di recuperare e adottare l’originale processo “ad infusione”, una tecnica storicamente utilizzata per le birre di puro malto, che conferisse al prodotto il suo gusto morbido e rotondo. A Udine Francesco osservò il massiccio consumo della bionda da parte della popolazione locale e, analizzando il mercato, notò che ben sette marchi esteri erano presenti con depositi propri nella città di Udine. Una birra locale, che Francesco iniziò a commercializzare in tutta la provincia con bottiglie con tappo di sughero, avrebbe di sicuro incontrato il favore degli friulani. La presenza del canale Ledra, lungo il quale Francesco Dormisch decise di trasferire la produzione, permise di sfruttare la forza idrica per azionare i macchinari. Lo stabilimento fu dotato di cantine su tre piani, con refrigerazione artificiale ad anidride carbonica. Alle soglie del primo conflitto mondiale la produzione di birra della fabbrica Dormisch raggiungeva i 30 mila ettolitri, mentre la notorietà del prodotto si spingeva fino a Milano e Venezia. Tale promettente sviluppo subì una brusca pausa con la disfatta di Caporetto, durante il primo conflitto mondiale.

Il vecchio stabilimento Dormisch di via Bassi, lungo il Ledra

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Finita la guerra, Francesco si rimboccò le maniche per rilanciare la propria attività: dotò la fabbrica di sala di cottura da 180 hl, rinfrescatoio verticale, serbatoi di acciaio per la fermentazione e la stagionatura e di un nuovo parco automezzi. Già nel 1921 la produzione annua aveva superato i 60 mila ettolitri; il prodotto era diffuso nel Triveneto e in alcune aree di esportazione come la Libia, l’Egitto, l’Albania, l’Etiopia e la Somalia. Lo stabilimento produttivo fu affiancato da un elegante villino, destinato ad uffici e sede del direttore, progettato dall'architetto Ettore Gilberti nel 1928.

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