In oltre 10mila nei cortei per la festa del Primo Maggio nelle piazze del FVG, ma niente aria di festa
Una festa del lavoro "sottotono" e con il pensiero rivolto alla difficile situazione in Ucraina. Si è parlato poi di ripresa, PNRR e morti sul lavoro
E’ stato un primo maggio strano nelle piazze del FVG, ma in generale di tutta Italia.
Sì, perché da un lato a distanza di 3 anni si gioisce per il ritorno dei cortei nelle città, ma dall’altro gli strascichi economici lasciati dal Covid prima, e la situazione in Ucraina poi, distendono un velo di malinconia.
Nonostante le quasi diecimila persone scese in piazza tra Trieste, Cervignano del Friuli, Monfalcone e Pordenone non c’è stata la tradizionale aria di festa, quanto più la richiesta unificata di un cessate il fuoco, di restituire la parola alla diplomazia
Cinquemila i manifestanti a Trieste, tradizionalmente il corteo più affollato, 3mila a Cervignano, confluiti da tutta la provincia di Udine con il consueto accompagnamento dei trattori della Confederazione italiana agricoltori, ottocento a Monfalcone, che ha raccolto da Gradisca d’Isonzo il testimone delle celebrazioni nell’Isontino, e oltre trecento a Pordenone, con il consueto omaggio ai caduti sul lavoro in apertura di corteo.
La preoccupazione
Se la drammaticità dello scenario internazionale rende più precaria e incerta la ripresa del dopo pandemia, le prospettive della ripresa restano strettamente legate alle scelte strategiche sulle politiche industriali legate all’utilizzo dei fondi Pnrr. A sottolinearlo anche i segretari regionali della Uil, Matteo Zorn, e della Cgil, Villiam Pezzetta. «La pandemia – dichiara Zorn – ha inciso negativamente sulla coesione sociale e aumentato le diseguaglianze. Serve quindi un nuovo modello di sviluppo, basato anche su obiettivi di sostenibilità sociale e ambientale». Pezzetta, da parte sua, rilancia sul tema del lavoro povero, «dagli appalti di servizi alle finte partite Iva, fino alle sacche di lavoro sommerso e sottopagato ancora presenti in alcuni settori come il turismo», e quello della sicurezza sul lavoro, «con una ripresa che purtroppo è coincisa, nel 2021 e anche nella prima parte del 2022, con una inaccettabile impennata di infortuni, anche gravi e mortali». Un’emergenza che rilancia i temi del rispetto delle leggi, della cultura della sicurezza e dei controlli, «che dovranno anch’essi segnare, a fianco a fisco e previdenza, il confronto tra le parti sociali e con le istituzioni, a ogni livello».
I morti sul lavoro
A parlare in piazza per il Primo Maggio di un altro tema di assoluta rilevanza è il presidente del gruppo Pd alla Camera Debora Serracchiani ricordando i tanti troppi morti sul lavoro, le donne e i giovani che quel lavoro non riescono a trovarlo, colpiti da una crisi economica profonda.