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Giovedì, 28 Marzo 2024
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Il Comune di Udine vuole riattivare il sistema di accoglienza e integrazione

Approvata dalla giunta comunale la decisione di ripresentare domanda di riattivazione dei progetti di accoglienza e integrazione che erano stati interrotti e che prevedono percorsi di formazione lavorativa e apprendimento della lingua italiana

Al suo secondo incontro, la giunta comunale ha preso la decisione di ripresentare domanda di riattivazione dei progetti della rete Sai (ex Sprar), ovvero dei servizi di accoglienza e integrazione che erano stati interrotti con l'ultimo progetto che riguardava il periodo 1 gennaio 2020 - 31 dicembre 2022. L'obiettivo della progettualità è dare una risposta strutturata a livello ministeriale al fenomeno migratorio, consentendo alle persone titolari di protezione internazionale di proseguire i percorsi già avviati durante l'accoglienza nei Cas, i centri di accoglienza straordinari, al fine di costruire la propria integrazione imparando la lingua italiana e attraverso la formazione e l'inserimento nel mondo del lavoro. La riapertura riguarderebbe la cosiddetta "categoria ordinari", comprendente adulti e nuclei familiari senza particolari vulnerabilità sanitarie titolari di protezione internazionale o di permesso di soggiorno per richiesta di asilo politico e prevede l'accoglienza per un periodo variabile dai 6 mesi a un anno. Un piccolo passo che la giunta si auspica possa portare a un miglioramento del percorso di alcune persone verso l'indipendenza economica e abitativa, "tenendo ben presente che non si tratta del sistema di accoglienza diffusa", ha specificato l'assessore all'Equità sociale Stefano Gasparin che ha presentato il progetto. L'accoglienza diffusa, ricordiamo, in Friuli Venezia Giulia è andata via via riducendosi a partire dal 2018: l'assessore regionale alla sicurezza Pierpaolo Roberti aveva annunciato, tra le altre cose, a fine 2019 "piena disponibilità a ospitare nuovi Centri permanenti per i rimpatri in regione al fine di ridurre l'accoglienza diffusa". 

Il progetto

II sistema di finanziamenti previsti dal Ministero dell'Interno per i Comuni aderenti alla rete dei servizi di accoglienza e integrazione prevedono la presentazione, a seguito della pubblicazione di apposito decreto, di una proposta progettuale, corredata dal relativo budget di spesa finanziato al 100%, di durata triennale da presentarsi antecedentemente alla fine del triennio. Pur non essendoci allo stato attuale indicazioni da parte del Ministero dell'Interno relative alla pubblicazione di decreti finalizzati ad avviare nuove progettualità, il Comune di Udine ha deciso di inviare apposita domanda nella speranza che, in via eccezionale, si arrivi alla possibilità di autorizzare la prosecuzione del progetto. Un modo, probabilmente, per iniziare a dare corpo anche all'idea di sicurezza partecipata di cui è responsabile l'assessora comunale Rosi Toffano.

Risultati

II Comune di Udine, che ha aderito alla rete fin dal 2001, nel triennio 2020-2022 ha registrato l'accoglienza di 143 persone, tra le quali una famiglia con due figli minori, principalmente di nazionalità afghana e pakistana di età compresa tra 18 e 40 anni. Al termine del periodo 67 beneficiari sono usciti dal progetto per "integrazione socio-economica", quindi con un contratto di lavoro a tempo determinato o indeterminato (nel settore della ristorazione, dell'edilizia e della carpenteria) che ha permesso loro di acquisire un'indipendenza economica e abitativa.

La chiusura

L'ultimo progetto presentato dal Comune di Udine, come detto, riguardava il periodo 1 gennaio 2020 - 31 dicembre 2022 e, entro i termini previsti per la richiesta di prosecuzione, la giunta comunale guidata dall'ex sindaco Pietro Fontanini il 31 maggio 2022 ha stabilito di non dare continuità al progetto, avviando il trasferimento dei beneficiari già in accoglienza. Sono quindi state predisposte le attività previste per la chiusura dell'iniziativa che, di fatto, si è conclusa a fine aprile 2023 in virtù della proroga concessa dal Ministero dell'Interno al fine di permettere ai beneficiari di reperire autonomamente una sistemazione abitativa.

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