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Cronaca Villa Santina

Dissequestrata la Carnica Arte Tessile di Villa Santina dopo l'incendio di luglio

Giuseppe Tonon ha chiesto la revoca del sequestro dello storico opificio devastato da un incendio per evitare che le intemperie aggravino i danni e il Pm l'ha accordato

Consentiteci di salvare un pezzo di storia del Friuli”: l’accorato appello, rivolto alla Procura di Udine, di Giuseppe Tonon, legale rappresentante di Carnica Arte Tessile s.r.l., è stato accolto. Il Pubblico Ministero Marco Panzeri ha disposto il dissequestro e la restituzione al suo proprietario dello storico stabilimento di Villa Santina (Ud), colpito da un terribile incendio il 22 luglio, poco dopo la mezzanotte: nonostante il rapido intervento dei vigili del Fuoco accorsi in forze da Tolmezzo e Udine e dai distaccamenti volontari di Rigolato e Cervicento, e che hanno lavorato fino all’alba per domare le fiamme, l’immobile è stato devastato con danni per centinaia di migliaia di euro

La storia

Un colpo durissimo non solo per l’attività, che si è ovviamente bloccata, e per i suoi dipendenti, ma anche per il patrimonio dell’intera regione perché la Tessitura Carnica, nata nel 1964, rappresenta, continua e custodisce una lunga tradizione imprenditoriale e artigianale della Carnia e della montagna friulana, specializzata nella realizzazione di tessuti particolari e di pregio, richiesti e ricercati in tutto il mondo, che tutt'ora vengono prodotti con gli strumenti di una volta. Un’arte tessile che affonda le radici nel lontano Settecento quando Jacopo Linussio diede vita a un complesso manifatturiero senza eguali all’epoca, con oltre trentamila addetti e 1.100 telai nel solo stabilimento di Tolmezzo. Non a caso l’azienda è una tappa frequente anche per i turisti e il tremendo rogo ha destato profonda eco in tutto il territorio, con tanto di impegno assunto dalle istituzioni, Regione in primis, ad essere vicine e a sostenere la ripresa delle lavorazioni.

La ripresa

Una ripresa che tuttavia non sarà facile e, anzi, è a rischio, anche perché sussisteva il pericolo che ai danni causati dall’incendio si aggiungessero quelli prodotti dalle intemperie. Il problema è che fino alla scorsa settimana tutta l’area era tabù essendone stato disposto il sequestro dalla Procura di Udine che, tramite dott. Panzeri, ha aperto un procedimento penale, contro ignoti, non essendosi potute accertare con sicurezza, nei primi sopralluoghi, le cause del rogo. Il signor Tonon, quindi, non potendo accedere alla sua azienda e non conoscendo con precisione le condizioni in cui si trovavano i beni ivi contenuti, non sapeva se fosse andato tutto perso o si fossero salvati e si potessero recuperare dei telai o degli altri strumenti di lavoro. Il timore era che piogge ed eventi atmosferici vari, essendo il capannone praticamente squarciato, potessero dare il colpo di grazia a quanto le fiamme avessero risparmiato, totalmente o parzialmente, con la conseguenza di rendere ancora più pesante il bilancio del disastro.

La revoca del sequestro

È stata così presentata, il 4 agosto, formale istanza al Sostituto Procuratore per revocare il sequestro probatorio dell’immobile, onde consentire al proprietario di adottare tutte le misure precauzionali a tutela dei beni e della struttura stessa, o, nel caso in cui l’inchiesta imponesse di mantenere ancora tutto sequestrato, di consentirgli almeno l’accesso all’interno dell’immobile per proteggere gli strumenti recuperabili e per asportare e portare al sicuro gli oggetti di piccole dimensioni. Un appello dettato dalla ferma volontà di ripartire a ogni costo, ma anche di non disperdere definitivamente un patrimonio culturale delle genti friulane, anche in vista dell’arrivo dell’autunno. E che ora ha ottenuto la risposta sperata. Il 26 agosto infatti il Pubblico Ministero, “essendo venute meno le esigenze che hanno giustificato il sequestro”, ha firmato il decreto di restituzione delle cose sequestrate: per ora nessuna comunicazione sullo stato delle indagini, ma intanto può iniziare il salvataggio del salvabile.

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