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«Il clima oppositivo rischia di intossicarci più del virus»

Le parole dell'arcivescovo di Udine nel suo discorso di Natale

l testo integrale del messaggio che mons. Andrea Bruno Mazzocato, Arcivescovo di Udine, ha rivolto ai fedeli della Chiesa udinese in occasione del Natale 2021.

Cari fratelli e sorelle,

«Gloria a Dio nel più alto dei cieli e sulla terra pace agli uomini che egli ama». Conosciamo tutti queste parole che gli angeli cantarono ai pastori nella notte santa della nascita di Gesù a Betlemme. Le troviamo nel Vangelo e la Chiesa le ha fatte entrare nella liturgia, invitandoci a ripeterle ogni volta che, nei giorni di festa, partecipiamo alla Santa Messa.

Torno a ricordarle a me e a voi in questo Santo Natale perché esse sono come un faro luminoso che viene dal cielo e ci indica la giusta direzione da seguire nella navigazione della nostra storia personale, nella vita della nostra famiglia e nelle vicende dell’intera comunità umana.

Nel capitolo 4 del suo Vangelo, Matteo ci offre come un’istantanea sulla situazione sociale al momento della nascita di Gesù. Citando il profeta Isaia, l’evangelista narra di “un popolo che abitava nelle tenebre e dentro un’ombra di morte”. Si ascoltavano astrologi, scienziati, profeti e veggenti ma anche costoro – i cosiddetti esperti − brancolavano nel buio. In mezzo a questo popolo, che era come un gregge disperso, una Vergine di nome Maria partorì un bambino che chiamò Gesù. Egli accese una “luce nuova” a cui tutti potevano guardare per uscire dalle tenebre e ritrovare quella giusta direzione della vita che era contenuta nel canto degli angeli.

Gli uomini si sentivano disorientati perché si erano dimenticati di alzare lo sguardo verso il cielo e di dare “gloria a Dio” che li aveva creati e continuava, nonostante le loro miserie, ad amarli come suoi figli. Di conseguenza, non erano più capaci di vivere in pace gli uni con gli altri come fratelli “amati dal Signore”.

Avvertiamo anche in questo tempo un diffuso senso di disorientamento. I disagi e le incertezze creati dalla pandemia hanno reso questo smarrimento più palpabile. Anche noi ascoltiamo esperti, conduttori, scienziati e tecnici, ma ci rendiamo conto che sono uomini pure loro e che tutti andiamo avanti un po’ a vista. Nel fondo dell’anima avremmo tutti bisogno di un faro sicuro che ci orienti e illumini il senso e la direzione giusta della nostra esistenza così da non in-frangerci sugli scogli.

Assieme ai pastori, allora, in questi giorni speciali del Santo Natale ritagliamoci il tempo necessario per andare effettivamente incontro a Gesù che viene, partecipando consapevolmente alla Santa Messa dove potremo cantare insieme agli angeli: “Gloria a Dio nel più alto dei cieli e sulla terra pace agli uomini che egli ama”.

Ritroviamo dunque la gioia che viene dall’alzare gli occhi e la mente verso Dio per offrirgli la nostra lode e il nostro ringraziamento. Sperimenteremo che il cuore torna a pulsare di sentimenti di fraternità verso chi ci è vicino. Ne abbiamo bisogno per contrastare, tra l’altro, quel clima oppositivo e, talora, di astio reciproco, collegato alla durezza della pandemia, che deve preoccuparci perché rischia di intossicare ancor peggio del virus.

Questa è la via diritta che Gesù è venuto a tracciare sulla terra e sulla quale ci invita a camminare, seguendo le sue orme. È la via che merita il canto degli angeli: «Pace in terra agli uomini che egli ama».

Auguri a tutti con la benedizione del Santo Natale.

Andrea Bruno, Arcivescovo

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