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Cronaca Via Buttrio / Via Buttrio

Delitto via Buttrio: "se rimesse in libertà possono delinquere ancora"

La dichiarazione emerge dall'ordinanza con ui il Gip ha convalidato il fermo delle due ragazzine udinesi che nella notte di lunedì si sono auto accusate della morte di Mirco Sacher, 66enne pensionato udinese trovato senza vita in via Buttrio

Le due quindicenni avrebbero reagito a un approccio sessuale da parte di Mirco Sacher e per reazione lo hanno aggredito causandone la morte. Ma la loro intenzione non era quella di uccidere. Per quanto gli investigatori, in base alla ricostruzione dell'ANSA, non escludano un movente diverso - un possibile ricatto all'uomo da parte delle due ragazze - il gip del tribunale dei Minori di Trieste, Laura Raddino, è convinta che la morte del pensionato delle ferrovie dello stato sia stato conseguenza di un omicidio preterintenzionale. Un omicidio, dunque, non voluto.

E' quanto emerge dopo la convalida del fermo, la cui udienza si è tenuta ieri nella struttura protetta sul Carso triestino, dove si trovano le due imputate. Ma l'ordinanza non esclude le altre piste, in particolare quando riporta una frase, ''non voglio che mi mettete più le mani nel portafoglio'', che Mirko Sacher avrebbe detto domenica mattina alle due ragazzine, mentre pagavano del vino comprato in un supermercato; a riferire la frase è stata la cassiera, sentita dagli investigatori. Così come il Gip non manca di sottolineare, oltre al pericolo di fuga, la personalità dimostrata dalle due arrestate durante la fuga, che porta a non esclude la possibilità che, se rimesse in libertà, le due possano commettere ''altri gravi delitti della stessa specie di quello per cui si procede''.

Al momento, comunque, il gip esclude l'esimente della legittima difesa perchè le ragazzine avrebbero potuto scappare, anzichè aggredire l'uomo e, appunto, causarne il decesso. Le convinzioni del gip sono racchiuse nell'ordinanza con cui ha disposto il collocamento in due distinte comunità per minori, per due mesi. Per ora le ragazze restano a Trieste, in attesa che il ministero indichi le strutture idonee ad ospitarle, probabilmente in Veneto o in Lombardia. Per i legali delle ragazze, intenzionati a seguire la linea della legittima difesa, la decisione del giudice è un primo ''grandissimo risultato'', ha commentato l'avvocato Federica Tosel. Oltre ad escludere, allo stato, l'omicidio volontario, nel disporre la misura cautelare, il giudice non avrebbe preso in considerazione il furto o la rapina dell'auto e del bancomat del pensionato. Il gip non ha condiviso invece la tesi della Procura che sarebbe più orientata a seguire un movente 'economico' del delitto.

Nel corso dell'udienza di convalida, in cui le due quindicenni si sono avvalse della facoltà di non rispondere, il pm Chiara Degrassi avrebbe sostenuto infatti che le due volevano derubare il pensionato. Tra le righe, avrebbe lasciato intendere la possibilità di un ricatto. Le indagini sembrano più orientate proprio verso questo filone. Ovvero quello di un ricatto, forse addirittura un'estorsione, magari anche a sfondo sessuale. Qualcosa potrebbe essere andato storto, in maniera diversa dal solito, si vocifera in ambienti investigativi. E qualcuno, un testimone che forse conosce bene le due quindicenni al punto tale da avere contezza delle loro confidenze più segrete, potrebbe essersi fatto avanti con gli inquirenti per svelare nuovi retroscena. Intanto, stando a quanto riferito da alcune fonti, si sarebbe presentato agli investigatori l'uomo che a Udine ha aiutato le due quindicenni a fare inversione di marcia, in una strada senza uscita, nella zona sud-est della città. Nel pomeriggio gli investigatori hanno ascoltato le testimonianze delle tante persone vicine alle due ragazze e alla vittima. Sono stati riascoltati anche i due giovani di Pordenone che le hanno convinte a costituirsi e che hanno contattato alcuni media nazionali chiedendo soldi in cambio di ''rivelazioni scottanti e inedite, anche per gli inquirenti''. Rivelazioni infondate. Le indagini proseguiranno con gli esami del dna sui capelli delle ragazze e con una perizia sui tabulati telefonici e delle pagine facebook disposti dalla Procura. Non è escluso che vengano eseguite anche analisi scientifiche sui reperti trovati sulla scena del crimine, compresa la canottiera della vittima che avrebbe una piccola macchia di sangue, da trascinamento.

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