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Cronaca

Un bambino su sei in Fvg è un nuovo povero, economico e soprattutto educativo

Sempre più bambini anche nella nostra regione non studiano, non fanno sport ma stanno connessi. E il 41% delle nostre scuole non è agibile: i dati impietosi di Save the Children

Allarme povertà infantile in Fruli Venezia Giulia. A lanciarlo è Save the Children, che ha presentato la decima edizione della pubblicazione dell’Atlante dell’infanzia a rischio. Nella nostra regione, più di 1 minore su 6 in povertà relativa. Le altre cifre parlano di sempre meno nati (in 10 anni c'è stato un calo del 25,4%) ma solo il 22,2% dei bambini accede all’asilo nido. Inoltre aumenta la spesa sociale per famiglie e minori che sale a 275 euro pro capite, diminuisce l’abbandono scolastico (-6,2%) ma crescono i NEET - Not in Education, Employment or Training - (+2,6%). Nella regione 2 scuole su 5 non hanno il certificato di agibilità.

I dati

Oggi in Friuli Venezia Giulia il 17,4% dei minori vive in condizioni di povertà relativa, un dato al di sotto della media nazionale (22%) ma che riguarda comunque più di 1 minore su 6 in regione, e conferma come la povertà minorile resti una vera emergenza. Basti pensare che a livello nazionale negli ultimi dieci anni il numero dei minori in Italia che vivono in povertà assoluta è più che triplicato, passando dal 3,7% del 2008 al 12.5% del 2018, 1,2 milioni di bambini. 

La nuova povertà

Si tratta di una povertà che non è solo economica ma anche educativa, e che si riflette su una serie di indicatori chiave che fotografano lo stato dell’infanzia nel paese e in Friuli Venezia Giulia. Una regione in cui – complice anche la congiuntura economica non positiva - negli ultimi dieci anni sono nati sempre meno bambini, con una percentuale di nuovi nati che è scesa del 25,4% rispetto al 2008, in cui però è oggi presente un significativo numero di bambini e adolescenti con cittadinanza non italiana, l’11,7% della popolazione dei minori nella regione.

Povertà educativa

Tutto questo mentre l’Italia continua a non avere un Piano nazionale per l’infanzia e a investire risorse insufficienti in spesa sociale, alimentando gli squilibri esistenti a livello di servizi e prestazioni per l’infanzia e condannando proprio i bambini e le famiglie più in difficoltà ad affrontare da sole, o quasi, gli effetti della crisi. Sebbene il dato di spesa media annua in Italia resti insufficiente, il Friuli Venezia Giulia – negli ultimi 10 anni – ha incrementato di 117 euro la spesa pro capite per interventi a favore dell’area famiglia/minori, arrivando a 275 euro. In Friuli Venezia Giulia, solo il 22,2% dei bambini ha accesso ai servizi per la prima infanzia, ma si registra un progresso rispetto al 14,9% del 2008, con una spesa media pro capite da parte dei comuni per questi servizi che si attesta a 977 euro.

I tagli alle scuole

Anche la scuola è stata in questi anni colpita pesantemente in tutto il paese dai tagli alle risorse, spesso lineari, che hanno penalizzato le aree già in difficoltà. Sebbene nell’ultimo decennio si siano fatti grandi passi in avanti sul tema della dispersione scolastica, le differenze tra regioni sono molto ampie. Il Friuli Venezia Giulia si attesta sull’8,9%, un dato ben al di sotto della media nazionale (14,5%), che segna anche un netto miglioramento rispetto al 2008 (-6,2%). Scuole che restano luoghi non sicuri per gli studenti, nell’Italia fragile dal punto di vista sismico e idrogeologico: in un paese in cui gli indicatori sono drammatici, in Friuli Venezia Giulia il 41% degli edifici scolastici è priva del certificato di agibilità, un numero che si colloca al di sotto della media nazionale (53,9%) delle scuole che hanno compilato il dato.

Meno cultura e sport, più internet

In un paese in cui si è disinvestito sulle politiche sociali e sull’infanzia, la povertà educativa è una piaga in continua crescita. Basti prendere in considerazione alcuni indicatori relativi alla fascia 16-17 anni: in Italia quasi 1 minore su 2 non apre un libro durante l’anno, un dato che in Friuli Venezia Giulia riguarda oggi invece 1 minore su 3 (32,2%), senza variazioni rispetto al 2008. La deprivazione culturale nei minori resta un tema di allarme: nel corso dell’ultimo decennio la quota dei “disconnessi culturali” è diminuita in tutto il paese di 4 punti, sebbene i minori che non svolgono sufficienti attività culturali restino ancora 7 su 10, con il Friuli Venezia Giulia che si attesta al 58,8%. Anche lo sport resta per molti un privilegio: in Italia meno di 1 minore su 5 non fa sport e in Friuli Venezia Giulia questo dato scende al 6,8%. Bambini e ragazzi che leggono sempre meno, fanno poco sport e che non sono sottoposti a stimoli culturali, ma sono invece iperconnessi: nell’ultimo decennio si è assistito a una rivoluzione che ha portato all’aumento esponenziale dei minori che usano ogni giorno la Rete. Nel 2008 solo il 12,9% dei bambini e adolescenti del Friuli Venezia Giulia usava tutti i giorni internet, una quota balzata al 54,3% nel 2018.

Un Paese sempre più “vietato ai minori”, in cui i cosiddetti NEET (Not in Emplyement, nor in Education and Training) sono in Italia 1 su 4 tra i giovani 15-29enni (23,4%), il Friuli Venezia Giulia si attesta su una percentuale più bassa, fermandosi al 14,5%, una percentuale che comunque è cresciuta di 2,6 punti rispetto a dieci anni fa.

Povertà ambientale

L’impoverimento materiale ed educativo dei bambini in Italia, si accompagna anche ad un impoverimento “ambientale”. Mentre il dibattito mondiale si accende sull’impatto dei cambiamenti climatici sul pianeta, i bambini e adolescenti italiani crescono in un paese in cui c’è sempre meno verde, con un aumento di 30.000 ettari di territorio cementificato dal 2012 al 2018. Il fatto che ben il 44% dei bambini ed adolescenti italiani vada a scuola in macchina non stupisce (44,3% nella regione), soprattutto se si considera che il rapporto tra ogni neonato che nasce in Italia e le macchine immatricolate nello stesso anno è di 1 a 4 (in Friuli Venezia Giulia più di 1 a 4).

«I danni provocati in quest’ultimo decennio dall’inerzia della politica, dai mancati investimenti nei servizi per la prima infanzia, nella scuola, nelle politiche sociali, dall’incapacità di varare una norma per riconoscere la cittadinanza ai bambini di seconda generazione sono sotto gli occhi di tutti e hanno colpito anche il Friuli Venezia Giulia. Insieme alle diseguaglianze intergenerazionali, ci sono acuite le diseguaglianze geografiche, sociali, economiche, tra bambini delle aree centrali e delle periferie, tra italiani e stranieri, tra figli delle scuole bene e delle classi ghetto. Si sono divaricate le possibilità di accesso al futuro», spiega Raffaela Milano, Direttrice dei Programmi Italia-Europa di Save the Children.

Gli interventi di Save the Children per contrastare la povertà educativa in Friuli Venezia Giulia

Save the Children ha attivato su tutto il territorio nazionale 24 Punti Luce, spazi ad alta densità educativa, che sorgono nei quartieri e nelle periferie maggiormente svantaggiate delle città, per offrire opportunità formative ed educative gratuite a bambini e ragazzi tra i 6 e i 17 anni. Attualmente in Friuli Venezia Giulia è avviato a cura dell'associazione Get Up un Punto Luce a Udine, nel quartiere San Domenico/Villaggio del Sole,dove bambini e ragazzi possono usufruire delle diverse attività tra cui sostegno allo studio, laboratori artistici e musicali, promozione della lettura, accesso alle nuove tecnologie, gioco e attività motorie. 

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