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Lascia il lavoro e Udine e parte per combattere in Ucraina

La storia di Andriy, raccontata dalla mamma Nataliya: ha 26 anni, è cresciuto fin da piccolo in Friuli e ora ha scelto di andare a difendere il suo paese d'origine

Nataliya Kohut è arrivata in Friuli nel 2003 e, due anni dopo, l'hanno raggiunta i figli Oleh e Andriy, che avevano rispettivamente 15 e 9 anni. Una vita da ricostruire, dopo aver lasciato l'Ucraina. Partita da Brze?any, città di 20mila abitanti nell'ovest del paese, situata nell'Oblast' di Ternopil', a circa un'ora di strada da Leopoli, Nataliya ha lasciato la sua famiglia per cercare un futuro a Udine, dove lavora come Oss alla Quiete. E ora che il suo paese sta vivendo una delle pagine di storia più difficili di sempre, il suo cuore vive nell'angoscia. "Ieri mi sono svegliata con le notizie dei bombardamenti e ho pianto tutto il giorno. Oggi mio figlio Andriy, che vive qui in Friuli, mi ha detto che vuole partire e ora sto ancora peggio". La voce di Nataliya è rotta dal pianto e dal tormento: quel che sta succedendo lei non poteva immaginarselo e le notizie che si susseguono ora dopo ora le sembrano quasi impossibili. Andriy ha 26 anni, è cresciuto a Udine, dove è arrivato da bambino. Ha finito qui le elementari. Poi le medie e il diploma allo Stringher, indirizzo alberghiero. Da un po' di anni lavora come cuoco. Qui in città è stato al ristorante Due Palme di via Leonardo, poi le stagioni a Lignano e Bibione e ora San Martino di Castrozza, per l'inverno. Ma casa è casa e Andriy, che a differenza del fratello Oleh aveva deciso di rimanere in Italia, al sentire cosa sta succedendo nella sua terra natia ha preso una decisione irreversibile: lasciare il suo lavoro in Italia e tornare a casa, in Ucraina. 

La paura

"Da una parte comprendo la sua decisione – racconta Nataliya –, gli fa davvero onore, ma il mio cuore di mamma piange. Mi ha chiesto di dargli una mano a partire. Gli ho dato qualche numero di telefono e poi gli ho detto che non potevo farlo. Ma lui ha trovato ormai un passaggio e domani mattina (sabato ndr) partirà per l'Ucraina". Prima il ragazzo passerà a salutare la mamma e poi affronterà il viaggio. "So che non posso fermarlo. Mi ha detto 'se tutti scappiamo, chi lo difende questo nostro paese? Se fossimo tutti pronti a difenderlo, magari vinceremmo'. Sono orgogliosa di aver cresciuto un figlio che ragiona così, gli ho fatto promettere di non mettersi nei guai". Mentre racconta la vicenda Nataliya scoppia nuovamente a piangere. È difficile veder partire un figlio, è difficile vedere la tua casa in guerra. "Questa mattina al lavoro non riuscivo a pensare ad altro: le persone intorno a me sono state meravigliose. Sono grata a questo paese che mi ha accolta e alla gente che prova un sincero affetto nei miei confronti. Io ho scelto di vivere qui, ma in Ucraina c'è tutta la mia famiglia e non posso far altro che pensare a loro"

Un paese in guerra

Brze?any, infatti, è tornato da tempo l'altro figlio di Nataliya, Oleh, che fa il camionista per una ditta Lituana. Ma ci sono anche gli anziani genitori, con cui vive un nipote di 15 anni. "È uno dei tre figli di mia sorella, che è morta un anno fa. Il padre vive in Polonia e quindi lui, che è il più piccolo, vive con loro. Mia madre mi ha detto che lei è vecchia e la guerra non la spaventa, ma se succede qualcosa a loro, chi si occuperà del ragazzo?". L'incertezza a la paura sono le emozioni costanti in cui cadono i pensieri, senza tregua. Nataliya ripete che non pensava sarebbe mai successo e non riesce a concentrarsi su altro, ma non ce la fa nemmeno a pensare a come e quando potrà finire. Nei prossimi giorni starà incollata ad attendere notizie del figlio e della famiglia, così come fanno tutte le altre persone che da tempo vivono lontane dall'Ucraina, ma lì hanno lasciato una parte di loro stessi. "Andriy si è sentito con alcuni vecchi amici, sono d'accordo di vedersi. Mi ha detto che si sente pronto a far quel che deve, che magari non cambierà il mondo, ma che sarà dove deve essere se c'è bisogno di lui". Intanto per gli uomini ucraini tra i 18 e i 60 anni residenti sul territorio della Repubblica sono cominciate ad arrivare le lettere dal Governo: sono tutti arruolabili e non possono lasciare il paese. Sembra un incubo, sembra irreale. È tutto vero, e succede in Europa. 

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