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Cronaca

«Il Comune ha preso il Covid quale alibi perfetto»: l'affondo sui ritardi dei lavori pubblici

Per i consiglieri di opposizione Pirone e Scalettaris la giunta Fontanini è affetta da "annuncite": «A pagare il conto di questa politica saranno i cittadini e Udine stessa»

Il Comune di Udine ha annunciato nei giorni scorsi l'avvio della seconda fase di lavori nell'area dell'ex Macello, ma l'opposizione non ha fatto attendere la sua replica in merito.

«A quasi metà mandato, di fronte a un elenco di ritardi ben superiore alle iniziative realizzate, è partito il nuovo ritornello della giunta Fontanini che ha preso il Covid quale alibi perfetto per giustificare la mancata realizzazione di ciò che già prima di questa tragedia non stava riuscendo a portare a termine», è l'affondo del consigliere di Progetto Innovare Federico Pirone e del collega dem Pierenrico Scalettaris.

Lavori fermi

«Da bilancio consuntivo 2019, la scorsa settimana si sarebbe dovuta collaudare Casa Cavazzini, il 31/12/19 sarebbero dovuti essere già terminati i lavori della Biblioteca Civica e della scuola media Manzoni, per non parlare del progetto dell'Experimental City, della scuola media Fermi, del secondo lotto dei lavori dell'ex macello (partito solo ieri): questi sono solo alcuni esempi di opere abbondantemente annunciate in questi due anni e già in ritardo ben prima di questa tragica emergenza», elencano Pirone e Scalettaris.

Le richieste dell'opposizione

«Nell'ultimo consiglio comunale abbiamo denunciato questa situazione e chiesto al sindaco di condividere con la città alcune priorità chiare e utili a riprogrammare il futuro, sia sulle opere pubbliche sia sui servizi, come stanno facendo altre città in Italia e in Europa». L'opposizione chiede che venga data precedenza a ciò che può essere portato a termine «senza lungaggini, alla sicurezza delle scuole, all'efficientamento energetico, alle infrastrutture digitali. Invece la giunta è vittima della politica dell'"annuncite" e di una autoconsolazione che sta facendo danni alla città».

La riqualificazione di Casa Cavazzini

Goldin non Goldin

«Due anni fa gli assessori Franz e Cigolot gonfiavano il petto annunciando i 150 mila visitatori al mese della mostra di Goldin, dato irreale e ben superiore ai numeri ottenuti nelle più grandi città d'arte italiane: oggi l'unica sicurezza è che Goldin ha di meglio da fare che la mostra a Udine, nonostante siano stati affidati a professionisti di sua fiducia gli incarichi per la redazione del progetto definitivo. A pagare il conto di questa politica saranno i cittadini e Udine stessa», concludono Pirone e Scalettaris.

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