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Cronaca Centro / Via Vittorio Veneto, 23

Il centro si svuota: chiude i battenti l'american bar Sottovoce

Serrande abbassate da sabato prossimo per il bar-tavola calda all'angolo tra via Vittorio Veneto e piazza Duomo. I proprietari lamentano il calo degli affari, una mancata collaborazione da parte del Comune e gli esorbitanti canoni di affitto, mai abbassati nonostante la crisi. Il titolare: "Ce ne andiamo ora, prima che sia troppo tardi"

Chiude un altro esercizio nel centro storico di Udine. Sabato prossimo abbasserà definitivamente le serrande dopo 10 anni di attività l’american bar SottoVoce di via Vittorio Veneto, 23. I due gestori, Orazio e Loreta,  lui originario di Treviso, la moglie di Reana del Rojale, dicono “basta”. I loro livello di sopportazione a tenere in vita un’attività nel cuore cittadino ha raggiunto l’apice. “Sabato chiudiamo il locale. – ci spiega Orazio -. Scriva pure che chiudiamo per incomprensioni e perché è mancata la volontà, soprattutto da parte del Comune, di venirci incontro e di trovare qualche soluzione. Tutti se ne lavano le mani”.

Il titolare ci spiega di essere convinto della sua decisione ma dalla voce traspare comunque amarezza e dispiacere. Gli affitti sono troppo cari e il Comune per non avere rogne nega tutte le autorizzazioni. Le faccio un esempio. Quando, a mie spese, ho modificato la destinazione d’uso da magazzino a cucina, del locale presente sotto la mia tavola calda, ho seguito un iter infinito, controlli e verifiche da parte di tutti. Ci mancava ancora un po’ solo l’avvallo della Guardia Forestale. E dopo aver ottenuto l’agognata autorizzazione, il Comune me l’ha ritirata dicendo che si erano sbagliati e sostenendo che era meglio non rischiare. Insomma – continua Orazio –, a tutt’oggi sono ancora in causa e ho perso un sacco di tempo e di soldi. Potevamo trovare una soluzione, si poteva mediare, ma nulla è stato fatto. Si sa, il buon senso accontenta tutti, ma evidentemente non a Udine. Stessa storia per i permessi dei tavolini da mettere all’esterno, ogni volta una scusa per ostruire il nostro lavoro e la nostra offerta ai clienti: Belle Arti, vincoli, divieti, burocrazia. E poi ztl,  parcometri, multe, limiti al tasso alcolemico…”.  

Orazio e Loreta da sempre lavorano nel settore e mai come negli ultimi anni hanno visto il loro lavoro calare, al punto da vedersi costretti a chiedere una riduzione dei canoni di affitto, poi negata, anche dai proprietari dei muri del loro stabile. “Sa chiaro, questo non è il motivo per cui ce ne andiamo. Il lavoro si è modificato, è ridotto. Una volta durante le ore del pranzo, le più remunerative, incassavo 1.400 euro. Ora, in genere, ne incasso 400. Tutte le attività intorno a noi, la Posta, le banche, ecc., hanno sempre di più personale con orari ridotti.  Pensi, una volta avevo 6 dipendenti, ora solo 2, assunte comunque a tempo indeterminato. E’ impossibile starci dentro, mi sembra normale vedersi costretti a chiedere una riduzione di affitto. Stiamo lavorando in maniera indecente e il lavoro non è più gratificante. Nonostante mi alzi alle 4 della mattina, non riesco a progredire. Non posso lavorare 12-14 ore al giorno per guadagnare 1000 euro al mese.”

Ora vado in pausa, poi forse apriremo qualcosa altrove. Probabilmente in un paese, dove le cose sembrano funzionare meglio, anche a detta dei miei stessi fornitori. Di sicuro ci rimboccheremo le maniche come abbiamo sempre fatto. Siamo sempre stati degli imprenditori, siamo abituati al lavoro, al cambiamento e abbiamo decine di anni di esperienza. Mia moglie fa questo lavoro da quarant’anni, io da trenta”. Orazio da giovane faceva il meccanico ed era proprietario di un’officina, la moglie, già negli anni ’70-’80,  era la titolare di una storica pizzeria con sala da ballo a Feletto Umberto, si chiamava Cento Colonne. Poi, nel lontano 1993, una nuova avventura: inaugurano un’attività nell’allora nuovissimo Centro Commerciale Friuli, terminarla 11 anni dopo con il trasferimento a Udine e l'apertura dell'amercian bar  SottoVoce.Ci siamo trasferiti in via Vittorio Veneto prima del drammatico calo di attrattività di quegli spazi. Avevamo intuito per tempo il calo di affari. Ora, come all’epoca, abbiamo “nasato” la situazione e abbiamo deciso di cambiare per ricominciare daccapo. Ce ne andiamo ora, prima che sia troppo tardi”.  

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