A fine aprile il processo per l'omicidio Toffoli: il Dna sull'arma del delitto è del vicino di casa

Il processo per l’omicidio di Lauretta Toffoli prenderà il via il prossimo 27 aprile. La scorsa settimana la gup del tribunale di Udine, Mariarosa Persico, ha deciso per il rinvio a giudizio dell'imputato per le ipotesi di omicidio volontario e rapina, entrambe pluriaggravate, dopo aver evidenziato come l'esame del Dna effettuato sui profili genetici presenti sul coltello usato contro Lauretta Toffoli e sotto le unghie della vittima, abbia dato come esito l'appartenenza a Vincenzo Paglialonga. La prova genetica si unisce dunque a quelle già raccolte in precedenza, ovvero il ritrovamento nella sua abitazione dell’arma del delitto, della refurtiva sottratta dall’appartamento della vittima, di un paio di calzini sporchi del sangue di Toffoli, ma anche le lesioni da taglio sul volto di Paglialonga, ritenute compatibili con un tentativo di difendersi della donna. Essendo stata la perizia difensiva ritenuta poco approfondita, la gup non ha ammesso la richiesta di rito alternativo. Nel frattempo, in settimana sono arrivate per Paglialonga altre due condanne: la prima per violenza privata e molestie ai danni di un condomino, la seconda per minacce rivolte in pronto soccorso a un paziente, entrambi fatti risalenti a fine 2021. In entrambi questi casi, il giudice ha tenuto conto della perizia psichiatrica effettuata in occasione della condanna per evasione dai domiciliari, quando la capacità d'intendere e di volere di Paglialonga è stata ritenuta "grandemente scemata". Perizia che sarà usata come attenuante, per il vizio parziale di mente. 

La richiesta della difesa di tenere conto della malattia di Paglialonga