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Cronaca Via Cividale / Via Spalato

Anpi Udine, la commemorazione della strage nazista avvenuta 75 anni fa

Domenica 5 aprile, all'esterno delle carceri di Udine, una delegazione dell'Anpi ha commemorato l'uccisione dei 29 partigiani a opera delle SS naziste nel 1945

Ieri, domenica 5 aprile, una delegazione dell'Anpi di Udine ha commemorato, fuori della carceri di via Spalato, l'uccisione dei 29 partigiani a opera delle SS naziste nel 1945. Quest'anno ricorre il 75esimo anniversario della strage.

La commemorazione

Presenti alla cerimonia la presidente della sezione Anpi "Città di Udine", Antonella Lestani e il vice presidente Alessio Vicario, accompagnati dai rappresentanti della Protezione civile, nel pieno rispetto delle norme vigenti in materia di contenimento del Covid-19.

Il ricordo

Durante la commemorazione, i presenti hanno deposto una corona d'alloro alla lapide, posta sul muro esterno del carcere di Udine, al fine di celebrare il 75esimo anniversario della barbara strage che ha portato, per mano delle SS di Hitler, all'uccisione di 29 partigiani.

La storia

Cosa successe il 9 aprile del 1945? A raccontarlo il professor Flavio Fabbroni, storico dell'Anpi di Udine.

Era il 14 marzo 1945, mercoledì. Prelevati dal carcere di via Spalato, circa 20 partigiani vennero scortati in via Treppo, dove li attendeva un tribunale tedesco. Requisitorie e accuse erano pronunciate in tedesco e approssimativamente tradotte dall'interprete, il maresciallo Hans Johannes Kitzmüller. Dopo circa tre ore, uscirono dall'aula, incrociando l'altro scaglione di 20 partigiani, a loro volta da processare. Finiti i processi-farsa, una cosa i partigiani avevano capito: che 37 di loro erano stati condannati a morte. Di solito il carcere di Udine era usato dai tedeschi come un serbatoio da cui pescare le vittime da fucilare per rappresaglia, come era successo per i fucilati al cimitero l'11 febbraio, in risposta all'attacco alle carceri del 7 febbraio, con la liberazione di decine di prigionieri; e così pensarono i condannati, rassegnati ormai alla loro sorte.

Scriveva ai familiari uno di loro, Mario Foschiani “Guerra”: “Siamo qui in agonia, ma siamo allegri e vi possiamo assicurare che teniamo allegro tutto il carcere. Non tremai dinanzi al teatrale processo. Tutti i compagni ci guardavano; sorridenti e cantando uscimmo dall'aula. Noi siamo già rassegnati perché sappiamo che i tedeschi ci liquideranno senza pietà. Ma vi dichiaro che sono orgoglioso di morire per la mia Patria libera e indipendente. Addio a tutti. Morte al fascismo! Morte all'invasore! Libertà ai Popoli”. I condannati pensavano che il mattino dopo sarebbero stati condotti in qualche luogo per la fucilazione, invece il giorno dopo erano ancora in cella, e così per tanti altri giorni. Diventava sempre più evidente che non di rappresaglia si trattava, ma di un inutile sfogo della rabbia per la sconfitta ormai ineluttabile. Nonostante il silenzio mantenuto dal quotidiano fascista “Il popolo del Friuli” sulla vicenda, la notizia si diffuse in città, suscitando grande emozione. Subito i comandi partigiani si attivarono cercando di catturare più ufficiali tedeschi possibile, per proporre uno scambio; e si mobilitarono anche varie personalità udinesi, tra le quali l'Arcivescovo, che però riuscì soltanto a far ridurre il numero dei condannati: da 37 a 29.

9 aprile 1945, lunedì.
Scriveva in quella data nel suo diario dal carcere Gino Pieri: “Stamani poco dopo le cinque sono stato destato da alcuni colpi di fucile e di mitra.. Alle sei si è affacciata a darmi il buongiorno la guardia che montava in servizio e mi ha detto: “Avete sentito? Hanno fucilati i condannati a morte”. I condannati erano stati fucilati in tre gruppi: il primo contro il muro del cortile interno, a sinistra per chi entra; il secondo a destra; e quindi il terzo. E infine gli isolati colpi di pistola per il colpo di grazia a quelli che davano ancora segni di vita.

La mattina di 22 giorni dopo, Udine era liberata e il Sindaco nominato dal CLN, Giovanni Cosattini, nel pomeriggio accoglieva le truppe inglesi e neozelandesi che entravano in città da Viale Venezia.

I fucilati sono:
1. Angelo Adamo da Comiso, anni 30;
2. Gio Batta Beccia da Ronchis, anni 21;
3. Mario Bolognato da Firenze, anni 26;
4. Umberto Bon da Manzano, anni 31;
5. Matteo Bossa da Paesana, anni 19;
6. Luigi Ciol da Teglio Veneto, anni 19;
7. Giunio Coloricchio da Pozzuolo, anni 19;
8. Luigi Coradazzi da Socchieve, anni 23;
9. Francesco Del Vecchio da Barletta, anni 23;
10. Giuseppe Favret da Azzano X, anni 18;
11. Ovidio Favret da Azzano X, anni 21;
12. Mario Foschiani da Udine, anni 32;
13. Salvatore Genovese da Randazzo, anni 24;
14. Giovanni Ghidina da Forni di Sotto, anni 41;
15. Albino Gonano da Prato Carnico, anni 26;
16. Luigi Grahrelj da Gorizia, anni 18;
17. Elio Livoni da Buttrio, anni 25;
18. Mario Modotti da Udine, anni 32;
19. Valentino Monai da Amaro, anni 29;
20. Antonio Morocutti da Treppo Carnico, anni 27;
21. Leandro Nonini da Gemona, anni 29;
22. Gino Nosella da Portogruaro, anni 20;
23. Enrico Pascuttini da Spilimbergo, anni 20;
24. Elio Polo da Forni di Sotto, anni 52;
25. Arduino Potocco da Buttrio, anni 22;
26. Enno Radina da Villasantina, anni 31;
27. Benito Siniciali da Sesto al Reghena, anni 21;
28. Giulio Tesolin da Fiume Veneto, anni 21;

29. Napoleone Zompicchiatti da Manzano, anni 41.

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