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Chiude il tempio della birra in città. «Udine in questo momento non può dare molto»

Dopo quasi 8 anni di attività chiude il Grand Cru di via Cesare Battisti a Udine. Il titolare Gianluca Patruno: «Nel 2022 il fatturato è crollato e con l'aumento dei costi anche l'affitto è diventato insostenibile»

E anche la prima bottiglieria a Udine dedicata esclusivamente al mondo della birra chiude: l'avventura del Grand Cru di via Cesare Battisti, aperto 8 anni fa, è finita ufficialmente ieri, lunedì 6 marzo, quando anche l'ultima bottiglia di birra è stata venduta. L'annuncio risale al 28 di febbraio: Gianluca Patruno, 47enne udinese titolare dell'attività, ha deciso di affidare la notizia ai social. 

Pregiate, pregiati,
consapevoli  della caducità delle cose, almeno delle cose umane, senza troppi giri di parole che potrebbero risultare banali o peggio lamentosi, nostro malgrado comunichiamo la prossima chiusura della Bottega Grand Cru Udine. 
Quasi 8 anni son passati, noi ci siamo divertiti!  
La speranza è di aver lasciato qualcosa di meno liquido e volatile delle, seppur ottime, degustate birre!
Or dunque, saremo aperti fino a sabato 11 marzo, praticando dal 1 marzo adeguati sconti sulle birre a scaffale.
Passate … anche solo per un saluto … la vostra presenza sicuramente ci sarà graditissima! 
La buona birra continuerà a scorrere!
Saluti e salute

«Ho deciso di comunicare alla mia clientela della chiusura e avevo stimato che ci sarebbero volute due settimane, invece nel giro di quattro giorni ho finito tutto, fatturando quanto nel mese di gennaio», ci confida Patruno che ha chiuso anzitempo il negozio. Già, il fatturato. Ha resistito nei due anni di pandemia e poi, nel 2022, è drasticamente crollato. «Quando ho cominciato quest'avventura la risposta degli e delle udinesi è stata buona, siamo stati capiti nonostante qui il vino la faccia da padrone, perché la birra artigianale ha cominciato a venire fuori». Ma qualcosa è andato decisamente storto. Se il 2020 e il 2021 sono stati anni difficili ma sufficienti, il 2022 si è rivelato essere l'anno della svolta, ma in peggio. «Vuoi il covid, la guerra, gli aumenti, l'inflazione... ma vuoi anche che chi si può permettere di spendere qualcosa si è detto "sto tranquillo", fatto sta che da gennaio a novembre c'è stata una perdita costante di fatturato pari al 30% e per me è diventato insostenibile». Lo scoramento è tanto, ma per Patruno si tratta di una visione d'insieme. 

Insostenibilità

«Se nei due anni di pandemia ci siamo dati da fare e siamo rimasti a galla in maniera più che decente, il 2022 è stato un anno difficilissimo per quanto riguarda gli incassi. Dopo 7 anni ho visto le cose andare malissimo: pensavo di aver seminato qualcosa di più, ma tra i costi di gestione aumentati, da affitto all'energia, alla materia, e anche l'aumento della birra, il margine si è ridotto. Il centro di Udine, poi, nell'ultimo periodo si sta spopolando, aldilà del fine settimana i passaggi sono molto ridotti, almeno in questa parte della città». Per Patruno qualcosa è proprio cambiato nelle abitudini delle persone, e la città non è stata in grado di accompagnare questo cambiamento. «È un po' nella natura umana, credo, ma anche dei friulani: ci si innamora e ci si dimentica. Le persone devono sempre essere stimolate e Udine in questo momento non è una città che può dare tanto dal punto di vista economico. Gli affitti di Udine sono altissimi e anche se il mio era ragionevole, per il mio margine di guadagno e il mio giro di affari anche quello era troppo alto».

L'avventura

Nonostante il dispiacere per la chiusura, a Patruno rimane il ricordo di un sogno realizzato. «È stata senza dubbio una bellissima avventura, che mi ha fatto conoscere tante persone interessanti. Tra tutte ne ricordo una, un cliente australiano che veniva una volta all'anno in Italia a trovare i parenti della morosa e passava sempre da noi. Poi è stato bello inventarsi eventi, degustazioni e portare qualcosa di originale in città», conclude. E che si abbassi anche questa serranda. 

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