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Cronaca

Caso Sauvignon, il procuratore De Nicolo: «La Doc non si appone a casaccio»

Il magistrato è intervenuto sulla questione che sta animando il mondo vinicolo friulano in questi giorni: «Abbiamo eseguito perquisizioni in 17 aziende verso cui c'erano elementi serissimi. Stiamo parlando di un'inchiesta per cui attenderemo serenamente le dichiarazioni dei giudici. Il fatto che si sappia che riguarda un numero ridotto di aziende mi sembra tranquillizzante nei confronti dei consumatori»

La comunicazione della notizia di reato, sull'ipotesi di una sofisticazione del Sauvignon prodotto da 17 aziende di cui 15 friulane, è arrivata in Procura a Udine il 3 agosto. Data in cui è stato aperto il fascicolo d’inchiesta e assegnato al pm di turno Marco Panzeri. Il primo sequestro, in una cantina, è stato eseguito il 3 settembre. Il giorno dopo i Carabinieri del Nas di Udine - comandati dal capitano Pisapia - e il personale dell'Ufficio repressione frodi Icqrf - coordinato dalla responsabile Tiziana Populin - hanno eseguito una perquisizione in casa dell'enologo che avrebbe inventato la sostanza, non dannosa per la salute. Tempi «brucianti» come li ha definiti oggi il Procuratore capo di Udine Antonio De Nicolo.

L’AZIONE. La perquisizione in casa dell'enologo ha «portato a eseguire il 10 settembre perquisizioni ai soggetti che ci risultavano in contatto con lo stesso. Abbiamo dovuto accelerare i tempi, si è creata una sciagurata coincidenza perché avevamo fondato sospetto di fuga di notizie. Infatti nell'ultima perquisizione, il 12 settembre, è stata sequestrata una cisterna con 120 ettolitri di vino sottratto da uno dei luoghi perquisiti. Rischiavamo di vanificare le indagini»

IL “NASCONDIGLIO”. Il vino “contraffatto” è stato trovato in un capannone dismesso di un'azienda nella zona industriale tra Orsaria e Premariacco, nella zona dei Colli Orientali del Friuli. L'indagine sulla presunta sofisticazione riguarda, a detta del magistrato, «un ridotto gruppo di cantine rispetto al gran numero di produttori 'sani'. Abbiamo eseguito perquisizioni in 17 aziende verso cui c'erano elementi serissimi. Stiamo parlando di un'inchiesta per cui attenderemo serenamente le dichiarazioni dei giudici. Il fatto che si sappia che riguarda un numero ridotto di aziende mi sembra tranquillizzante nei confronti dei consumatori. 

NO A DOC “FITTIZIE”. «La doc non si appone a casaccio - precisa De Nicolo -. I vini devono essere prodotti con determinato procedimento. È giusta una sperimentazione, ma allora non si può chiamare quel vino Sauvignon e dev'esserci un'etichetta che la indichi».

ADDITIVO NON DANNOSO. Gli investigatori hanno ribadito che la sostanza non è dannosa per la salute dei consumatori. «Altrimenti non avremmo contestato solo la frode in commercio», ha chiosato il Procuratore. Ma saranno le analisi di laboratorio a stabilire esattamente la natura del preparato, e a chiarire se sia stato utilizzato per la fermentazione del mosto.

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