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Cronaca

Parto in casa: dopo il nostro articolo, la risposta della Società Italiana di Neonatologia

A marzo aprirà la prima casa maternità di Udine, la seconda in regione dopo quella di San Dorligo della Valle. Nonostante il parto in casa sia sempre più scelto dalle future mamme, la Società Italiana di Neonatologia vuole chiarire alcuni aspetti

Non dovrebbe essere una gara. La maternità e il benessere di genitori e bambini dovrebbero essere argomenti che interessano la società senza schieramenti o pregiudizi. Dopo la pubblicazione del nostro articolo sull'aperutra della prima casa maternità di Udine, seconda in tutta la regione, ci è giunta una nota informativa della Società Italiana di Neonatologia, che riportiamo integralmente.

Il parto a domicilio è una realtà marginale in Italia e rappresenta lo 0,05-0,1% delle nascite, secondo le stime riportate dalla Società Italiana di Neonatologia (SIN). La scelta di partorire a casa trova motivazione in vari elementi centrati fondamentalmente sulla esigenza delle partorienti e dei loro familiari di vivere un momento così speciale e pregnante di significati come quello della nascita in un ambiente familiare e confortevole, con meno interventi, rispettando quella che viene percepita come la naturalezza dell’evento nascita. Tutto ciò con la convinzione, rafforzata e sottolineata dagli operatori coinvolti nel parto a domicilio, che tale procedura sia del tutto sicura.
Per fare sì che la libera scelta di dove partorire sia davvero consapevole, come dovrebbe, è necessario chiarire alcuni aspetti.
Il primo è quello della sicurezza. Nella maggior parte dei casi il parto può essere espletato, soprattutto in assenza di noti fattori di rischio, senza interventi medici. Tuttavia, esiste la possibilità, anche nelle gravidanze a basso rischio, soprattutto nelle donne al primo parto, e anche dopo un travaglio regolare, che sopravvengano complicanze non prevedibili a priori, sia per le partorienti sia per il neonato, che possono essere adeguatamente affrontate in maniera efficace e tempestiva solo in un ambiente ospedaliero. Anche pochi minuti fanno una differenza sostanziale negli esiti di vita e di salute dei neonati che richiedono assistenza alla nascita e delle mamme.
In tutti i Punti Nascita della Regione il personale delle Sala Parto viene periodicamente formato con corsi di rianimazione neonatale tenuti da formatori certificati dalla Società Italiana di Neonatologia e basati sulle linee guida internazionali. A differenza di ciò che accade nel parto a domicilio o nelle case maternità, un operatore in grado di condurre una rianimazione avanzata, compresa l’intubazione (pediatra neonatologo o anestesista della sala parto), è sempre prontamente disponibile in tutti i Punti Nascita. Ciò, come possiamo testimoniare tutti noi, contribuisce quotidianamente a salvare la vita ai neonati.
Per mantenere un livello di competenza adeguato, il Ministero della Salute ha fissato a 500 all’anno il numero minimo di sicurezza di parti espletati per Punto Nascita, per far sì che il personale sanitario che assiste la nascita abbia l’esperienza necessaria, oltre ad essere richiesti contesti organizzativi e strutturali (ad esempio immediata disponibilità di sala operatoria per l’eventuale taglio cesareo in emergenza) che consentano di affrontare tempestivamente le possibili emergenze. Il numero dei parti assistiti annualmente a domicilio è di molto inferiore a tale soglia di sicurezza.
La mortalità neonatale si è drasticamente ridotta nel passaggio storico del Dopoguerra dal parto a casa a quello in ospedale, e ora in Italia è a livelli di eccellenza mondiale. Nei Paesi Bassi, dove il parto a domicilio è storicamente molto più diffuso che negli altri Paesi occidentali, e dove questa pratica viene svolta con stretti criteri di selezione e con la integrazione con i servizi ospedalieri, si è osservata una controtendenza negli ultimi anni, con una netta riduzione dei parti a casa dal 25% nel 2005 al 15% nel 2015.
Studi della letteratura scientifica mostrano un aumento di mortalità e morbidità neonatali (bassi punteggi di Apgar, maggiore asfissia neonatale) nei parti programmati a domicilio.
Per questo e altri motivi, sia la Società Italiana di Neonatologia (vedansi la pubblicazione del 2019 “Parto in casa: rischioso e da evitare” scaricabile dal sito della SIN www.neonatologia.it e l’articolo del Presidente della SIN prof. Fabio Mosca “Il parto in ambiente extraospedaliero: quali rischi?” comparso su SINinforma a settembre 2019) sia le società scientifiche internazionali come la Accademia Americana di Pediatria, con il supporto delle società ginecologico-ostetriche, si sono espresse a favore del parto in ospedale rispetto a quello a domicilio o nelle case maternità.
Le Società scientifiche internazionali hanno elaborato dei requisiti per ridurre il rischio del parto a casa che comprendono, tra le altre cose, criteri di selezione basati sulla letteratura scientifica (il parto a domicilio viene controindicato, ad esempio, alle donne al primo parto, o di età superiore ai 35 anni, o con gravidanze protratte oltre il termine) e che prevedono l’esistenza di una organizzazione integrata ben codificata tra ospedale e domicilio/case maternità, che al momento nella nostra realtà non è presente.
Il luogo più sicuro dove partorire è l’ospedale. Questo va affermato con chiarezza ed è un diritto della future mamme e delle loro famiglie essere messe a conoscenza di questo dato certo nel momento in cui decideranno dove partorire.
L’esigenza di rendere il parto una esperienza meno medicalizzata, più rispondente ai ritmi naturali e ai bisogni individuali di mamma e bambino è ben nota in ambito ospedaliero ed è una tematica cara agli operatori della sala parto. Tanto lavoro è stato fatto negli ultimi anni e tanto si continua a fare per rendere la esperienza del parto la più fisiologica possibile. In tutti i Punti Nascita della Regione il distacco ritardato del cordone ombelicale è una pratica consolidata e si prestano molta attenzione e molta cura affinché le mamme possano tenere il loro neonato pelle a pelle subito dopo il parto, favorendo il legame (“bonding”) affettivo profondo caratteristico della maternità, e possano avviare l’allattamento al seno, senza essere interrotte da procedure mediche dilazionabili in un momento successivo. Certamente molto si può e si deve ancora fare, ma la strada intrapresa è questa, e i passi avanti vengono compiuti con impegno e convinzione ogni giorno, nella massima sicurezza possibile.
Il Coordinamento Friuli Venezia Giulia della Società Italiana di Neonatologia

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