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Martedì, 23 Aprile 2024
Cronaca Centro / Viale Trieste

Recuperato il "Tesoro di San Vito": 2 milioni di euro nel letto del Ledra

L'operazione congiunta di carabinieri e polizia ha permesso di recuperare la refurtiva, sottratta in banca a Cervignano lo scorso mese di giugno. Il "commando" voleva rapinare anche il Monte Paschi di via Marco Volpe, sequestrando il personale e due negozianti che lavorano vicino all'istituto

Dieci arresti e il recupero del prezioso tesoro di San Vito, che in questi giorni verrà restituito alla parrocchia di Marano. Sono questi gli elementi principali dell’operazione “Trinacria”, messa a segno dal Nucleo Investigativo dei Carabinieri e dalla Squadra Mobile  di Udine sotto la direzione della locale Procura. 

IL FURTO DEL “TESORO”. Il tutto ha avuto origine dalla rapina dello scorso 3 giugno, ai danni della “Cassa di Risparmio del Fvg” di Cervignano. In quell’occasione un commando composto da almeno 4 o 5 persone, tutte coperte coi passamontagna, aveva fatto irruzione all’interno dell’istituto, sorprendendo e sequestrando il personale ed un cliente. Gli ostaggi erano stati trattenuti per oltre due ore, durante le quali i rapinatori si erano impossessati del denaro contante presente e dei valori contenuti in 27 cassette di sicurezza. Una di queste cassette custodiva anche il così detto “Tesoro di San Vito” (già oggetto di un furto nel 1928), appartenete alla parrocchia di San Martino Vescovo di Marano Lagunare, del quale facevano parte due statuette in oro e argento risalenti al 1300, del valore di circa 2 milioni di euro. L’operazione aveva fruttato nel complesso un “bottino” di 3 milioni. 

LE INDAGINI. Le indagini svolte hanno consentito di individuare “il basista” del gruppo, un incensurato, insospettabile, di origine siciliana residente a Cervignano. Il successivo monitoraggio di quest’ultimo e della compagna ha permesso di indentificare tutti i componenti del commando, costituito da “trasfertisti” palermitani, pluripregiudicati per  reati gravi. Inoltre., in un appartamento di Udine in Via Susans, è stato localizzato il covo sul quale il sodalizio poteva contare in occasione dei colpi mesi a segno in Friuli. 

L’IRRUZIONE NEL COVO. La sera del 5 novembre carabinieri e polizia sono intervenuti in Via Susans, dove la banda stava perfezionando le modalità per una rapina “fotocopia” di quella di Crevignano, che il giorno successivo sarebbe stata condotta ai danni del Monte Paschi Via Marco Volpe a Udine, dove era già stato manomesso il vetro blindato di una porta secondaria dell’istituto, e dove era già stato pianificato il sequestro di due donne occupate in un attività commerciale adiacente e di tutto il personale della banca, attorno all’orario di chiusura pomeridiano.

I PRIMI FERMI. L’azione ha portato al fermo, successivamente convalidato e confermato dall’emissione di altrettante misure cautelari in carcere, di 7 dei malviventi e al recupero di maschere, tute e guanti, analoghi a quelli impiegati in occasione della rapina di Cervignano, nonché degli attrezzi da scasso e delle ventose per vetri che sarebbero serviti per la rapina. 

IL VIGILE DEL FUOCO “AMICO” E GLI ALTRI FERMI. Il 12 dicembre  è stato fermato un vigile del fuoco residente a Fagagna, che aveva fornito un sostanziale supporto alla banda occupandosi della ricettazione di parte della refurtiva. Il 15 dicembre il Tribunale di Udine ha emesso ulteriori tre ordinanze di custodia cautelare in carcere nei confronti di altrettanti soggetti residenti in Friuli e a Palermo, coinvolti a vario titolo nella rapina. 

LA REFURTIVA RECUPERATA. Tra il 19 e il 20 dicembre sono state recuperate le due statuette raffiguranti “San Vito” e “la Madonna con bambino”, risalenti al 1300 e facenti parte del così detto “Tesoro di San Vito”. I due preziosi oggetti sacri sono statio rinvenuti nel letto del canale Ledra, in zona San Daniele, dove erano state gettate da uno degli indagati nell’intento di allontanare ogni sospetto. Il 14 gennaio, attraverso un’operazione di P.g condotta in provincia di Catania, c’è stato il recupero di ulteriore parte della refurtiva comprendente, tra le altre, le cosiddette “oselle” in oro facenti parte del “Tesoro di San Vito”, oltre a monete e altri oggetti preziosi di interesse archeologico verosimilmente provenienti dalla zona di Aquileia.

L’ALTRA INDAGINE. Le attività svolte parallelamente alle investigazioni sul sodalizio criminale responsabile della rapina di Cervignano hanno originato un secondo filone d’indagine nell’ambito del quale personale del Comando Carabinieri T.P.C. (Tutela Patrimonio Culturale) di Venezia, coordinato sempre dalla Procura della Repubblica di Udine, ha potuto recuperare al patrimonio dello Stato diversi reperti archeologici di ingente valore e notevole interesse storico culturale riferibili all’area di Aquileia, ora affidati, per le perizie e le successive attività di competenza, al Museo Archeologico di Aquileia.

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