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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Cronaca Centro Studi / Viale Leonardo Da Vinci

Addio al Bar Centro Studi, le emozioni e i ricordi del gestore Roby

La chiusura del Bar era nell'aria, ma ha colto molte persone alla sprovvista. Lo stesso Roberto Ceccato deve ancora digerire la decisione che è stato costretto a prendere, ma parla con piacere dei momenti vissuti all'interno di quattro mura storiche per generazioni di studenti udinesi

«Entro fine anno mi sarebbe arrivata la pensione, e il cambio generazione è stato notevole». Inizia in questo modo la chiacchierata con Roberto Ceccato - storico gestore del Bar Centro Studi - quando gli chiediamo le ragioni del cambio gestione, con il conseguente addio al suo storico posto. «La scelta è stata un modo come un altro per ottenere una buonuscita - prosegue quello che per tutti è Roby - . Questo è un momento di crsi, e nessuno aveva i soldi in tasca per rilevare l'attività. Io ho tenuto duro per andare avanti, ma non c’erano prospettive di gente con soldi e che volesse investire, quindi ho pensato che se avessi aspettato ancora un po’ avrei rischiato di buttare 20 anni di lavoro». Questo per quello che riguarda il doverso lato pratico, ma la componente emozionale non è facile da governare: «Non ho realizzato ancora quello che è succeso, è stata una botta abbastanza pesante. Stiamo cercando, assieme al mio socio, una nuova sistemazione, per fare un lavoro di semplice osteria. Comunque Il discorso è stato fatto anche perché che nel nel giro di due o tre anni sono andati scemando i grandi personaggi che caratterizzavano il locale».

Roby non è un semplice barman, nel corso degli anni è diventato un simbolo, un punto di riferimento per la vita di tantissimi studenti che si sono succeduti nel corso degli anni, divisi principalmente tra Marinelli, Malignani e Zanon, senza però escludere "incursioni" dalle altre realtà scolastiche cittadine. Per questo con lui abbiamo ripercorso i ricordi migliori di questi vent'anni e cercato di capire quello che succederà nel suo futuro, certi che 'i suoi studenti' lo andranno a trovare in qualunque altro posto lui andrà.

ANNI INDIMENTICABILI. Che ne dici di fare un piccolo excursus di ricordi, dedicato a tutti gli studenti che hanno frequentato il Bcs? Ad esempio parlando degli studenti e dei momenti che ricorderai con più piacere. «Il mio primo studente è stato Gianni. Tutti sanno chi era perché è stato il simbolo del bar per anni. Nei primi anni ho conosciuto nei molti ragazzi del Malignani, poi son cominciati gli anni del Marinelli. Non parliamo di singole persone, ma proprio di intere sezioni predominanti all’interno del bar, come la E e la N. Momenti da non dimenticare? Sicuramente le prime feste studentesche inventate al Bcs. Nel ’99 è nata l’idea della festa, poi sicuramente tutte le cene con i tanti ragazzi delle scuole che frequentavano il locale, una volta all’anno, e tutti i pesci di aprile. Il momento clou dell'anno però è sempre stato qullo degli esami di maturità, quando mi divertivo ad azzeccare le materie e a salvare tanti studenti. Dal 2003 in poi però, con quelli che avevano meno voglia di studiare (ride). Ce ne sono tanti di episodi, non basterebbe neanche un giorno per elencarli tutti, se poi pensiamo agli scherzi, le batture le cavolate che abbiamo combinato in tutti questi anni. Il Bcs non era un semplice bar, ci passavi il tempo ma non annoiandoti. Quando l’ho aperto, in testa avevo un'idea alla "Happy Days", e in fondo è diventato così il bar: c’erano il jukebox e c’era sempre il Fonzie di turno».

GLI ESORDI LAVORATIVI E LA SCINTILLA CON IL BCS. Quando e come hai iniziato a fare il Barman e come hai avuto l'idea di aprire il Bar del Centro Studi? «È iniziato tutto quando avevo 8 anni e rimasi affascinato dal bar gestito da mia nonna. CI andavo spesso, e con il passare degli anni ho iniziato a farmi le ossa soprattutto durante le superiori, quando facevo le stagioni negli hotel di prima categoria assieme a mio zio. Per un po’ di anni ho lavorato in Liguria, e poi sono finito al Contarena, fino a diventare gestore di un locale vicino ai sindacati, in via Percoto. E poi è arrivato il Bcs: io avevo il commercialista in quella via, e ogni volta che ci passavo vedevo il bar sempre vuote e mi chiedevo  come facesse un bar davanti a scuola a non avere nessun giovane dentro. Entrato lì mi sono calato in quella realtà. I miei trascorsi liceali e al seminario mi ha hanno aiutato molto, anche a dare una mano ad insegnare il latino a certi studenti (ride). La marcia in più è sempre stata l’aver trovato sempre delle persone semplici, con cui abbiamo sempre giocato e studiato».

IL FUTURO. Cosa succederà ora? «Il Bcs diventerà una pasticceria. Nella mia idea di abbandono del locale volevo fare un passaggio di consegne che non fosse traumatico, contavo di stare fino a giugno per insegnare un po’ di cose a chi avrebbe preso il mio posto ma non ci siamo mai trovati e siamo su un’altra onda di pensiero. Loro avevano in testa un’altra cosa. Io ora sto cercando con il mio produttore di vino una locazione con una politica di prezzi onesti, per questo motivo sarà dura trovare un posto in centro. Spero di combinare qualcosa per continuare e rivedere tutti i vecchi studenti. Comunque davvero non mi aspettavo una sfilza di pensieri e parole come quella che mi son ritrovato in questi giorni - mi sono arrivate anche due lettere dalla Francia - sono rimasto davvero a bocca aperta, ma più in negativo che in positivo, perché è davvero finito qualcosa di importante per la mia vita».

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