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Cronaca

Auotrasportatori FVG, confusione dopo ultima stretta del Governo

La denuncia del capo categoria degli Autotrasportatori di Confartigianato Fvg, Stefano Adami, dopo la decisione di sabato notte del fermo delle attività. «Abbiamo i camion carichi e non sappiamo se possiamo partire lunedì per il timore di trovare chiuso il luogo di scarico. C’è una confusione totale. Non si può agire così»

«Pur consapevoli che la salute dei cittadini sia una prerogativa fondamentale, pensiamo che una classe politica attenta e capace di gestire l’emergenza abbia il dovere di non mettere in difficoltà chi quotidianamente si mette al servizio di tutti e si adopera per garantire i rifornimenti per le comunità. Non è possibile che per l’ennesima volta si prendano misure del genere in serata senza alcun preavviso».

La denuncia

È la denuncia del capo categoria degli Autotrasportatori di Confartigianato Fvg, Stefano Adami, d’innanzi all’ondata di incertezza e di preoccupazione che si riversata in queste ore su una categoria, già pesantemente provata, dopo il provvedimento preso sabato notte dal Governo che prescrive il fermo di tutte le attività, salvo le essenziali, per contrastare il diffondersi del coronavirus. «Sono stato sommerso dalle chiamate dei colleghi che non sanno come comportarsi», afferma.

La confusione

I trasporti rientrano tra i servizi essenziali ma, precisa Adami, «la comunicazione avvenuta sabato sera ha preso alla sprovvista la categoria che aveva già caricato i mezzi per la consegna di domani. Ora non sappiamo se partire o meno per la paura di trovare chiuso il luogo di scarico. La confusione regna sovrana». Ed è stata generata, proseguono gli autotrasportatori di Confartigianato Fvg, dopo che «abbiamo già subito la repentina chiusura delle frontiere con la limitazione della circolazione delle merci, le disomogenee normative comportamentali in materia sanitaria all’interno delle singole realtà produttive, che ci relegano a prigionieri dentro le cabine dei nostri camion».

Perciò, conclude Adami, «chiediamo che, pur nell’emergenza, si agisca quantomeno in modo condiviso con i vertici nazionali delle categorie e non si metta in difficoltà quanti, in queste condizioni, devono continuare ad erogare un servizio».

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