rotate-mobile
Giovedì, 25 Aprile 2024
Cronaca

Morto dopo un'operazione di routine, al via l'inchiesta: due medici indagati

Dopo l'esposto dei familiari della vittima aperto un fascicolo a carico del neurochirurgo e dell'anestesista e accolta l'istanza di incidente probatorio

Nota- Questo comunicato è stato pubblicato integralmente come contributo esterno. Questo contenuto non è pertanto un articolo prodotto dalla redazione di UdineToday

Doveva essere un intervento di routine, o almeno così era stato presentato dai sanitari dell'ospedale di Udine; invece in 48 ore il paziente è deceduto. La vittima si chiamava Eugenio Sottile, abitava a Campoformido, in provincia di Udine, e aveva appena 56 anni: i suoi familiari chiedono di far chiarezza sui fatti, tramite Studio 3A hanno subito presentato un esposto e la Procura di Udine ha aperto un fascicolo, iscrivendo nel registro degli indagati due medici, accogliendo la richiesta di incidente probatorio e disponendo quindi l'autopsia sul corpo dell'uomo. 

IL RACCONTO DELLA VICENDA. Sottile, a causa di un ictus, nel giugno 2015 era stato sottoposto all'ospedale di Udine ad un intervento con asportazione di parte della calotta cranica, con la previsione di un successivo intervento di ricostruzione non appena il suo stato di salute si fosse stabilizzato. In agosto, dopo una fase di riabilitazione, il paziente si era recato al pronto soccorso, sempre di Udine, per via di un rigonfiamento nella zona interessata all'operazione, ma la Tac non avrebbe evidenziato peggioramenti e dunque Sottile e i suoi familiari sono stati rassicurati.

Il 2 novembre il 56enne, considerato evidentemente ormai ristabilito, è così rientrato nel nosocomio di Udine per il programmato intervento di ricostruzione della calotta cranica, operazione considerata ormai routinaria: per valutare le sue condizioni, però, i medici avrebbero usato la Tac di controllo effettuata tre mesi prima, uno dei motivi di perplessità da parte dei suoi congiunti.

Dopo l'intervento, però, Sottile è stato trasferito nel reparto di terapia intensiva ed è stato comunicato ai familiari che non vi sarebbe stata alcuna possibilità di ripresa: durante l'operazione, infatti, la massa cerebrale sarebbe stata compressa al punto da provocarne lo spostamento e il conseguente danneggiamento. E' stato comprensibilmente un duro colpo per i suoi congiunti, ai quali l'intervento in questione era stato presentato come un'operazione di routine e che non erano stati in alcun modo informati e preparati circa possibili rischi: non hanno potuto che assistere, impotenti, alla breve agonia del loro caro, che è spirato venerdì 4 novembre.

LA REAZIONE. Sconvolti e del tutto insoddisfatti delle scarse spiegazioni fornite loro dai sanitari, i familiari della vittima, per fare piena luce sull'accaduto, attraverso il consulente personale Armando Zamparo, si sono quindi rivolti a Studio 3A, la società specializzata a livello nazionale nella valutazione delle responsabilità civili e penali, a tutela dei diritti dei cittadini, che, per il tramite del proprio servizio legale, ha immediatamente presentato un esposto in Procura a Udine, chiedendo all'autorità giudiziaria di avviare gli opportuni accertamenti per verificare eventuali profili di responsabilità penale in capo ai medici che hanno preso in cura la vittima e alla struttura ospedaliera, e di disporre anche l'acquisizione delle cartelle cliniche e l'esame autoptico.

Richieste prontamente accolte dal Pm, che ha aperto un procedimento penale per omicidio colposo nei confronti di F. T., 38 anni, di Trivignano udinese, e di S. M., 50 anni, di Udine - rispettivamente, il neurochirurgo e l'anestesista che hanno effettuato l'intervento - e che, condividendo "la necessità di provvedere con l'incidente probatorio a perizia medico legale volta ad accertare le cause del decesso e, in particolare, se esso sia riconducibile a errori diagnostici o terapeutici nella fase pre-operatoria e nell'esecuzione dell'intervento chirurgico", ha disposto l'esame autotpico sulla salma e la nomina di un collegio peritale costituito da un medico legale, un anestesista e un neurochirurgo.

"Atti tempestivi e decisi, che denotano la ferma volontà da parte della Procura di Udine di vederci chiaro su questa morte quanto mai sospetta e di arrivare alla verità - commenta il Presidente di Studio 3A, dott. Ermes Trovò -, dando così una pronta risposta ai nostri assistiti che, prima ancora delle responsabilità, ci chiedono di capire cosa sia davvero successo in quella sala operatoria".

Si parla di

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Morto dopo un'operazione di routine, al via l'inchiesta: due medici indagati

UdineToday è in caricamento