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Cronaca

Accusato di aver rubato 400mila euro al Comune, non era vero nulla

Si chiude dopo 8 anni la vicenda giudiziaria che ha visto come imputato il moggese Gianpaolo Peruzzi, oggi 67enne. "Nessuna sentenza mi restituirà quanto, con tanta violenza e cattiveria, gli ex componenti la giunta comunale di Dogna mi hanno strappato e distrutto"

È la fine di un incubo per Gianpaolo Peruzzi. Dopo 8 anni la vicenda che l'ha visto imputato per l'ipotesi di reato di peculato si è conclusa con un'assoluzione. Era stato accusato di aver sottratto dalle casse del Comune di Dogna una somma pari a circa 400mila euro. È stato assolto perché il fatto non sussiste. A Peruzzi venivano contestati degli ammanchi ai danni dell'ente pubblico in cui ricopriva il ruolo di responsabile dei servizi finanziari. Il giudice monocratico Emanuele Lazzaro, accogliendo sia la richiesta della difesa che quella della pubblica accusa rappresentata dal pm Luca Olivotto, ha posto fine a un periodo molto duro per Peruzzi. 

Le dichiarazioni

"Sono felice – ha dichiarato Peruzzi –, non solo per l’esito processuale, ma perché si è giunti all’emissione di una sentenza ed era quello che desideravo in quanto si correva il fondato rischio di veder archiviato il tutto per prescrizione. Era ed è una questione personale, ci tenevo a sentir pronunciare la frase: assolto perché non hai fatto nulla. So benissimo che quelli che credevano nella mia innocenza ci hanno creduto sin dall’inizio, mentre per gli altri non sarà certo una sentenza a distoglierli dalla loro convinzione. Sono altrettanto certo che, purtroppo, non sarà nessuna sentenza che mi restituirà quanto, con tanta violenza e cattiveria gli ex componenti della giunta comunale mi hanno strappato e distrutto, provocandomi grossi problemi fisici e psichici che sto faticosamente curando. Per quanto attiene poi ad eventuali ulteriori appendici giudiziarie alla sentenza, come ho sempre fatto, mi affiderò alla giustizia, quella vera che si svolge all’interno delle aule dei tribunali, negli uffici giudiziari e non certo quella delle piazze, delle fermate dei bus, dell’ombra degli ippocastani o, quel che è peggio, dei social. Un immenso grazie all’avvocato Daniele Liani del foro di Udine". 
 

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