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Giovedì, 28 Marzo 2024
accoglienza profughi

"Fanno troppa confusione": gli anziani della residenza non vogliono i bambini ucraini

Cinque bambini ucraini, in fuga dalla guerra con la nonna e la mamma, sono stati accolti un mese fa presso la residenza "Ai Faggi" di Udine: dopo le foto di rito, gli assessori comunali sono spariti e ad occuparsi del loro inserimento sociale e scolastico ci hanno pensato i pensionati che li hanno prelevati al confine tra Polonia e Ucraina

Cinque bambini ucraini, insieme alla nonna e alla mamma, sono arrivati a Udine un mese fa, accolti dagli amministratori comunali, dopo l'annuncio della messa a disposizione di 30 posti letto alla residenza Ai Faggi. La famiglia è stata portata a Udine da una coppia di amici pensionati che, con mezzi privati, ha raggiunto la Polonia per prelevare profughi in fuga. Una volta sistemati i bimbi con le due donne presso la struttura, però, gli ospiti si sono lamentati degli schiamazzi dei piccoli e la famiglia in fuga dalla guerra ha rischiato di venir trasferita in Carnia nel silenzio delle stesse istituzioni da cui erano stati accolti in pompa magna.

La storia

Un mese fa, due amici pensionati friulani, Andrea e Franco, hanno deciso di aderire alla "chiamata" della popolare trasmissione televisiva "Le Iene" che lo scorso 12 marzo ha organizzato una carovana di auto in partenza da Udine in direzione Przemyśl, al confine polacco con l'Ucraina, con l'obiettivo di prelevare e portare in Italia quante più persone in fuga dalla guerra. «Siamo in pensione, abbiamo tempo», hanno pensato Andrea e Franco, 67 anni ciascuno, l'uno ex tecnico al Policlinico di Udine, l'altro ingegnere. E così si sono aggregati al grande gruppo che si era ritrovato nel piazzale antistante lo Stadio Friuli e sono partiti, ognuno con la sua macchina, per il viaggio di 1200 chilometri all'andata e altrettanti al ritorno. Una volta al confine i due hanno aspettato diverse ore prima di riuscire a rendersi utili e dar seguito al motivo del viaggio. La Protezione Civile aveva intercettato parte di un nucleo familiare, con una nonna, una mamma e cinque bambini in fuga dalle campagne ucraine e senza contatti in Europa: Udine, per loro, andava benissimo come destinazione e così le sette persone sono state divise tra le macchine dei due pensionati, a cui si era nel frattempo aggiunto Fabrizio, un giovane di Pordenone, e tutti inseme sono partiti verso il Friuli. Così è nato il legame con questa famiglia in fuga dalla guerra, che ha trovato accoglienza a Udine. Un legame che prescinde ormai il gesto iniziale di solidarietà e si è consolidato lungo questo mese di permanenza in Italia. 

Le istituzioni "scomparse"

«Non posso negare che il Comune, dopo aver promesso di mettere a disposizione questi 30 posti all'interno della residenza, non abbia mantenuto quanto detto», ci racconta Andrea, uno dei due pensionati protagonisti della vicenda. «Mi ha molto colpito, però, come dopo aver fatto le foto di rito, i due assessori comunali Ciani e Barillari (alla Sicurezza, e alla Salute, nda) si siano letteralmente volatilizzati e non si siano più interessati al destino di questa famiglia, salvo poi il secondo ripresentarsi per le foto della consegna di un assegno messo a disposizione dall'associazione 50&Più di Udine». Il disinteresse, secondo l'uomo, è risultato strano soprattutto a fronte della necessità di inserire i bambini più grandi a scuola. 
«Ci abbiamo pensato io e il mio amico», continua Andrea. «Abbiamo cominciato a fare alcune telefonate e, grazie al dirigente e al personale del III Istituto comprensivo di Udine, abbiamo trovato un posto ai bambini, il tutto nella totale assenza del Comune». E così ora il più grande dei cinque bimbi frequenta la secondaria di primo grado "Manzoni", il secondo la primaria "IV Novembre" e il terzo, che ha sei anni, ha cominciato a frequentare l'asilo. I due più piccolo sono ancora con la mamma e la nonna. 

"I bambini fanno rumore, li trasferiamo"

«Tutto bene, nonostante un po' di rabbia per l'atteggiamento totalmente disinteressato degli assessori, se non fosse che dopo due giorni dall'inserimento scolastico, abbiamo saputo che la famiglia sarebbe stata trasferita in una struttura privata a Cavazzo Carnico». Andrea si è così nuovamente interessato al destino di questa famiglia, scoprendo che la motivazione era che i cinque bimbi, a quanto pare, facevano troppa confusione all'interno della struttura in cui erano stati accolti e gli ospiti, persone anziane autosufficienti che cercano una soluzione residenziale extra domiciliare, si erano lamentati ottenendo così il trasferimento. «In Ucraina la famiglia, così numerosa, abitava in campagna e non sono certo abituati a stare in condominio, ma dopo tutto l'impegno messo per portarli in salvo, trovargli un posto e inserirli a scuola, non potevo accettare questo trasferimento così lontano da Udine». Allora Andrea si è messo al telefono, per muovere le persone che secondo lui potevano aiutarlo a risolvere la situazione. «Ho iniziato a chiamare e a mandare messaggi a Ciani e Barillari e nessuno dei due mi ha mai risposto. Non potevo credere a quello che stava succedendo: noi ci eravamo tanto dati da fare anche per mandarli a scuola e dopo due giorni scopriamo che volevano mandarli via? Ci aspettavamo almeno un preavviso, non certo che il Comune se ne lavasse le mani». Ma probabilmente le molte telefonate, anche se senza risposta, hanno sortito il loro effetto e il trasferimento non si è fatto. «Non ci è dato sapere se è solo sospeso o rimandato, nessuno ci parla, nessuno informa nessuno, nemmeno i dirigenti scolastici sapevano qualcosa in merito...». Andrea e Franco continuano dunque a tenersi in contatto con la famiglia, facendo tutto quello che riescono. «Siamo contenti che abbiano un tetto e da mangiare. In queste settimane gli abbiamo portato anche le biciclette.. ma la mancanza delle istituzioni successiva è stata clamorosa. Spero di poterli continuare a portare tutti a scuola, ma non so niente a tutti gli effetti», conclude l'uomo.

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