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Cronaca

Presa la banda dei "Lupin della piazzola"

Sembra la trama di un film, ma è tutto vero. I "tre", tutti pluripregiudicati, svolgevano il colpo alla perfezione fuggendo dall'autostrada a piedi e svanendo nel nulla, ma sono rimasti "incastrati" dal furgone utilizzato come diversivo

La trama è quella di un film decisamente avvincente. Certo non per i proprietari delle 80 case, da cui questa banda di “Lupin” era riuscita a sottrarre denaro contante e preziosi (compresa una sciabola di un ufficiale dell'esercito) per quasi 20.000 euro da gennaio fino al 1 maggio 2017.

Una strategia, quella dei tre malviventi, studiata nel minimo dettaglio e quasi impossibile da svelare.

La banda infatti sarebbe ancora attiva sul territorio in particolare a Udine e Gorizia, Porpetto, Gonars e Bagnaria Arsa se non fosse per un piccolo errore commesso durante uno dei molteplici colpi.

Come agivano

I tre viaggiavano esclusivamente in autostrada all’interno di un furgone, lasciando un complice ad una piazzola di sosta il quale, scavalcato il guard rail, percorreva a piedi, per svariati chilometri l’intero tratto vero il comune più vicino mentre il furgone si allontanava lungo l’autovia uscendo dalla regione. In questo modo il furgone, nonostante la tracciabilità della targa e dei movimenti, non era in alcun modo associabile ai furti posti in essere dal complice.

Scelta l’abitazione da svaligiare, il malvivente entrava in azione, quasi sempre mentre i padroni si trovavano nella casa portando via contante, preziosi e bigiotteria.

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A “fine serata” l’autista del furgone, si faceva trovare nel luogo dell’appuntamento, diverso ogni volta, ma sempre identificabile lungo l’autostrada, per recuperare complice e refurtiva e fare ritorno verso il loro domicilio localizzato dalle forze dell’ordine in un comune del Lago di Garda.

Le indagini

E’ stato solo grazie all’ingegno e all’esperienza dei Carabinieri del Norm della Compagnia di Palmanova, sotto la direzione della Dott.ssa Maria Caterina PACE, Sostituto Procuratore della Repubblica presso la Procura di Udine, che l’operazione HIGHWAY ha portato all'arresto della banda. I militari dell'arma infatti sono riusciti a trovare la chiave di volta per la soluzione del caso partendo proprio dalla targa di quel furgone le cui soste sospette lo hanno trasformato in un istante da diversivo ad indizio.

Dopo svariate indagini che hanno incrociato ingressi e uscite in autostrada, pagamenti bancomat e immagini delle telecamere autostradali e dopo aver colto in flagranza di reato due dei tre malviventi è stato possibile identificarli e procedere con l’arresto.

Si tratta di due cittadini romeni: Plugaru Marian, trentacinquenne e Podan Ionel Marius, trentaduenne e, successivamente all’emissione, nei confronti del Plugaru e di un terzo cittadino rumeno, Dumitriu Mihai quarantunenne, di due ordinanze di custodia cautelare in carcere. Per quest’ultimo, ancora ricercato, verrà richiesto al GIP un mandato di arresto europeo.

Il comandante Stefano Bortone

«Si è trattato di un'indagine indubbiamente complessa e senza punti di partenza certi - afferma il comandante dei Carabinieri di Palmanova Stefano Bortone - Investigazione che si è sviluppata nella giusta direzione grazie all'acume investigativo, ad un attento incrocio dei dati che ci hanno portati poi a capire l'intricata strategia dei furti e la rete posta in essere dai maviventi che erano attivi in tutto il Nord Italia».

Le indagini hanno mostrato poi la capacità della banda di muoversi con disinvoltura in diversi territori, oltre a Udine e Gorizia, anche nelle province di Treviso, Venezia, Padova, Vicenza, Verona, Brescia, Cremona, Pavia, Piacenza, Alessandria, dove di fatto hanno perpetrato i furti in abitazione o in attività commerciali.

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