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Cronaca

Celebrato il 650° anniversario della battaglia di Fagagna, tra Friuli e Austria, nel 1365

Nota- Questo comunicato è stato pubblicato integralmente come contributo esterno. Questo contenuto non è pertanto un articolo prodotto dalla redazione di UdineToday

La chiesetta della Madonna della Tavella al centro delle rimembranze del 650° della battaglia di Fagagna del 1365.

L'INIZIATIVA

In questi colli, in questi piani, tante volte duchi d'Austria e conti di Gorizia seppero trar partito dalle sanguinose fazioni che dividevano il paese per stendervi sopra la mano rapace; ma venne poi un giorno in cui i Friulani si unirono ed i colli della prossima Fagagna salutarono festosi le bandiere di Francesco Savorgnan coronate di vittoria”. Così parlò a San Daniele, nel 1911, il grande studioso Pier Silverio Leicht, rievocando il senso di uno dei momenti più straordinari della storia del Friuli. Sabato 5 dicembre 2015, su iniziativa del Movimento Civico Culturale Alpino-Adriatico “Fogolâr Civic” e del Circolo Universitario Friulano “Academie dal Friûl”, grazie alla cortese ospitalità della proprietà e della parrocchia locale oltreché in accordo segnatamente con la Federazione provinciale udinese dell'Istituto del Nastro Azzurro fra Combattenti Decorati al Valor Militare, il Club Unesco di Udine e la Confraternita metropolitana del Santissimo Crocifisso, nella frazione di Madrisio di Fagagna, presso la cappella campestre della Madonna della Tavella, ha avuto luogo una celebrazione religiosa e laica commemorativa dei caduti di entrambe le parti nell'importante eppure obliata battaglia avvenuta in quelle campagne seicentocinquant'anni or sono, “battaglia che comportò la liberazione del Friuli dall'ennesimo invasore della sua storia e che se, da un lato, costituì una dimostrazione di fierezza, tenacia e coesione regionali, dall'altro, senz'altro rappresentò il rinnovato dramma della guerra civile” ha ricordato in sede di presentazione il prof. Alberto Travain, presidente di Fogolâr Civic e Academie dal Friûl. “Un'occasione valida, dunque, per riflettere culturalmente su passato, presente e futuro del nostro essere comunità territoriale in questo angolo o crocevia di mondo! Il tutto – ha soggiunto il leader dei due sodalizi promotori – in uno spirito di superamento delle divisioni e degli scontri che caratterizzarono secoli di storia mitteleuropea e in particolare quel decisivo frangente che vide l'Austria avanzare nelle regioni alpine anche a discapito del vetusto Patriarcato di Aquileia, prima matrice di unità dei popoli di quello snodo internazionale, cuore d'Europa e da sempre frontiera e cerniera di passioni. Solamente in seguito 'Austria' significò impero plurietnico, civile, ordinato, memoria di futuro per la nostra Europa! Già allora, però, una fazione friulana poteva in qualche modo vedere nella bandiera austriaca la speranza di una riscossa contro un patria locale 'matrigna', asservita a interessi altrettanto o ancor più insopportabilmente 'foresti'. Ecco perché, in apertura dell'evento, accanto ai fiori giallo-blu aquileiesi, debito omaggio ai vittoriosi difensori del Friuli del tempo, presso l'immagine della Beata Vergine patrona di quell'agro si è deciso di deporre anche una dedica floreale bianco-rossa, i colori austriaci e di quanti nei secoli per qualche motivo videro nell'Austria una possibile alternativa ai 'mali' locali”.

IL DISCORSO COMMEMORATIVO

Il discorso commemorativo, tenuto in lingua friulana dal presidente prof. Travain, è valso a ricostruire per sommi capi una vicenda locale e internazionale, fatta di persone, consorterie, potentati, diritti e interessi generali e particolari. A seguire, il passo centrale dell'orazione. “'Conflictae fuerunt omnes sub Faganea': nel cuore dell'estate del 1365, seicentocinquanta anni or sono, l'esercito di un Friuli in larga parte unito nel timore dell'ennesima invasione affrontò vittoriosamente nelle campagne sotto Fagagna le furibonde cariche di settecento cavalieri austriaci comandati da un nobile friulano. Da un lato, dunque, la difesa della patria; dall'altro, la rivolta contro la stessa, ritenuta matrigna al punto da spingere ad invocare soccorsi forestieri. Un copione già visto e mille volte ripetuto nella storia friulana, italiana ed europea. Da un lato, un principato ecclesiastico, quello di Aquileia, retto da un parlamento ma rimasto senza principe e dispertamente stretto attorno a un energico reggente individuato nella figura di Francesco Savorgnan; dall'altro, un invasore d'Oltralpe appoggiato da un pugno di patrizi regionali guidati dall'irriducibile Walterpertoldo di Spilimbergo, maldisposti nei confronti di una curia aquileiese spesso alla mercé di parenti e sodali al seguito di un'infinita teoria di presuli forestieri. Il tutto inserito nel complicato quadro delle alleanze e degli sviluppi geopolitici dell'area alpino-adriatica in età tardomedievale. Una giovane potenza austriaca in espansione verso sudovest veniva a confliggere per i domini di Carinzia e Friuli con il vetusto Patriarcato di Aquileia. L'intromissione dell'Austria nel Nordest italico incontrò presto l'opposizione del maggiore potentato di terraferma ossia la signoria carrarese di Padova contro la quale, gelosa, muoveva a sua volta Venezia! Il Movimento Civico Culturale Alpino-Adriatico 'Fogolâr Civic', promotore da quasi un trentennio delle tradizioni comunitarie difensive delle popolazioni dell'Europa aquileiese, usando ogni anno commemorare, in corrispondenza della festa di Santa Barbara, patrona storica di difesa civica tra Alpi e Adriatico, un fatto politico-militare di cui ricorra anniversario ricordevole, ha deciso quest'anno di celebrare la rimembranza di quanti lottarono e di quanti caddero seicentocinquant'anni fa sul campo di Fagagna: ciò senz'altro non per glorificare un conflitto o una delle parti in lotta, ma per dare un senso nell'attualità, un'utilità positiva nell'oggi, al ricordo di passioni, sacrifici e sofferenze lontani nel tempo ma non per questo meritevoli di oblio. Ecco allora un monito indirizzato agli invasori di ogni epoca, ai prepotenti, agli ambiziosi a discapito del bene comune, ma anche certamente alle patrie ridotte a baluardo d'interessi parziali od alieni trasfigurati in orgoglio locale. La bella chiesetta della Madonna della Tavella, nelle campagne fagagnesi, muta testimone di quella grande vittoria friulana ma anche del dramma di una guerra civile, possa d'ora in poi, dopo tanto silenzio, richiamare un popolo alla riflessione sul proprio passato, sul proprio presente, sul proprio futuro in ordine alla miglior salvaguardia dell'armonia del consorzio civile. E da memoriale di passati scontri qualla cappella possa proporsi prossimamente come richiamo a una rinnovata amicizia austro-friulana e più in generale transfrontaliera alpino-adriatica, nel rispetto delle specifiche libertà e identità e nel un quadro continentale di un'unità politica e ancor prima morale che pare davvero di là da venire!”.

PREGHIERE, ONORANZE E TESTIMONIANZE

La celebrazione eucaristica è stata officiata dal cappellano sociale del Fogolâr Civic, il benemerito don Tarcisio Bordignon, con preghiere e testimonianze negli idiomi storici della regione e delle parti in lotta in quel lontano 1365. Nella sua omelia il popolare sacerdote udinese si è soffermato sull'importanza della lezione della Storia per un presente in cui si rinnova il dramma della guerra, tragedia umana cui è necessario sottrarre ogni possibile motivo di giustificazione: “vinci il male con il bene” scriveva a suo tempo San Paolo. Particolarmente pregnante ed attuale l'invocazione del presidente prof. Travain “al Dio dei nostri popoli, in quelle lingue friulana e tedesca che 650 anni or sono risuonarono qui nello strazio di un'orribile guerra fratricida tra genti figlie della Madre Aquileia“: “Pe pâs jenfri dai nestris popui, pe unitât des nestris tieris e par une patrie europeane miôr di chê che e je cumò. / Für den Frieden unter unseren Völkern, für die Einheit unserer Ländern und eine bessere europäische Heimat“ (trad. it. - Per la pace tra i nostri popoli, l'unità delle nostre terre e una patria europea migliore dell'attuale). Dopo la Comunione, a bandiere inchinate – presenti le insegne commemorative di tutti i “quintieri“ militari del Friuli Storico e naturalmente lo stendardo aquileiese –, si è tenuto l'omaggio civico ai caduti di quell'antico dramma nel cuore dell'Europa attraverso la lettura dell'ecumenico “Avôt dal Fogolâr Civic ai muarts pe patrie te Europe aquileiese”, preghiera laica o interreligiosa tesa al ricordo di quanti sin dalla notte dei tempi caddero nella difesa della propria patria tra Danubio e Adriatico ed il cui sangue, idealmente, misto all'acqua limpida delle cime alpine, scese a Mediterraneo o Mar Nero convergendo presso l'antica città di Troia, ancestrale patria d'origine di tante nazioni della Mitteleuropa, prima fra tutte la Madre Aquileia: “Lum nestre di vite, fâs che tes venis de nestre memorie mai no si sfanti il ricuart di chel sanc nocent e gloriôs spandût jù pai secui in tantis Termopilis su cheste crosere antighe di Europe che e ten par sô mari Aquilee regjine, nobil umôr tornât indaûr a Mediterani e Mâr Neri, grim de sô liende prime, dutune cun aghis che a smontin rampidis di crets vuardiâts des stelis alpinis” (trad. it - Nostra luce vitale, fa' che nelle vene della nostra memoria non debba svanire il ricordo del sangue innocente e glorioso versato nei secoli in tante Termopili su questo antico crocevia d'Europa che vuole Aquileia regina per madre, nobile linfa restituita a Mediterraneo e Mar Nero, grembo del suo primo epos, insieme alle acque che scendono limpide da rocce guardate dalle stelle alpine). È stata poi la volta degli interventi di rappresentanza. Il sindaco di Fagagna, Daniele Chiarvesio, presente all'iniziativa ne ha lodato i fini di recupero di una storia pressoché obliata e si è associato sinceramente al ricordo di quanti nei secoli ebbero a battersi e a sacrificarsi per la libertà e il bene del Friuli, apprezzando particolarmente il simbolico accostamento dei colori friulani ed austriaci in un momento in cui l'europeismo pare fortemente messo in discussione. Il presidente provinciale udinese dell'Istituto del Nastro Azzurro, geom. Sergio Bertini, ha, a sua volta, proposto un'ovazione per i caduti di quella battaglia, idealmente da intendersi come “decorazione morale” sul campo, al valor militare, concessa, a sei secoli e mezzo da quel conflitto, da un'assemblea popolare riunita nel piccolo tempio campestre locale. Di cultura della pace ha parlato la prof.ssa Renata Capria D'Aronco, presidente del Club Unesco di Udine, che ha definito gli auspici di coesione austro-friulana e mitteleuropea espressi dal prof. Travain, delegato di quel sodalizio per formazione civica e cittadinanza attiva, come splendidamente rientranti nei voti della corrente “Decade Internazionale per il Riavvicinamento delle Culture” individuata dall'agenzia ONU nel decennio 2013-2022. A seguire, ha preso la parola il priore della Confraternita del Santissimo Crocifisso di Udine, Giuseppe Capoluongo, che, per la sua specifica funzione di promozione della cultura religiosa locale, ha invitato i presenti a recitare una preghiera in suffragio dei defunti, ricordando in particolare il dramma di un popolo quale quello friulano da millenni soggetto a invasioni e devastazioni. L'accademico capodistriano prof. David Bizjak, referente del ramo sloveno del Fogolâr Civic, ha poi proposto una suggestiva lettura bilingue sloveno-friulana della poesia “Večerne sence” / “Ombrenis de sere” di Alojz Gradnik, grande autore del Collio, mentre il critico d'arte romano Alfredo Barbagallo, appezzando lo spirito internazionale dell'iniziativa e la dignità storica del popolo friulano, ha richiamato innanzitutto l'attenzione sull'importanza di valorizzare luoghi quali quello della Madonna della Tavella, conservato splendidamente e auspicabilmente da destinare – ha affermato – senz'altro anche a occasioni e incontri socioculturali. È intervenuto successivamente il cultore di storia locale Maurizio Di Fant, prezioso collaboratore dell'iniziativa e discendente di colui che al tempo del dominio austriaco acquistò all'asta la chiesetta reduce di turbinose vicende seguite tra Sette e Ottocento, il quale, non senza la giusta commozione, ha rievocato i suoi legami familiari con le vicissitudini di quella cappella e rimarcato l'opportunità di un recupero della storia friulana e aquileiese, eccezionale intreccio di valori ed esperienze culturali, linguistiche, civili e religiose. Il presidente Travain ha infine riportato gli indirizzi di saluto e apprezzamento giunti dal Consolato Onorario d'Austria nel Friuli Venezia Giulia e dall'Amministrazione comunale di Udine, “capitâl dal Friûl”. La cerimonia, davvero molto partecipata, con un pubblico eterogeneo d'intellettuali, accademici, insegnanti, studiosi, cultori di storia e cultura locali, gente comune, si è conclusa con il celebre canto mariano “Ave o Vergjine, us saludi” e inchino delle insegne in omaggio all'effigie della “Madone de Taviele”, protettrice di quelle campagne così cariche di memoria. L'iniziativa ha registrato anche la presenza del locale parroco, don Giorgio Fabro, e del vicario foraneo di Fagagna, mons. Adriano Caneva. La manifestazione si inserisce nel quadro del progetto socioculturale “Stella Alpina”, ideato e sviluppato dai sodalizi promotori dell'evento e teso al recupero delle più remote memorie di difesa della patria nell'area alpino-adriatica, iniziativa pregnante non solamente per l'oggetto e la ricorrenza ma anche per la natura spontanea e liberale del suo proporsi, costume oramai trentennale del movimento del Fogolâr Civic, propugnatore di cultura civica procedente dalle migliori tradizioni del Friuli e della Mitteleuropa “aquileiese”.

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