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Il fumo prodotto dagli incendi è più pericoloso dello smog

Da una ricerca statunitense pubblicata su Nature emergerebbe come "il particolato prodotto dagli incendi può essere più tossico di dosi uguali di Pm2,5 nell'ambiente". Cosa sono le note Pm10, le meno note Pm2,5 e i rischi per la salute

Dalla Val Resia alla vicina Bibione, dal grande incendio sul Carso triestino e sloveno ai tanti piccoli focolai in Friuli. In queste settimane sono migliaia gli ettari di bosco bruciati in regione. Un danno enorme per la natura, ma anche per la salute. L'odore acre di fumo, per non parlare della nebbia che ha avvolto quasi l'intero Friuli Venezia Giulia in alcune giornate è il segno più tangibile.

I problemi per la salute derivano dalle “famose” particelle inquinanti presenti nell'aria che respiriamo. In realtà se ne parla ogni anno, in particolare all'inizio della stagione fredda con l'aumento del traffico veicolare nelle città e con l'accensione degli impianti di riscaldamento. Se, tuttavia, si parla molto delle Pm10, poco, se non nulla, si sa delle Pm2,5, ovvero quelle ancora più piccole, del diametro inferiore a 2,5 µm. Per non parlare di quelle ancor più minuscole, chiamate polveri ultrafini, con un diametro inferiore ad 0,1 µm.

Pm10 e Pm2,5 cosa sono

Le polveri fini, denominate Pm10, sono delle particelle inquinanti presenti nell'aria che respiriamo. Queste piccole particelle possono essere di natura organica o inorganica e presentarsi allo stato solido o liquido. Le particelle sono capaci di assorbire sulla loro superficie diverse sostanze con proprietà tossiche quali solfati, nitrati, metalli e composti volatili.

Le polveri fini vengono classificate secondo la loro dimensione, che può determinare un diverso livello di nocività. Infatti, più queste particelle sono piccole più hanno la capacità di penetrare nell'apparato respiratorio. Ad esempio, le Pm10 possono essere inalate e penetrare nel tratto superiore dell'apparato respiratorio, dal naso alla laringe, mentre le Pm2,5 possono essere respirate e spingersi nella parte più profonda dell'apparato, fino a raggiungere i bronchi. Le polveri ultrafini, infine, potrebbero essere addirittura in grado di filtrare fino agli alveoli e ancora più in profondità nell'organismo e, si sospetta, entrare nel circolo sanguigno e poi nelle cellule.

Da dove vengono prodotte

Le fonti principali che originano le polveri fini sono essenzialmente due, ovvero le fonti naturali (come ad esempio gli incendi boschivi, l'attività vulcanica, le polveri alzate da terra, i pollini, l'erosione delle rocce) o le fonti antropogeniche, procurate quindi dall'uomo (come il traffico veicolare, l'uso di combustibili solidi per il riscaldamento domestico, residui dell'usura del manto stradale, dei freni e delle gomme delle vetture e l'attività industriale).

I valori soglia

Se per le Pm10 sono ben chiari e definiti i valori soglia, meno lo sono quelli per le Pm2,5. Il Decreto legislativo 155 del 2010 prevede per le Pm10 un limite massimo giornaliero di 50 μg/m³ da non superarsi per più di 35 giorni all'anno e un valore limite di 40 µg/m³ come media annua.

E per le Pm2,5? Nel caso delle polveri più sottili non esiste un limite giornaliero da non superare, mentre quello annuale (in Italia e in Europa) è fissato dal 2015 in 25 µg/m³ come media annua. Valori ben maggiori di quelli posti come limite dall'Organizzazione Mondiale della Sanità che li fissa in solo 25 µg/m³. Negli Stati Uniti, lo standard a breve termine (24 ore o media giornaliera) per le Pm2,5 è di 35 μg/ m³ di aria e lo standard a lungo termine (media annuale) è 15 μg/m³.

Le Pm2,5 della settimana in Fvg

Secondo gli ultimi dati disponibili sul sito dell'Arpa Fvg e riferiti a sabato 23 luglio 2022, le quattro centraline di rilevamento delle Pm2,5 segnavano valori a Gorizia una media giornaliera di 25,4 μg/m³, a Pordenone di 22,6  μg/m³, a Trieste di 25,4 μg/m³ e a Udine di 19,5 μg/m³. Cliccando sui singoli valori si scopre il grafico settimanale e si vede come a Gorizia il picco della settimana sia stato raggiunto il 19 luglio con i valori schizzati a 70,1 μg/m³, a Trieste il 21 con un valore di 63,3 μg/m³, a Pordenone il 23 con 22,6 μg/m³ e a Udine il 22 con 26,7 μg/m³.

Il pericolo delle polveri sottili prodotte dagli incendi

E arriviamo al punto da cui siamo partiti, gli incendi. Se abbiamo già detto che una delle cause che può produrre Pm10 e Pm2,5 (oltre alle ultrasottili) è un incendio, da una ricerca pubblicata sulla prestigiosa rivista scientifica Nature addirittura nel marzo dell'anno scorso sembrerebbe che il fumo degli incendi possa essere molto più pericoloso per la salute rispetto alle polveri sottili provenienti da altre fonti.

Dopo 14 anni di studio sui dati dei ricoveri ospedalieri, i ricercatori della Scripps institution of oceanography e della Herbert wertheim school of public health and human longevity science della università della California di San Diego, hanno stabilito che «il particolato di incendi può essere più tossico di dosi uguali di Pm2,5 nell'ambiente». I ricercatori hanno isolato le Pm2,5 specifiche prodotte dagli incendi utilizzando una serie di approcci statistici e definizioni di esposizione. «Abbiamo riscontrato – si legge - aumenti dei ricoveri respiratori che vanno dall'1,3 fino al 10% con un aumento di 10 μg m-3 delle Pm2,5 specifiche dell'incendio, rispetto allo 0,67-1,3% associato alle Pm2,5 non da incendio».

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