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Scontro tra vertici e dipendenti: in Azienda sanitaria si rischia lo stato di agitazione

Asufc: la Uil Fpl Fvg, tramite le parole del segretario generale Stefano Bressan, è pronta a dichiarare lo stato di agitazione

Pronti a far scattare lo stato di agitazione tra i dipendenti dell'Azienda sanitaria Friuli centrale: i sindacati chiedono la contrattazione integrativa. «Nessun impegno da parte della direzione generale è stato mantenuto, ad oggi non è ancora stato aperto il tavolo per la contrattazione integrativa del 2021, ci propongono solo accordi ponte con il ricatto: “se non si firma non possiamo pagare i dipendenti”», tuona Stefano Bressan, segretario generale Uil Fpl Fvg. «Condividiamo la fondamentale importanza del mantenimento degli incentivi per la continuità assistenziale ma l’accordo prevede anche il pagamento delle indennità di coordinamento e quelle per ex posizioni organizzative per gli oltre 80 “facenti funzioni”, ovvero professionisti, in alcune situazioni anche senza titolo, scelti senza i criteri previsti dal contratto nazionale e inoltre retribuiti con questo sistema non si vedranno riconosciuti i contributi pensionistici». L'obiezione alla firma, secondo la nota divulgata da Bressan, è stata dettata dalla responsabilità verso tutti i lavoratori «che da anni vengono presi in giro su tutti gli istituti contrattuali a causa delle inadempienze della direzione generale. Superata la fase emergenziale di questi due anni abbiamo ritenuto di dover mettere la parola fine a questo comportamento irrispettoso e di noncuranza nei confronti dei lavoratori». Per il segretario generale Uil Fpl Fvg, ci si trova di fronte ad un paradosso, quello «dell’ipocrisia e gli interessi di altre sigle sindacali, che da anni hanno come unico obiettivo quello di non cambiare nulla del vecchio sistema in sinergia con alcuni vertici aziendali, qualcun altro invece che condivideva la nostra protesta, pur non essendo cambiato nulla, ha fatto retromarcia dichiarando un successo la mera promessa del direttore generale di attivarsi per bandire le procedure in questione».

Le richieste

Dal 2018, anno della firma dell’ultimo contratto nazionale, è stato chiesto che venisse applicato in tutte le sue parti e che, data l’unificazione di tre aziende con regole aziendali diverse, venissero fatti i regolamenti su tutti gli istituti contrattuali, da quello sulla mobilità a quello dell’orario di lavoro al regolamento sulla mensa. «Inoltre in questi anni, vuoi le procrastinazioni per problemi amministrativi e vuoi per la mancanza di fondi che sono stati utilizzati impropriamente con la giustificazione perenne dell’emergenza, non abbiamo fatto le progressioni orizzontali, fondamentali e unico modo per un miglioramento economico nella carriera dei lavoratori del comparto», conclude Bressan prima di lanciare l'ultima provocazione. «Di fronte ad azioni concrete da parte della Direzione Aziendale saremo felici di firmare qualsiasi accordo favorevole ai lavoratori, nel frattempo noi non ci stiamo! E siamo pronti a proclamare lo stato di agitazione!».

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