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"Depotenziati, dequalificati, lontani": la preoccupazione per la riorganizzazione dei Centri di salute mentale in Friuli

La delibera della Giunta Regionale 1446 /2021 prevede la riorganizzazione dei Csm: le associazioni esprimono forti dubbi

I Dipartimenti delle dipendenze e salute mentale saranno riorganizzati: i Centri di salute mentale avranno nuove funzioni. Il vicegovernatore con delega alla Salute Riccardo Riccardi ha spiegato, relativamente al bacino d'utenza dei Centri di salute mentale (Csm), che "l'obiettivo è trovare il giusto equilibrio fra accessibilità in termini di vicinanza alla popolazione ed efficienza dei servizi erogati in rapporto al bacino stesso", in modo da assicurare l'assistenza in un ambito territoriale ad almeno 50mila abitanti (fatte salve deroghe per zone montane e quelle a bassa densità abitativa).

Nuova organizzazione

Come ha sottolineato il rappresentante dell'Esecutivo regionale, va ancora evidenziato che "è di competenza delle Aziende sanitarie la strutturazione dei Centri di salute mentale sulla base del bisogno rilevato". In questo contesto per il territorio di Asufc, così come nelle altre Aziende, è stato indicato il numero delle Strutture operative complesse (Soc) per i Csm consentendo comunque all'Azienda il mantenimento di tutte le strutture esistenti nell'ambito di una organizzazione gerarchicamente riferita al numero delle Soc. Infine, in merito alle funzioni istituzionalmente garantite dal Dipartimento delle dipendenze e salute mentale queste sono le prestazioni e le attività erogate in rapporto alla domanda: assistenza domiciliare, ambulatoriale, semiresidenziale, residenziale e ospedaliera. In particolare il Csm (struttura aziendale di primo riferimento per la persona con disturbi mentali) garantisce le funzioni: ambulatoriale, semiresidenziale e residenziale.

La preoccupazione

La prospettiva di una nuova organizzazione, però, ha mosso molta preoccupazione proprio dentro gli ambienti del Csm, dove le associazioni regionali che rappresentano le persone con problemi di salute mentale hanno sollevato diverse perplessità rispetto alla Delibera della Giunta Regionale n.1446 /2021, che rende note le linee di indirizzo per il nuovo modello organizzativo del Servizio Sanitario Regionale e la definizione degli Atti Aziendali.

A parlare la referente Daniela Careddu, del Coordinamento regionale delle associazioni per la salute mentale. "Vogliamo esprimere la grave preoccupazione per la mancata partecipazione e condivisione a decisioni che toccano nel profondo la vita di decine di migliaia di persone. Osserviamo che, a quanto ci risulta, non sono state condivise nemmeno con i Direttori o operatori dei Dipartimenti di salute mentale. Tutto questo ci dà fondati motivi per ritenere che, se applicate negli Atti Aziendali, le indicazioni deliberate porteranno a grave scadimento la qualità del Servizio Sanitario nel suo insieme, con particolare riguardo dei servizi territoriali di salute mentale, che già da anni sono penalizzati e inadatti a rispondere ai crescenti bisogni".

Le problematiche

Careddu continua esplicitando quelli che, per il Coordinamento, saranno i principali problemi che si verranno a creare. "In modo incoerente rispetto ad alcuni assunti generali, le scelte organizzative vanno tutte nella direzione di depotenziarli e dequalificarli". I Centri di Salute Mentale, fulcro dei servizi di prossimità, caleranno di numero, "e non ci sembra rassicurante la precisazione, del 14 ottobre riportata dalla stampa, del vicepresidente Riccardi secondo cui la riduzione riguarderà i primariati, non le strutture". Per Careddu "è nota la complessità di un CSM, per cui è lecito temere che ove questi non avranno salda e continua direzione non potranno operare al meglio". Questa scelta, per il Coordinamento, "sembra confermare la scarsa attenzione all’aspetto della valorizzazione del personale, alle dotazioni quali/quantitative dei Csm". 

Un'ulteriore critica riguarda il fatto che sia stata "del tutto disattesa la richiesta che, pur progressivamente, tutti i Csm dovranno operare sulle 24 ore, 7 giorni su 7, come appropriato e necessario". Nella delibera, inoltre, pare che non sia esplicitato che il CSM debba impegnarsi nelle cure domiciliari, "irrinunciabili quando si tratta di affrontare il disturbo mentale con logica di vera prossimità". All’opposto, commenta Careddu, si aumentano i posti letto negli ospedali hub, "quindi con logiche istituzionalizzanti e sempre più lontano da casa".

Assenza di prevenzione

Careddu lamenta, inoltre, il fatto che non si faccia "alcun cenno a programmi di prevenzione della salute mentale, assenza clamorosa in un’epoca in cui la pandemia ha fatto drammaticamente aumentare i bisogni di cura ed attenzioni individuali e collettive, oggettivamente rilevabili dallo straordinario, preoccupante aumento del consumo di psicofarmaci".

L'appello

La salute mentale riguarda tutti e riteniamo non ci possa essere salute senza salute mentale. Ci rivolgiamo qui anche a coloro che sono coinvolti nelle problematiche della salute mentale per responsabilità lavorative, di ruolo, di funzioni, e a tutta la cittadinanza, perché presti grande attenzione verso un documento che determinerà il tipo risposte date ai bisogni dei cittadini. L'alternativa coinvolge tutto il sistema sanitario ed è fra due direzioni opposte: prevenzione, prossimità, inclusione da una parte, medicalizzazione, lontananza rispetto ai contesti di vita delle persone dall'altra.
Per questo auspichiamo, assieme a tutti i soggetti interessati, di poter giungere urgentemente ad un confronto con il Presidente Fedriga e il Vicepresidente Riccardi, affinché vengano sospese le scelte degli Atti Aziendali fino a che non siano state prese in considerazione le richieste di chi ne vivrà sulla propria pelle le conseguenze. Tutto ciò nel rispetto dei principi irrinunciabili di trasparenza e partecipazione che caratterizzano la nostra democrazia.

Daniela Careddu
(Coordinamento Regionale delle Associazioni per la Salute Mentale)

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