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Fondata nel 1865, ospitò il chimico Pasteur: al via il recupero dell'Amideria Chiozza a Ruda

Il sindaco di Ruda Lenarduzzi: “23 sopraluoghi, 19 offerte. Un progetto ambito e di grande interesse per i progettisti”. Scelto il vincitore della gara di progettazione

Procede a ritmo serrato il complesso lavoro di riqualificazione dell’ex Amideria Chiozza a Perteole. Il Comune di Ruda, dopo aver indetto una procedura di gara aperta per la progettazione dell’intervento di restauro, ha assegnato la realizzazione del progetto al Raggruppamento temporaneo d’impresa costituito da Politecnica di Milano, una delle maggiori società italiane di progettazione integrata, architettura, ingegneria e urbanistica, dalla Cooprogetti di Pordenone e dallo Studio associato di architettura Pessina-Lanza di Palmanova e da Monica Endirizzi di Casale sul Sile (Treviso) specializzata in restauro conservativo.

Il progetto di rinascita del complesso dell’Amideria avanza. In questi mesi abbiamo seguito 23 soggetti nei sopraluoghi all’area, 19 dei quali hanno poi presentato domanda di partecipazione. Questo dimostra come questo progetto sia ambito e di grande interesse per studi di progettazione a livello nazionale e internazionale”, commenta il Sindaco di Ruda Franco Lenarduzzi. Che aggiunge: “Ora è il momento di impegnarci assieme ai progettisti per dare un futuro concreto all’Amideria. Questa rappresenta l’occasione giusta per destinare la struttura a una condizione attiva nel mercato del terziario italiano. Quello che vogliamo è inserire l’Amideria in un processo di sviluppo attivo nel settore del turistico-culturale e dei servizi, in stretta collaborazione con i vicini siti UNESCO di Palmanova, Aquileia e Cividale e tenendo conto anche della presenza di siti archeologici industriali di raro interesse quali i quartieri di Panzano, il Museo della cantieristica di Monfalcone e la città fabbrica di Torviscosa”.

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Il progetto

L’importo a base di gara ammontava a 839.000 euro. L’R.T.I. vincitrice con un punteggio di 95,318 su 100, ha presentato un’offerta economica al ribasso del 49%, fino a giungere all’importo contrattuale finale di 425.277 euro, al netto degli oneri previdenziali e IVA. Una volta conclusa la progettazione esecutiva si procederà con i lavori veri e propri. Sono già disponibili 6 milioni di euro finanziati dal CIPE (Comitato interministeriale per la programmazione economica). La proposta progettuale che verrà elaborata prevede l’individuazione di tre aree all’interno dell’ex Amideria, fisicamente separate ma funzionalmente collegate. 

Una zona museale dedicata alla valorizzazione e alla storia dell’ex complesso industriale, dove esaltare, attraverso un percorso emozionale, il valore delle macchine e del processo produttivo dell’amido. Una seconda area si specializzerà sul terziario avanzato e sulla divulgazione delle ricerche sull'acqua, ricollegandosi alle risorgive in località la Fredda, risorsa energetica dalla quale traeva linfa vitale ed energetica la struttura. Un modo per rilanciare il complesso archeologico industriale dandogli una prospettiva contemporanea e sostenibile dal punto di vista ambientale. Infine un’area servizi che svolgerà da cerniera spaziale, organizzata attraverso un grande portale, occasione di sviluppo per l’intero territorio. 

Ringrazio tutti coloro che hanno fin qui lavorato con competenza nel non semplice percorso di attuazione del Bando, sino a questa fase, tenuto anche conto del particolare momento pandemico che ha reso ancora più difficile il percorso”, conclude il Sindaco Lenarduzzi. Il lavoro di analisi e di valutazione realizzato dall’Amministrazione comunale attraverso la gara europea di progettazione mirava ad affidare i servizi tecnici d’ingegneria e architettura, dallo studio di fattibilità tecnica ed economica, alla progettazione definitiva ed esecutiva, fino al coordinamento della sicurezza in fase di progettazione, la direzione dei lavori, assistenza, misura e contabilità nonché il coordinamento della sicurezza in fase di esecuzione. Nella fase progettuale verranno realizzati rilievi laser scanner di ultima generazione, analisi di categorizzazione storica e degli arrivi, la schedatura delle macchine, immagini fotografiche a 360 gradi e la valutazione dei materiali inquinanti presenti. Il progetto definitivo verrà redatto con la tecnica di Space management con l'obiettivo di abbinare al modello virtuale il database relazionale dei singoli locali.  Si arriverà allo studio preliminare di allestimenti per gli spazi espositivi recuperati, fino al progetto colore e di orientamento negli spazi. L’incaricato della progettazione architettonica e del restauro sarà l'architetto Alessandro Uras socio di Politecnica. Alla direzione dei lavori sarà incaricato l'architetto Gianfranco Tedeschi mentre al coordinamento della sicurezza è stato scelto l'architetto Pier Nicola Carnier.

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La storia

L'Amideria Chiozza sorse nel 1865 lungo la roggia denominata "La Fredda" sui resti di un vecchio mulino, nella località omonima sita in Perteole, inaugurando il ciclo chimico-industriale dell'estrazione dell'amido, dapprima dal frumento, poi dal mais e definitivamente dal 1872 dal riso. La fabbrica nacque per volontà del chimico Luigi Chiozza che, avvalendosi delle sue profonde conoscenze scientifiche, rivoluzionò nella sua tenuta modello di Scodovacca le tecniche agricole per poi coniugare l'agricoltura e l'industria in un unico filone commerciale. Luigi Chiozza si era formato a "L'école de chimie pratique" a Parigi avendo come compagno di studi l'illustre chimico Louis Pasteur al quale lo legò un rapporto che non era puramente amichevole, ma fatto pure di collaborazione e di scambi a livello scientifico. Tale amicizia era così radicata che, dal mese di novembre del 1869 a luglio del 1870, Pasteur si stabilì nelle vicinanze di Ruda recandosi quotidianamente nel laboratorio dell'amico per effettuare esperimenti e studi che lo portarono a debellare la piaga della Pebrina, malattia del baco da seta che stava rovinando l'economia in vari paesi europei.

Nel 1889 la direzione della fabbrica passò al figlio Giuseppe e poi, con capitali triestini, nel 1902, ad una nuova società "La nuova Pilatura Triestina": A questo periodo risale la grande ristrutturazione della fabbrica con l'introduzione di nuove caldaie e macchine per aumentarne la produzione. L'edificio mantenne intatto l'accesso anteriore orizzontale, sviluppandosi nella parte retrostante in maniera longitudinale che prevedeva a Nord i locali per la produzione ed a Sud i magazzini e le officine nelle quali si lavoravano tutti i pezzi di ricambio originali, indispensabili per garantire l'autosufficienza del ciclo produttivo. Infatti, la particolarità di questo stabilimento, unico nel suo genere, consisteva nel metodo di lavorazione, brevettato da Luigi Chiozza e nella piena sussistenza in vita di macchine e metodi di lavorazione concepiti, brevettati e rimasti in uso pressoche immutati per più di un secolo. I prodotti dell'amideria di Perteole avevano conquistato, oltre i mercati italiani, pure i mercati dell'Europa centrale e quelli di oltre Oceano, per l'eccezionale qualità del prodotto. La fabbrica chiuse definitivamente i battenti nel 1986 diventando un raro esempio di archeologia industriale, sia per i metodi estrattivi utilizzati che per la sua collocazione in un'area tuttora deprivata dal punto di vista industriale.

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