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I ristoratori friulani non ci stanno e c'è chi pensa di scendere in piazza

"Reputiamo questo provvedimento ingiustificato e privo di senso logico", così Zhutaj Bledar, titolare del ristorante Banshi, che si è fatto portavoce della categoria

L'ultimo decreto ministeriale, firmato e spiegato ieri dal premier Conte, per molti è stato una doccia fredda. Anche in Friuli Venezia Giulia sono state tante le voci a sollevarsi, tra la preoccupazione e la rabbia, sia tra i lavoratori che tra i politici. Tra questi anche i ristoratori, ancoraobbligati a sottostare ad alcune restrizioni che mettono a prova la tenuta economica della categoria.

La protesta

A Udine, a farsi portavoce dei ristoratori, è Zhutaj Bledar, titolare del Banshi di via Poscolle. 

"Faccio da portavoce per la grandissima delusione e il nostro più grande dissenso a questo provvedimento che reputiamo ingiustificato e privo di senso logico. Ci teniamo a sottolineare che la ristorazione si è comportata in maniera esemplare, con grande rigore e disciplina nel mettere in atto tutte le procedure che via via venivano richieste. Abbiamo sostenuto tutti spese extra per disinfettanti, plexiglas, guanti e tutto ciò che serviva. Lo abbiamo fatto per senso di responsabilità e cultura. Lo abbiamo fatto per i nostri clienti,per noi e per i nostri dipendenti", dichiara sconsolato Bledar. 

La preoccupazione

"Solo Banshi conta nel suo gruppo più di 30 collaboratori che hanno famiglia, mutui, bambini e molte altre situazioni a cui fare fronte.
Una chiusura di questo tipo distrugge una catena di produzione che non si ferma solo al bar o al ristorante. Attorno a noi lavorano aziende agricole, aziende vinicole, pescherie, macellerie e tutto ciò che appunto circonda le materie prime di un ristorante".

La delusione

"Ci sentiamo delusi da un sistema che non sa difendere un’eccellenza come il nostro settore, invidiato in tutto il mondo, dipingendoci come il male più grande. Noi siamo quelli che nel 2019 abbiamo fatto girare più di 86 miliardi di euro con i nostri fatturati e il nostro lavoro. Siamo la spina dorsale di un’Italia che è ricca di bellezze, che crea tendenza, che crea arte, che regala emozioni a tutto il resto del mondo. Siamo solo noi che non riusciamo a vedere tutto ciò".

Alzare la voce

"Ci vuole un programma se si vogliono intraprendere certe decisioni, ci vuole una strategia condivisa con i vari settori, così è solo una mattanza di attività che moriranno, assieme a migliaia di dipendenti, fornitori e imprenditori. Vogliamo far sentire la nostra voce e dire che ci siamo, siamo qui a lottare e combattere nonostante tutto, ma vogliamo ribadire e far sentire la nostra rabbia e il nostro sdegno totale.
Non escludiamo manifestazioni in piazza nei prossimi giorni, pacifiche e possibilmente con qualcuno che ci ascolti per una volta
".

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