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Giovedì, 25 Aprile 2024
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Vaccinate troppe persone non a rischio, ora priorità agli over 80 e alle persone fragili

Le categorie di priorità indicate dal ministero della Salute permangono, ma vengono temperate con il criterio dell'età. Le persone che hanno già ricevuto una prima somministrazione potranno completare il ciclo vaccinale col medesimo vaccino

Che la questione delle categorie dei vaccini abbia messo a nudo forti incongruenze, è sotto gli occhi di tutti. Certo, vale sicuramente il pensiero "più sono le persone vaccinate, meglio è per tutti", ma non può lasciare indifferente un criterio che premia giovani non a rischio inseriti forzatamente nelle categorie di priorità (sanitari e mondo della formazione) a fronte di anziani e persone realmente fragili. Per questo nei giorni scorsi ha suscitato clamore l'esternazione, una delle poche a dire il vero, del premier Draghi, che ha messo a nudo il pensiero di molti, avendo come conseguenza diretta la firma di una nuova ordinanza da parte del generale Francesco Paolo Figliuolo.

L'ordinanza

Il commissario straordinario per l'emergenza covid ha firmato una nuova ordinanza che fissa e ribadisce i criteri di priorità per accedere ai vaccini: prima gli over 80 e le persone indicate nelle categorie fragili. Dopo di loro la priorità va alle persone di età compresa tra 70 e i 79 anni e, a seguire, a quelle di età compresa tra i 60 e i 69 anni. Per queste si utilizzerà prevalentemente il vaccino Vaxzevria, prodotto da AstraZeneca, si specifica, come da recente indicazione dell'Aifa (l'agenzia italiana del farmaco).

Vaccini: chi deve farlo prima

Le altre categorie che rimangono prioritarie per la vaccinazione contro il coronavirus sono prima di tutto quella degli operatori sanitari e poi tutte quelle definite dal Piano nazionale per i vaccini del ministero della Salute, approvato il 12 marzo scorso. Chi ha già iniziato il ciclo di vaccinazioni però può concluderlo, anche se non rientra nei nuovi criteri. Le persone che hanno già ricevuto una prima somministrazione potranno completare il ciclo vaccinale col medesimo vaccino.

Il testo dell'ordinanza

Il provvedimento è stato redatto in coordinamento con il ministero della Salute e recepisce le indicazioni del presidente del Consiglio, Mario Draghi. Nella conferenza stampa di giovedì a Palazzo Chigi, il premier ha detto che devono essere vaccinate prima le persone anziane e quelle più vulnerabili, più esposte al rischio di contrarre la malattia in forma grave o di decesso. Una volta che queste saranno protette si potrà parlare di riaperture.

L'ordinanza, si legge nel testo, risponde all'esigenza "di dover procedere con la massima celerità a vaccinare coloro i quali, dalle evidenze scientifiche ad oggi disponibili, risultano più vulnerabili qualora infettati dal virus SARS-CoV-2".

Di seguito il testo completo dell'ordinanza di Figliuolo. "In linea con il Piano nazionale del Ministero della Salute approvato con decreto 12 marzo 2021, la vaccinazione rispetta il seguente ordine di priorità":

Persone di età superiore agli 80 anni; Persone con elevata fragilità e, ove previsto dalle specifiche indicazioni contenute alla Categoria 1, Tabella 1 e 2 delle citate. Raccomandazioni ad interim, dei familiari conviventi, caregiver, genitori/tutori/affidatari;
Persone di età compresa tra i 70 e i 79 anni e, a seguire, di quelle di età compresa tra i 60 e i 69 anni, utilizzando prevalentemente vaccini Vaxzevria (precedentemente denominato COVID-19 Vaccine AstraZeneca) come da recente indicazione dell’AIFA.
Parallelamente alle suddette categorie è completata la vaccinazione di tutto il personale sanitario e sociosanitario, in prima linea nella diagnosi, nel trattamento e nella cura del COVID-19 e di tutti coloro che operano in presenza presso strutture sanitarie e sociosanitarie pubbliche e private.
A seguire, sono vaccinate le altre categorie considerate prioritarie dal Piano nazionale, parallelamente alle fasce anagrafiche secondo l’ordine indicato.
Le persone, che hanno già ricevuto una prima somministrazione, potranno completare il ciclo vaccinale col medesimo vaccino.
"Non c'è alcun problema nel fare la seconda dose di AstraZeneca", ha detto il generale Figliuolo rivolgendosi ai quasi due milioni e mezzo di italiani che hanno già ricevuto il vaccino anglo-svedese. La campagna vaccinale in Italia marcia verso la quota di 300mila dosi quotidiane fissata come step di passaggio per il mezzo milione di somministrazioni al giorno, obiettivo da raggiungere a fine aprile secondo il piano del commissario all'emergenza.

Cosa è andato storto in Italia

Abbiamo (o stiamo) vaccinando le persone che non ne avrebbero bisogno? E se sì, a chi va attribuita la responsabilità? Il presidente del consiglio Mario Draghi ha lanciato poi un duro monito alle Regioni e se l’è presa (sbagliando) con gli stessi cittadini. "Con che coscienza si salta la lista e ci si fa vaccinare? Questa è la prima domanda: con che coscienza la gente salta la lista sapendo che lascia esposto a rischio concreto di morte persone over 75 o persone fragili?". Il punto è che le liste non le hanno fatte i cittadini. Il tema delle vaccinazioni a soggetti non a rischio esiste ed è dibattuto da settimane. Secondo le stime di Matteo Villa dell’Ispi (Istituto per gli studi di politica internazionale), con i vaccini abbiamo finora "evitato 4.100 morti", ma se avessimo vaccinato prima le categorie a rischio, ovvero gli anziani, "ne avremmo potuti evitare 12.400".

Perché l'Italia è in ritardo sulle vaccinazioni agli anziani

L'Italia tuttavia ha scelto un’altra strada, ovvero quella di concedere una priorità pressoché assoluta ai lavoratori del comparto sanitario. Nel piano strategico "Vaccinazione anti-SARS-CoV-2/COVID-19" del 12 dicembre scorso venivano stabilite tre categorie prioritarie: operatori sanitari e sociosanitari, personale ed ospiti dei presidi residenziali per anziani e infine gli over 80. 

L’errore, se di errore si può parlare, è stato quello di non dettagliare a sufficienza le categorie di sanitari da immunizzare. Il risultato è che si è finito col vaccinare tutti i lavoratori del comparto, compresi i farmacisti, gli psicologi citati da Draghi e il personale delle pulizie. C’è inoltre il sospetto molto forte che parte delle dosi siano finite ai circa 350 mila addetti amministrativi della sanità pubblica o privata. Nonostante il piano iniziale prevedesse già che si vaccinassero tutti i lavoratori del comparto, il numero di dosi destinato alla sanità è continuato a lievitare. In totale il piano di Conte-Arcuri stimava gli operatori sanitari in 1,4 milioni, ad oggi, stando al contatore del Ministero della Salute, siamo a 3.105.317 dosi somministrate al personale socio-sanitario e altre 512.768 al personale non sanitario. Considerando anche i richiami (ammesso che siano stati già somministrati tutti), si tratta di almeno 1,8 milioni di persone immunizzate. Lo stesso problema si è verificato rispetto al personale scolastico, categoria nella quale è rientrato più o meno chiunque con vaccini somministrate anche a giovani non a rischio.

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