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Nuove regole su colori e zone dopo il 15 gennaio

La situazione con i decreti prossimi alla scadenza

L'Italia comincia il 2021 come ha chiuso il 2020, in zona rossa, con le norme restrittive anti contagio imposte dal Governo ancora in vigore per scongiurare una terza ondata di Coronavirus. Il Paese resterà in questa condizione fino al 6 gennaio, con la sola eccezione di lunedì 4 gennaio, dove varranno le regole della zona arancione. E il coprifuoco torna dalle 22 alle 5 (in questi ultimi giorni durava fino alle 7).

Scadenza

Venerdì 15 gennaio scadono gli effetti del decreto legge 158 del 2 dicembre e del Dpcm 3 dicembre, mentre il 7 gennaio cessano le restrizioni del Natale 2020. Cosa accadrà dopo? A quali attività sarà consentita la riapertura e in quali aree si troveranno le regioni italiane? Il Governo programma la riapertura di alcune attività a gennaio, insieme al decreto legge e al Dpcm che sostituiranno quelli in vigore fino al 15.

Scuole

Per quanto riguarda le scuole c'è già una data, quella del 7 gennaio, per la ripresa della frequenza in presenza al 50%. Proprio nell'ultimo giorno dell'anno c'è stato il via libera alla ripresa delle lezioni in presenza nella scuola al 50% da giovedì 7 gennaio. Il Viminale, in una nota, ha annunciato che "le prefetture hanno adottato i documenti operativi all'esito dei lavori dei tavoli di coordinamento scuola-trasporti istituiti in tutte le province in vista della ripresa" e "dell'ordinanza del ministro della Salute del 24 dicembre 2020 che limitatamente al periodo 7-15 gennaio riduce la presenza in classe al 50%".

Attività produttive

Per i bar e i ristoranti rimarrà in vigore il sistema delle zone gialla, arancione e rossa. Quindi gli esercizi potranno aprire fino alle 18 se si trovano nelle aree con minori restrizioni. oppure potranno solo fare servizio d'asporto e consegna a domicilio negli altri casi. Ma sarà necessario valutare i numeri dell'emergenza.  Ma torniamo al Dpcm che sostituirà quello in vigore fino al 15 gennaio 2021 con le ipotesi sulle chiusure. La chiusura di teatri, cinema, palestre e piscine potrebbe continuare anche dopo le festività. È probabile la proroga delle chiusure per l'emergenza coronavirus anche dopo il 15 gennaio. A minacciare la possibilità di riaprire, il timore di una terza ondata e degli effetti della variante inglese scoperta nelle scorse settimane. Restano ancora l'incognita della riapertura dello sci, dopo le osservazioni del Comitato tecnico scientifico. È probabile dopo la scadenza del 15 gennaio una proroga dello stop ai teatri, agli spettacoli all'aperto, ai cinema, alle palestre e alle piscine al chiuso.

I dati

Il Governo ha precisato che qualsiasi decisione sarà presa sulla base dei dati epidemiologici che arriveranno dopo l'Epifania. Il 7 gennaio scadono infatti le misure restrittive natalizie ed entreranno in vigore di nuovo le fasce di colore in base all'andamento del contagio nelle regioni (zona rossa, zona arancione e zona gialla). Ogni provvedimento verrà preso prima di metà gennaio, dopo aver analizzato l'andamento dei contagi. Se alcune chiusure, come sembrerebbe, dovessero protrarsi, alla platea già esistente si aggiungeranno altre attività che chiederebbero di rientrare nei ristori del governo. Il 31 gennaio, inoltre, è scaduto lo stato di emergenza, prorogato dal Consiglio dei ministri il 7 ottobre. E non è esclusa un'ulteriore proroga.

I segnali

"Dopo la Befana dovremo ripristinare il modello delle fasce di rischio e confermare le misure base delle zone gialle": il ministro della Salute Roberto Speranza in un'intervista rilasciata nei giorni scorsi al Corriere della Sera ha confermato che a partire dal 7 gennaio tornerà in vigore il sistema delle aree. Possiamo quindi attendere entro la scadenza del decreto legge 172/2020 una serie di ordinanze da parte del ministero per ritornare alle limitazioni in vigore prima delle feste. Anche se invece Walter Ricciardi, consigliere del ministro, ha auspicato la zona rossa per tutta Italia fino al 15 gennaio e la chiusura delle scuole. Mercoledì 30 dicembre è stata diffusa la bozza del report dell'Istituto Superiore di Sanità e del ministero in cui non ci sono buone notizie per le regioni. Ovvero, secondo i dati in base ai quali si decide il regime delle zone gialle, arancioni e rosse:

l'epidemia in Italia si mantiene "grave ancora a causa di un impatto elevato sui servizi assistenziali";

nel periodo 8 – 21 dicembre 2020, l'indice di trasmissibilità Rt medio calcolato sui casi sintomatici è stato pari a 0,93 (range 0,89 - 1.02) in lieve aumento nelle ultime tre settimane; 

tre regioni/PPAA (Veneto, Liguria, Calabria) hanno un Rt puntuale maggiore di 1, compatibile quindi con uno scenario di tipo 2;

altre tre (Basilicata, Lombardia e Puglia) lo superano nel valore medio;

altre tre lo sfiorano (Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia e Marche).

Per le valutazioni sui colori delle regioni in base alle fasce di rischio, gli esperti e il governo esamineranno i dati della curva epidemiologica nei primi dieci giorni del nuovo anno. Ma i primi segnali, come emerge dall'ultimo bollettino, non sono positivi.

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