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A che punto è la montagna friulana

Il consigliere regionale del Patto per l’Autonomia, Giampaolo Bidoli: «Montagna dimenticata dal centrodestra. Gli investimenti sui poli sciistici non sono una risposta a spopolamento e carenza di servizi»

Parte la stagione invernale, si aprono gli impianti, si spara la neve artificiale... ma non tutto quel che sta succedendo convince i consiglieri di minoranza sul buon operato della Regione rispetto a quanto si potrebbe fare per la montagna friulana, che viene definita «dimenticata dalla maggioranza di centrodestra che governa la regione». È il giudizio del consigliere regionale del Patto per l’Autonomia, Giampaolo Bidoli, che, in occasione della discussione sulla manovra di bilancio 2023, ha condiviso con l’aula una riflessione su presente e futuro delle terre alte.

La riflessione

«Secondo la Fondazione Think-Tank Nordest sulla base dei dati Istat la montagna friulana vedrà nel prossimo futuro la scomparsa di almeno 20 piccoli comuni, tra i quali anche quello in cui abito. All’inizio del mandato, con le mie proposte, frutto di una esperienza ventennale sia da sindaco che amministratore locale e tuttora cittadino residente, pensavo di contribuire a tracciare una strada che cercasse di garantirle un futuro. Ricordo perfettamente gli Stati generali della montagna, che si svolsero a Tolmezzo ad inizio legislatura. Ricordo l’impegno preso dal presidente Fedriga, che in quell’occasione presentò un manifesto per lo sviluppo economico e operativo della montagna friulana. Molte erano le aspettative, quasi tutte disattese», si legge in una nota diramata dal consigliere regionale ed ex sindaco di Tramonti di Sotto.

«All’epoca si evidenziarono problemi drammatici: lo spopolamento, l’impoverimento dei territori, le difficoltà di accesso ai servizi (scuola e sanità) la perdita del tessuto economico, associati agli ostacoli naturali e infrastrutturali del territorio. La situazione è rimasta la stessa, soltanto più sbiadita e desolante», continua Bidoli procedendo poi ad un elenco di criticità. «La sanità è in ginocchio; gli enti locali, disastrati e flagellati da una riforma inadeguata, non hanno visto, come promesso, nessun programma di assunzioni e non può essere una giustificazione la mancanza di un ente di area vasta, da sempre distante dalle aree montane. Nemmeno la creazione di una rete unica museale si è riusciti a realizzare, forse la cosa più semplice da fare. Gli enormi investimenti sulla montagna “parco giochi” e sui poli sciistici non sono bastati a un rilancio della montagna, perché la montagna vive di altro. Il suo sviluppo sociale ed economico non vuol dire investire solamente sui poli regionali. Sia con questa finanziaria che nel corso dell’intera legislatura non si è data risposta alle comunità che vivono nelle terre alte, risposta che invece si sarebbero aspettate, anche alla luce delle risorse finanziarie disponibili, cospicue come mai prima d’ora. Chi governerà la nostra regione nei prossimi anni ripartirà da qui, o meglio da cinque anni prima, dagli stessi problemi, ancora irrisolti», conclude Bidoli.

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