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la testimonianza / Codroipo

L'incubo di un friulano prigioniero a Shangai: "Ogni giorno qualcuno si buttava dalla finestra per farla finita"

Edoardo Petri ha vissuto per cinque anni nella città cinese che in questi giorni sta allentando le misure restrittive. Ma quello che vissuto nnegli ultimi due mesi prima di riuscire a tornare a casa resterà per sempre indelebile nella sua memoria

Quindi siete stati costretti a chiudervi in casa da un giorno all’altro?

Il blocco è iniziato il 28 marzo. Ci hanno detto che saremmo restati chiusi in casa per una settimana. Tutte le attività non essenziali sono state chiuse e il trasporto pubblico sospeso.  Io che non mi fido tanto dei cinesi ho fatto una spesa acquistando cibo per più giorni. Almeno per due/ tre settimane. A tutti sembrava una follia chiudere il più grande centro finanziario della Cina, con 28 milioni di abitanti. Ma la vera follia è iniziata dopo.

Cosa è successo?

Dopo una settimana, hanno continuato a tenere tutto chiuso e sono cominciati i problemi. La gente non  aveva più da mangiare, non poteva uscire e le app per il delivery non funzionavano. Era proprio tutto chiuso. Ma quello che è peggio è che l'acqua del rubinetto non si può bere perché è piena di metalli pesanti. La devi bollire per tot tempo, insomma meglio non consumarla. Quindi aveva cominciato a scarseggiare anche quella. La gente non sapeva più come fare. Ad un certo punto il governo ha cominciato a mandare dei pacchi con delle derrate alimentare a tutti i cittadini ma bisogna pensare che ci sono 28 milioni di persone a Shanghai. In questi pacchi c'era una cipolla qualche verdura un po’ di carne niente di particolare. Due e tre giorni e finivi tutto. Poi più nemmeno quello. Nelle persone è subentrata la disperazione. Mancavano beni di prima necessità anche le medicine.

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