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Martedì, 23 Aprile 2024
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Cambiamenti climatici: Legambiente e Wwf fanno dieci domande ai candidati alla presidenza del Fvg

Legambiente Friuli Venezia Giulia e la delegazione regionale del Wwf hanno posto 10 domande ai candidati e alla candidata per la presidenza della Regione Friuli Venezia Giulia, sul riscaldamento globale e le strategie di affrontamento in regione

Legambiente Friuli Venezia Giulia e la delegazione regionale del Wwf hanno posto 10 domande ai candidati e alla candidata per la presidenza della Regione Friuli Venezia Giulia, su un unico tema: il riscaldamento globale e le strategie di affrontamento in regione. A fine mese saranno restituiti gli esiti in una conferenza stampa.

Le domande

"Il piano di mitigazione e adattamento nazionale è attualmente sottoposto a consultazione pubblica, prevista dalla procedura di Valutazione ambientale strategica. La sua approvazione dovrà rappresentare una grande opportunità per il ripristino degli ecosistemi, il contrasto al dissesto idrogeologico e lo sviluppo di economie e comunità sostenibili e resilienti. Anche la nostra Regione dovrà procedere in tal senso. Auspichiamo che le risposte alle domande poste, circoscritte su questo tema, siano una opportunità per cogliere gli indirizzi, scelte, percorsi e misure che assumerà, qualora fosse eletto, durante i primi 100 giorni del mandato", si legge in una nota di Legambiente e WWF.
1. Quale è, secondo lei, la road map che intende proporre al Consiglio Regionale per garantire il raggiungimento della neutralità carbonica, come previsto dalla recente legge regionale 4/2023 al 2045, tenuto conto che diversi interventi ultimamente autorizzati vanno in direzione contraria al processo di decarbonizzazione e al raggiungimento degli obiettivi di legge (SIOT, centrale A2A,...)?
2. Incendi in Carso triestino e goriziano, Val Resia: cosa intende fare il candidato presidente per la prevenzione degli incendi, anche e soprattutto in vista dell’acuirsi della situazione in conseguenza del riscaldamento globale. Siccità, scarsa manutenzione dei boschi, regole per la manutenzione obsolete e regole di manutenzione di bordo strade e ferrovie non rispettate?
3. L’emergenza siccità è uno fra i più importanti ed evidenti effetti della crisi climatica in atto. Richiede sia strategie e piani integrati a medio e lungo termine, sia misure a breve, brevissimo termine. Con riferimento alle misure a breve, oltre a investire in conoscenza e monitoraggio, cosa intende proporre da subito per ridurre gli sprechi e promuovere il riuso delle acque?
4. Rallentare la velocità di deflusso delle acque è un dato / obiettivo ormai consolidato non solo nella comunità scientifica. Il suolo è la risorsa principale e critica per favorire ciò. Il suo consumo, la perdita progressiva di sostanza organica e di fertilità e la successiva scarsa ritenzione idrica ne minano le funzionalità e aumentano i rischi con l’estremizzazione del clima. Quali politiche attive intende mettere in campo per contrastare questi fenomeni, spesso esaltati da strumenti urbanistici figli di un’altra epoca?
5. Sempre con riferimento al consumo di suolo, in regione, la superficie di suolo consumato ha raggiunto la percentuale dell’8% (oltre 63.375 ettari), al di sopra della media nazionale. Ad oggi non disponiamo di una legge nazionale di riferimento sul consumo di suolo e nemmeno la Regione ha legiferato in tal senso; dal punto di vista programmatico, lo strumento di pianificazione regionale, anche se tuttora vigente, è ormai nei fatti superato (il PURG risale al 1978). Quali azioni politiche / legislative intende attuare per arrestare (o almeno ridurre) il consumo netto di suolo entro il 2030 e rispondere, in modo quantificabile e misurabile, all’obiettivo europeo di “zero” consumo netto di suolo al 2050? Altresì se ritiene prioritario e, se sì, con quali tempistiche, superare l’attuale legislazione urbanistica regionale per giungere all’approvazione di un Piano di Governo del Territorio che sappia affrontare le sfide che la crisi climatica pone all’intera comunità regionale in stretto raccordo con il piano clima regionale e il piano paesaggistico?
6. Turismo invernale. Ci sono ancora progetti di impianti di risalita nel tarvisiano, tutti fortemente impattanti (sulla stabilità dei versanti, sulla fauna, sul paesaggio, sulla diffusione del bostrico, sulla biodiversità, ...) collocati molto al di sotto della linea di affidabilità della neve che si attesta attorno ai 1600 m. Un costo ecologico ed economico certo per la comunità regionale, tenuto anche conto che la nostra Regione, unica in Europa, l’innevamento artificiale copre il 100% delle piste di sci alpino. Come intende agire su questi temi e come immagina il turismo sostenibile nelle aree montane “oltre la neve”? 
7. Fiume Tagliamento. La necessità di prevenire esondazioni del fiume è certamente rilevante e va perseguita. Ci si chiede se la prima operazione da fare non sia una analisi, mai realizzata, di individuazione delle aree di laminazione in alveo e, ove possibile, nella limitrofa pianura allagabile sull’intero reticolo idrografico che innerva il bacino. Ritiene il candidato presidente questa proposta oggetto di considerazione per successivi approfondimenti?
8. Fiume Isonzo. Addivenire a un piano di bacino transfrontaliero è una necessità per prevenire futuri conflitti sull’uso della risorsa oltre a essere una chiara indicazione della Direttiva acque. Quale ruolo attivo intende svolgere la Regione per promuovere tale processo che compete in primis ai governi nazionali. Nova Gorica / Gorizia 2025 può essere una opportunità da cogliere in tal senso?
9. La resilienza consegue anche “nell’introduzione di più natura” nei sistemi urbani, agricoli, nel potenziare i serbatoi di biodiversità, negli interventi di ripristino di ecosistemi degradati effettuati “secondo natura”. La strategia europea “Farm to fork”, gli obiettivi sulla biodiversità al 2030, il pacchetto natura proposto dalla Commissione delineano le traiettorie e i target di riferimento. Attualmente il 19% (ob. 30% al 2030) della superficie regionale è tutelata e protetta. Il candidato ritiene di migliorare la situazione quantitativa e qualitativa delle aree tutelate e protette? E se sì in che modo?
10. Il futuro piano di mitigazione e adattamento alla crisi climatica, può essere l’occasione per promuovere conoscenze, comportamenti, competenze e profili professionali utili a sostenere e accompagnare una giusta transizione ecologica che durerà molti anni e che cambierà nel profondo il nostro rapporto con la natura. Come immagina di coinvolgere il mondo della scuola (dall’infanzia alle università, ai percorsi di formazione continua) e gli Enti del terzo settore in questo “epocale” processo?

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