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Giovedì, 28 Marzo 2024
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Gli slogan della Lega, la flemma della sinistra: un'ordinaria giornata politica in Fvg

All'incontro della Lega organizzato davanti all'ex caserma Cavarzerani ha risposto il Pd trovandosi di fronte all'incompiuta opera dell'ex Frigorifero. Ma intanto i problemi del Friuli Venezia Giulia rimangono sempre lì

Che di fronte alla Cavarzerani Massimiliano Fedriga abbia organizzato un comizio della Lega è fuori da ogni dubbio: non si è trattato in alcun modo di una conferenza stampa, ma certamente di un incontro di salviniani con i propri militanti. L'invito, d'altronde, era chiaro: portare le bandiere "Salvini Premier" era più che un suggerimento, e i simpatizzanti del Carroccio hanno aderito - un centinaio - in maniera entusiastica. D'altronde la Lega è ormai il partito degli slogan e dei simboli, quelli che la sinistra non sa più sfruttare e che, anzi, molto spesso gli si ritorcono contro. Oltre ai salviniani, un pugno di militanti di CasaPound, decine di poliziotti e qualche privato cittadino.

Questa mattina, di fronte all'ex caserma Cavarzerani, è andato in scena il perfetto esempio di comunicazione politica che la Lega ormai domina: slogan ben precisi, toni che si alzano nel momento giusto, tricolori e stemmi del Friuli in bella vista. Oltre alle bandiere con lo stemma di partito e la scritta "Salvini Premier" - a lasciar intendere che, nonostante il calo di consensi e la crisi di governo causata da lui stesso, l'ex Ministro degli Interni rimane ancora per tutti "il capitano" - non sono mancate sciarpe con forse la frase più rappresentativa, ovvero "prima gli italiani". 

Fedriga

Il Governatore del Fvg, a distanza di due anni dalle elezioni, è decisamente ancora apprezzato dai suoi elettori: applaudito al suo arrivo, quasi osannato durante i suoi diversi interventi nel corso della mattinata. Fedriga usa un tono pacato e deciso e ripete gli stessi concetti dei leader nazionali del partito, usando spesso il "noi" e il "loro", concetti che navigano intorno ai concetti di patria, difesa e confini. 

Noi abbiamo fatto una battaglia assieme alla nostra gente per contrastare il virus, dove i nostri cittadini sono stati rigorosamente nelle proprie abitazioni e i numeri ci hanno dato ragione. Oggi stiamo vedendo invece che oltre i contagi che arrivano principalmente dall'estero, circa l'80%, abbiamo anche l'emergenza legata all'immigrazione. Noi abbiamo persone che arrivano da paesi con sistemi sanitari estremamente fragili, principalmente Pakistan e Afghanistan, che fanno la Rotta Balcanica in territori con contagi estremamente alti.

Noi non dobbiamo soltanto combattere e gestire l'immigrazione irregolare ma anche gestire tutta la parte delle quarantene che è assolutamente improponibile, in questo momento. L'appello al Governo è che il Fvg non si può permettere di far passare per i propri confini dei migranti irregolari. Perché oltretutto da scelte che non dipendono dalla Regione, perché il controllo dei confini e le forze dell'ordine non dipendono dalla regione, noi però ne subiamo le conseguenze perché tutta la parte sanitaria dipende da noi e i cittadini non possono pagare questo prezzo

Il confronto con il Governo è il sottofondo di ogni dichiarazione del Governatore e ad ogni affondo non mancano gli applausi.

Fontanini

Il primo cittadino di Udine sembra aver imparato qualcosa da Fedriga: quando prende in mano il megafono per parlare alla folla, esordisce sottolineando come gli udinesi abbiano dovuto affrontare il lockdown "in 60 mq", alludendo alla decisione di dichiarare "zona rossa" l'e caserma Cavarzerani, con 400 persone chiuse in condizioni igienico-sanitarie e sociali precarie.

Io mi sono preso la responsabilità, per tutelare la salute di tutti, profughi e chi vive in città, di questa decisione. E poi c'è il problema di questi continui arrivi: questa regione di un milione e duecentomila abitanti non può reggere di fronte a popolazioni di milioni di abitanti come il Pakistan, con 200 milioni di abitanti: una potenza nucleare, che manda i suoi poveracci qui da noi

La folla applaude, partono le grida "non li vogliamo" e "prima gli italiani", un furgone passa per strada e qualcuno da dentro grida "razzisti, fascisti di merda", una signora borbotta un "ridicolo", ma l'atmosfera rimane sui toni dell'entusiasmo nei confronti dei tre rappresentanti della Lega e delle loro dichiarazioni. Il sindaco di Udine Pietro Fontanini, quando annuncia per il pomeriggio l'arrivo dell'esercito, viene coperto di applausi.

La sinistra

Qualcuno aveva ipotizzato una contro-manifestazione, poi l'idea è stata accantonata. Il rischio che finisse in caciara e non in qualcosa di costruttivo era evidentemente troppo alto. Così i rappresentanti del Partito Democratico hanno optato per un incontro con la stampa e senza militanti davanti all'ex Frigorifero, luogo scelto per ricordare al Governatore della Regione, "che il Friuli Venezia Giulia ha ancora molti nodi irrisolti che non si sciolgono facendo propaganda con il solo argomento dei migranti".

È ora di occuparsi dei problemi reali dei cittadini, basta usare armi di distrazione di massa per coprire il completo vuoto amministrativo della giunta Fedriga. Oggi abbiamo visto l’ennesimo show mediatico fatto dal segretario regionale della Lega con le bandiere della Lega, non da un presidente della Regione che, incapace di dare risposte, usa i migranti per nascondersi dietro di loro e coprire la sua incapacità.

Ha detto il segretario regionale del Pd Fvg Cristiano Shaurli, nel corso di una conferenza stampa, assieme all'on. Debora Serracchiani e al capogruppo Pd nel Consiglio comunale di Udine Alessandro Venanzi.

In un momento in cui abbiamo visto comportamenti indegni dentro il Consiglio regionale ci si aspettava che Fedriga si ricordasse di essere presidente della nostra Regione, si ricordasse di essere uomo delle istituzioni, presidente di tutti. La risposta è stata andare fuori dalla Cavarzerani con le bandiere della Lega a fare la solita propaganda. Siamo assolutamente preoccupati da questo atteggiamento per il niente messo in campo per il futuro della nostra Regione e per un clima di ostilità che la Lega sta continuando ad alimentare. Siamo qua anche per ribadire che ci sono risorse importantissime per la regione e per i comuni arrivate dal Governo e dall’Europa: è ora di occuparsi di questo, di utilizzarle a diretto beneficio di lavoratori ed imprese. Invece il nulla su quanto fatto dalla Regione è coperto dallo sbraitare di Fedriga e camerati su un solo argomento, ed anche su quello non hanno trovato una soluzione che sia una.

Gli altri

Tra destra e sinistra, ci sono gli altri rappresentanti regionali, come i consiglieri del Patto per l'Autonomia, che attraverso le parole del segretario e capogruppo in Consiglio regionale, Massimo Moretuzzo, esprimono forte preoccupazione. 

È inaccettabile che, a pochi giorni dall’irruzione squadrista in Consiglio regionale, alla conferenza stampa organizzata dalla Lega e dal presidente Fedriga davanti all’ex caserma Cavarzerani ci fossero anche i rappresentanti di Casapound che hanno violato l’aula del Consiglio, guidati ancora una volta dal segretario provinciale di Trieste, Francesco Clun, che, proprio per la gravissima azione di martedì scorso, è stato sospeso dal suo impiego in Regione. Ed è inquietante che, invece di allontanarli, il presidente Fedriga si sia intrattenuto con gli esponenti di estrema destra presenti, cercando addirittura di rassicurarli sulle intenzioni della Lega rispetto al tema dei richiedenti asilo. Ora sono molto più comprensibili le ragioni delle vergognose parole pronunciate in aula dal consigliere Calligaris sugli spari ai migranti e gli eloquenti silenzi di Fedriga sul blitz neofascista in aula: Lega e CasaPound sono molto più vicine di quanto qualcuno sostenga, condividono gli stessi valori e gli stessi linguaggi. Se questo non è vero, ci aspettiamo che il presidente Fedriga si scusi pubblicamente per il suo inquietante silenzio sull’irruzione in Consiglio regionale e per non aver allontanato i militanti di CasaPound dalla manifestazione di oggi. Diversamente avremo la conferma che Lega Salvini e CasaPound condividono i medesimi orizzonti politici.

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