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Gli allevatori abbandonano la produzione di latte in regione

L'appello della Cisl Friuli Venezia Giulia: "700 aziende che creano occupazione non possono essere lasciate sole"

La crisi del latte rischia di mettere in ginocchio le aziende zootecniche del Friuli Venezia Giulia. L'appello della Fai Cisl Fvg: “Preoccupati dall’aumento dei prezzi e dalla guerra in Ucraina: venga attivato subito il tavolo di confronto sollecitato dall’assessore regionale Zanier"

La crisi

Anche in regione non c’è pace per il settore zootecnico legato alla produzione di latte bovino: preoccupano, infatti, gli aumenti dei prezzi, ma ancor di più le conseguenze del conflitto in Ucraina, a partire dalle forniture di mais, di cui l’Italia è sotto del 50% rispetto al proprio fabbisogno. L’aumento smisurato dei costi energetici, delle materie prime per la coltivazione dei terreni e dei concentrati per l’alimentazione degli animali, sta mettendo gli allevatori nelle condizioni di effettuare delle scelte definitive di abbandono di questo settore, con evidenti riflessi negativi sull’intera filiera della trasformazione. “Riflessi – commenta la segretaria della Cisl Fvg, Claudia Sacilotto - che forse non vengono compresi nell’immediato dai consumatori, ma che rendono urgente un ragionamento su come soddisfare il nostro fabbisogno interno”.

Le aziende

Mettere in ginocchio il settore zootecnico – continua Sacilotto – significa colpire al cuore l’agricoltura friulana in quanto queste aziende, circa 700 in regione, creano buona occupazione”. Il comparto, infatti, oltre ad impiegare gli imprenditori con i familiari, occupa anche dipendenti agricoli: si stima che un’azienda su tre ne abbia almeno due. “Si sperava – incalza Stefano Gobbo segretario regionale della FAI Cisl del Friuli Venezia Giulia - che con l’abrogazione delle quote latte il settore zootecnico potesse avere il giusto riconoscimento economico- produttivo, in quanto poter produrre maggiori volumi poteva essere un modo per ridurre i costi fissi, considerato che il latte nazionale copre solo l’80% del fabbisogno interno. Invece siamo punto e a capo”.

Tavolo di confronto

Di qui la richiesta della Fai Cisl e della Cisl confederale di aprire subito quel tavolo di confronto chiesto dalla Regione ad allevatori, trasformatori e distributori per trovare una equa soluzione al problema, soddisfacente per tutta la filiera. “È importante – sostengono Sacilotto e Gobbo - che in questa delicata crisi la Regione attivi quel tavolo annunciato a mezzo stampa, affinché ognuno venga sollecitato a creare le condizioni perché siano rispettate le ultime indicazioni di Ismea sul prezzo del latte alla stalla”. L’auspicio – si legge in una nota del sindacato – è che il tavolo istituzionale trovi le giuste risposte ed i giusti equilibri per consentire al settore zootecnico di continuare ad esistere e a dare soddisfazione sia agli allevatori che ai consumatori. A emergenza superata, continua la nota, "bisognerà immaginare una evoluzione della zootecnia, con aziende capaci di innovarsi con investimenti in tecnologia e genetica, in campo ambientale e nelle energie rinnovabili, robotica e strumentazioni digitali, con ricerca e consolidamento di spazi commerciali sia interni che all’estero, dove il settore potrà essere vincente su qualità e salubrità dei prodotti e con il necessario ricambio generazionale". 

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