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94esima adunata degli alpini

La lezione dell'Adunata, ecco cosa può custodire e coltivare Udine

Passata la festa restano tante emozioni nella memoria delle persone. Possono però rimanere anche degli aspetti pratici di grande importanza e civiltà

Mobilità sostenibile e tolleranza. Non fraintendete. Per fortuna, da quasi un mese a questa parte, non siamo più in campagna elettorale. Quelle che possono apparire come le parole chiave di qualche programma politico sono in verità la grande eredità che lascia l’Adunata degli alpini, al netto della passione più o meno accesa per il Corpo, a una città come Udine. Ecco in che termini. 

Trasporti e parcheggi

“Come mi sposterò con l’Adunata?”, “e se dovesse servirmi l’automobile?”. Oppure “io devo andare al lavoro, non posso rinunciare a sistemare la macchina in garage”, “saremo ostaggi degli alpini”. Queste tipologie di messaggio sono paradigma fedele di un timore coltivato dagli udinesi fino agli ultimi minuti prima dell’inizio ufficiale della festa. Nel frattempo non si erano resi conto, o pur non avendone preso contezza si erano già abituati, del fatto che già dalla mattina di domenica 7 maggio diverse strade e piazze, che di solito sono un rifugio sicuro per i posteggiatori, erano inibite al traffico: piazza Duomo, piazza della Repubblica, piazza Garibaldi, piazza San Cristoforo. Poi, a cominciare da lunedì, è stata avviata un’altra serie consistente di limitazioni. Messe tutte assieme, in condizioni ordinarie, avrebbero scatenato un putiferio. In questo caso è andata diversamente. Cittadini e non come hanno reagito, dovendo comunque andare in ufficio o dove praticano la loro attività, e portare i figli a scuola (sabato escluso)? Facendo le loro cose come sempre accade, adattandosi subito al cambiamento. Certo, così si è rinunciato a quelle che possono essere considerate delle comodità, tipo scaricare i pargoli di fronte alla porta d’ingresso dell’istituto che frequentano. Eppure non sono state registrate criticità irrisolvibili. In tanti hanno riscoperto l’esistenza degli autobus, regolarmente funzionanti e – pur con i limiti dettati da linee da ridisegnare – efficienti. Una collega che abita nell’hinterland, su una tratta servita regolarmente dalle corriere, ha osservato “è stato davvero comodo muovermi coi mezzi, penso che lo farò più spesso”. Beata l’ora! 

Sopportazione

Non serve avere a disposizione i dati dell’Arpa sull’inquinamento acustico per realizzare che nell’ultimo fine settimana si è andati ben oltre i limiti. Rumori di ogni genere hanno composto la colonna sonora della festa. Non ci sono state mica solo le fanfare che suonavano a ripetizione, come un disco rotto, “Trentatré” e “Leggenda del Piave”. Poche volte, purtroppo, “Monte Grappa tu sei la mia patria”, la mia preferita. Passi per la commerciale da discoteca anni ’90 e la tecno, passi per i deejay set vari (vanno soddisfatte tutte le esigenze), ma ho visto – e soprattutto sentito – un tizio all’angolo tra via Petrarca e via Treppo far funzionare per ore una motosega senza lama circolare. L’unico scopo era il casino. La scena più surreale a cui abbia assistito nel fine settimana. Di chiamate con relative lamentele a carabinieri e polizia locale ce ne sono state, però è altrettanto vero che si è alzato il livello medio di sopportazione, permettendo a chi aveva energia di godersi la festa come meglio credeva. Mi chiedo: possibile non si possa avere lo stesso atteggiamento comprensivo anche in altre situazioni di svago, senza alimentare di continuo la storica battaglia residenti contro clienti dei locali? Quello che abbiamo vissuto, con la complicazione di una pioggia quasi irreale per la sua continuità, è stato eccezionale, è vero. Non rappresenta l’ordinarietà. Però mi piacerebbe che esistesse una forbice meno ampia tra quanto permesso e tollerato negli ultimi giorni e quello che succede di solito. Ne godrebbero tutti, non solo gli incassi dei bar, come può pensare qualcuno. Sarebbe bello, come è stata bella l’Adunata. E speriamo sia stata pure educativa.
 

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